Vita Chiesa

«Dio questo sconosciuto»: dialogo tra Ravasi e Napolitano

“L’identità delle culture va affermata, ma suppone anche una base che si chiama ‘umanità’, la quale fa sì che tutte le voci possano interloquire in un dialogo che è armonia”. Così il card. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la cultura, ha aperto ieri ad Assisi i due giorni del Cortile di Francesco, tappa del Cortile dei Gentili sul tema “Dio, questo sconosciuto”.

Le domande più profonde. Soffermandosi sullo spirito del Cortile, che intende far confrontare credenti e non credenti, il porporato ha affermato: “A far cadere il muro tra il palazzo e il tempio è la parola ‘dialogo’. Che da un lato indica l’incrocio tra due ‘logoi’ diversi, dall’altro scende in profondità nel discorso, impostando un confronto serio e rigoroso”. Il Cortile “si costituisce oggi come spazio di incontro e di confronto attorno al tema della fede e quindi come possibilità di dialogo e di reciproca conoscenza tra il mondo dei credenti e quello dei non credenti. Il tema – ha sottolineato – è senza dubbio della massima importanza in questo momento storico e riguarda le domande più profonde e radicali che interpellano ciascuno di noi”. La fiducia, ha proseguito, è che “nel dialogo tali domande possano approfondirsi e depurarsi e che la ricerca, realmente condivisa, possa allargare il proprio spazio di visione e consapevolezza. Per questa via il dialogo diverrebbe il valore cruciale per i destini dell’umanità, all’interno del nostro mondo dilaniato da sospetti, paure e conflitti”.

Continuare a sperare nell’umanità. La categoria “futuro” è “quasi scomparsa, si guarda all’orizzonte immediato”, ha sottolineato il card. Ravasi, e si finisce per trascurare i giovani, “che vanno coinvolti”. Se la fede è fatta, per tutti, anche di momenti di “incertezza”, rimane “necessario ritrovare le grandi domande, avere attenzione interiore”. Viviamo in un’era in cui predominano “la totale indifferenza e la superficialità : non c’è più il bianco o il nero, bensì prevale il grigio. E allora si ha persino l’orgoglio di mostrarsi immorali, anziché averne senso di colpa. Come diceva George Bernanos, ‘il vuoto non è la stessa cosa dell’assenza’: noi – ha concluso – abbiamo un vuoto da colmare, per continuare a sperare nell’umanità”.

Rianimare il senso dell’etica. Sul valore del dialogo si è soffermato anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: “È dalla schiettezza del dialogo e dal suo esito fruttuoso che possono venire stimoli e sostegni nuovi per una ripresa di slancio ideale e di senso morale, della quale ha acuto bisogno oggi la nostra comunità nazionale come in pochi altri momenti da quanto ha ritrovato, con la democrazia, la sua libertà”. Napolitano, ripercorrendo la storia dell’assemblea costituente, intrecciata di quel “dialogo dialogo tra credenti e non credenti” sempre “prezioso in vista del bene comune”, ha poi evidenziato la necessità di una “convergenza di sforzi”, ad opera di credenti e non credenti, “per rianimare il senso dell’etica e del dovere” e “diffondere una nuova consapevolezza dei valori spirituali, dei doni della cultura, dei benefici della solidarietà, che soli possono elevare la condizione umana”.

Lo spirito di Assisi. A causa dell’“inadeguatezza” del quadro politico “a offrire punti di riferimento e prospettive”, percorso com’è “dal degrado del costume e dallo scivolamento nell’illegalità”, rischiamo – ha aggiunto Napolitano – che si perda il senso del bene comune, per il quale serve “una larghissima assunzione di responsabilità”. Il presidente della Repubblica ha poi auspicato che le “questioni controverse e delicate inerenti a scelte soggettive delle persone e dei rispettivi nuclei famigliari” vengano affrontate “fuori da antitetiche rigidità pregiudiziali e da forzose strettoie normative”. In tutti i campi “abbiamo bisogno di apertura, reciproco ascolto e comprensione, dialogo, avvicinamento e unità nella diversità. Abbiamo bisogno – ha concluso – dello spirito di Assisi”.

a cura di Lorena leonardi (Assisi)