Vita Chiesa

Domenica del Mare, domani la celebrazione a Portoferraio

«Il paradosso nel quale viviamo oggi è che circolano le armi attraverso i porti del Mediterraneo mentre si blocca il grano. Circolano gli strumenti di morte e si ferma ciò che è essenziale per la vita. A partire da questo paradosso, la comunità cristiana deve dire la sua e si deve impegnare per cambiare questa logica: occorre al contrario bloccare le armi e aprire invece i porti ai beni fondamentali per la vita umana».Sono parole di don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio per i problemi sociali e il lavoro della Cei e responsabile dell’apostolato del mare, in un’intervista a Toscana Oggi. Ogni anno infatti la Chiesa celebra, nel mese di luglio, la «Domenica del mare», occasione per ricordare i lavoratori dell’industria marittima, ma anche i tanti cappellani e volontari che continuano a offrire il loro supporto, a ogni latitudine, a chi lavora su pescherecci, traghetti, navi merci.Quest’anno la giornata viene celebrata il 10 luglio a Portoferraio (Isola d’Elba), nella concattedrale della Natività: la Messa alle 11, presieduta dal vescovo Carlo Ciattini, viene trasmessa in diretta su Raiuno.La diocesi di Massa Marittima e Piombino celebrerà in questa giornata la chiusura dell’«Anno del Mare» che ha visto una serie di azioni di incontro e sensibilizzazione sui temi del mare legati all’ecologia integrale. Non solo il lavoro, ma anche la protezione del creato e lo sviluppo di nuove opportunità sul territorio; un territorio che oggi è protagonista dell’acceso dibattito sul tema del rigassificatore: il porto di Piombino, insieme a Ravenna, è infatti stato individuato per ospitare la nave «Golar Tundra» che, secondo la strategia del governo, sarà capace di collaborare a ridurre la dipendenza energetica dell’Italia dalla Russia. Una vicenda che vede la difficoltà di conciliare gli interessi strategici nazionali con quelli locali. «Ogni volta che si opera una scelta – commenta don Bignami, anche lui presente alla celebrazione all’Isola d’Elba – occorre fare discernimento. È fondamentale il riferimento alla Laudato si’ di Papa Francesco, dove si sostiene che chi vuol fare un intervento deve giustificare il legame con il bene comune tenendo conto di una molteplicità di fattori e delle esigenze ambientali di un territorio. Un aspetto da non trascurare è la trasparenza dei processi decisionali, che comporta concretamente un’analisi attenta dell’impatto ambientale e la richiesta di un consenso agli attori in questione.Dal punto di vista ambientale, prosegue don Bignami, «Il mare è sismografo della condizione ambientale che viviamo. Per questo, l’impegno alla sua tutela è fondamentale per salvaguardare l’equilibrio degli ecosistemi e l’equilibrio climatico che permette la vita umana sul nostro pianeta. Salvaguardare il mare è salvaguardare la vita. Il mare è vita prima ancora che turismo o luogo di divertimento! È nostro compito custodirlo e avere cura dell’ecosistema marino».Ma il mare è diventato anche luogo di scontro, come per il Mar Nero, o di morte, come succede nel Mediterraneo. «Il dramma dei migranti – ricorda don Bignami – riguarda tutti: il livello politico istituzionale ha il compito di creare accordi internazionali per tutelare la vita dei migranti senza causare morti e stragi. Ciò ha reso il Mediterraneo un cimitero. Anche le comunità e le associazioni sono coinvolte: non devono rassegnarsi al peggio e accontentarsi di contare i morti».Importante poi far diventare il mare un luogo di incontro e dialogo: «È importante organizzare occasioni di incontro per la pace nel Mediterraneo com’è accaduto lo scorso febbraio a Firenze. Si tratta di far dialogare chiese e popoli: il mare è soglia, luogo di incontro; non muro e ostacolo alla pace».Il mare è anche fonte di lavoro per molte persone impegnate nella pesca o nei trasporti: secondo don Bignami «Occorre una grande opera educativa e formativa che faccia capire il legame tra il lavoro e la dignità della persona. Senza questa visione, diventa scontato che a parità di reddito qualcuno scelga di non lavorare oppure, peggio ancora, di percepire il reddito di cittadinanza e di lavorare in nero. C’è infine un altro impegno che deve essere attuato da parte della politica e delle imprese: adeguare i salari alle condizioni di lavoro e al costo della vita in modo che non ci sia alcun disinteresse a lavorare rispetto a percepire il reddito di cittadinanza».Durante l’«Anno del Mare», la diocesi di Massa Marittima e Piombino ha promosso anche il concorso «Ed io semplicemente prendo il largo», che ha visto la partecipazione di tutti e 17 gli istituti superiori del territorio ricevendo 198 contributi tra opere di disegno, fotografia, poesia, racconti brevi, video e canzoni e la presentazione, prevista nelle prossime settimane, del libro «Mare Luce su Piombino» scritto da Sandro Leonelli in collaborazione con l’associazione Tre delfini, alla quale interverrà mons. Ciattini. Iniziative importanti, per don Bignami, che consentono di «vedere il mare con sguardo contemplativo! Solo con un atteggiamento non utilitaristico noi riusciamo a salvaguardare il giusto approccio nei confronti dell’ambiente. Il mare è ecosistema di vita. Educare le giovani generazioni alla cura per il creato significa responsabilizzarle rispetto alla vita e ai doni che abbiamo ricevuto. La creazione è uno di questi doni di cui prendersi cura».