Vita Chiesa

Due Papi santi: card. Betori a Radio Toscana, un evento da guardare con fede

Eminenza la Chiesa, il mondo, ieri hanno assistito ad  un momento eccezionale. Come ha vissuto personalmente questa giornata?

«La canonizzazione dei due Papi ieri a Roma ha rappresentato innanzitutto un grande evento di fede. I due nuovi Santi, la presenza sul sagrato di Papa Francesco e di Benedetto XVI: passato e presente, epoche diverse, persone con esperienze diverse, ma tutte nel solco della tradizione che la Chiesa conserva in fedeltà al mandato del Signore. Senza questa visione di fede quello che è accaduto ieri resta soltanto un grande spettacolo che però diventa incomprensibile ai più. Bisogna guardare con fede per comprendere il senso di un evento che rappresenta la storia della Chiesa».

Quali sono secondo lei gli aspetti più significativi della santità di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II?

«Soprattutto la loro capacità di incontrare l’uomo e il mondo. Al di là della formazione molto diversa che li distingueva e delle esperienze che avevano fatto, ciò che li accomunava era un atteggiamento positivo verso il mondo contemporaneo, una realtà capace ancora di essere terreno su cui impiantare il seme del Vangelo e della fede. Questo è il passaggio verso la modernità che hanno permesso alla Chiesa e che oggi vive nell’eredità prima di Benedetto XVI e ora di Francesco. Da questo punto di vista è significativa la definizione che il Papa ha dato di entrambi: “uomini coraggiosi”, che non si sono lasciati travolgere dai drammi del loro secolo che hanno incrociato la loro esistenza».

Cosa pensa possa rappresentare nella vita delle persone  il fatto che questi due nuovi Santi siano figure vicine, che tutti hanno conosciuto?

«Sono sicuramente due santi molto popolari, Santi di tutti, perché non rappresentano l’una o l’altra dimensione della vita ecclesiale. Ciascuno può riconoscersi in loro perché fortemente legati alla tradizione, ma anche alla vita. La dimensione “popolare” della loro testimonianza di fede, e ora della loro santità, li avvicina alla condizione di vita dell’uomo e ognuno li può sentire vicini nelle proprie difficoltà, nei propri dubbi, nelle proprie esitazioni, anche in ordine alla fede. Questa è la dimostrazione che la Chiesa incarna quel popolo di cui questi due uomini sono stati espressione e in cui la gente si riconosce con grande spontaneità».

A quale immagine, quale espressione lega in modo particolare il suo ricordo dei due Santi?

«Per Giovanni XXIII ricordo il discorso di apertura del Concilio Vaticano II con la distinzione tra l’immutabile dottrina della fede ed il modo sempre nuovo con cui essa deve essere proposta agli uomini nel volgere dei tempi. Per Giovanni Paolo II invece il discorso di inizio del suo pontificato con il suo “Spalancate le porte a Cristo” che significò una ripresa della “cittadinanza della fede” nel mondo moderno».