Vita Chiesa

ECUMENISMO: CARD. KASPER, NESSUN ASSORBIMENTO RECIPROCO MA UN CAMMINO VERSO «CIÒ CHE LA CHIESA È»

Il cammino ecumenico non è un “viaggio verso l’ignoto”, non comporta “assorbimento reciproco” né “fusione”, non è “uniformità, ma unità nella diversità e diversità nell’unità”. Sono solo alcune delle tante precisazioni che il card. Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, ha fatto questa mattina intervenendo alla Conferenza sul 40° anniversario della promulgazione del Decreto Conciliare “Unitatis redintegratio”, che si sta svolgendo da oggi fino a sabato a Rocca di Papa, con la partecipazione di circa 260 persone provenienti da tutto il mondo. “Il cammino ecumenico – ha esordito il cardinale – non è un viaggio verso l’ignoto. La Chiesa sarà nella storia ciò che è, ciò che è sempre stata, e ciò che sempre sarà”.

A questo proposito, Kasper ha voluto soffermarsi sulla formula “subsistit in” elaborata dal Concilio e “molto discussa”. “Si è voluto rendere giustizia al fatto – ha detto Kasper – che al di fuori della Chiesa cattolica non vi sono soltanto singoli cristiani, ma anche ‘elementi di Chiesa’, ed anche Chiese e Comunità ecclesiali che, pur non essendo in piena comunione, appartengono di diritto all’unica Chiesa e sono per i loro membri mezzi di salvezza” e di santità. Su questa questione, “il Concilio – ha detto il cardinale – non afferma nessuna nuova dottrina, ma motiva un nuovo atteggiamento, rinuncia al trionfalismo e formula la tradizionale comprensione della propria identità in modo realistico, storicamente concreto e, si potrebbe dire, addirittura umile”. Alla luce di quanto detto, “l’unità ecumenica verso cui tendiamo – ha spiegato Kasper – significa qualcosa di più di una rete di Chiese confessionali”. L’ecumenismo infatti “non mira a creare associazioni, ma a realizzare una communio che “non significa uniformità, ma unità nella diversità e diversità nell’unità”. E ciò vuol dire che “all’interno dell’unica Chiesa – ha detto Kasper – vi è posto per una diversità legittima di mentalità, di usi, di riti, di regole canoniche, di teologie e di spiritualità”. Per la portata storica di quanto affermato dal Decreto conciliare, l’ecumenismo si rivela “in ultima analisi” “un’avventura dello Spirito” che chiede “conversione interiore, rinnovamento dello spirito, santificazione personale della vita, carità, abnegazione, umiltà, pazienza, ma anche rinnovamento e riforma della Chiesa”. E, soprattutto, chiede preghiera che “è il cuore del movimento ecumenico”.Sir