Vita Chiesa

ECUMENISMO, FIRMATA A VENEZIA DICHIARAZIONE COMUNE SU AMBIENTE CON BARTOLOMEO I

“Non è troppo tardi”. L’umanità di oggi può ancora consegnare il pianeta “al futuro dei nostri figli”. Si conclude con questa invocazione la “Dichiarazione comune” sottoscritta lunedì 10 giugno da Giovanni Paolo II e Bartolomeo I, in collegamento video tra Roma e la sala degli Scrutini di Palazzo Ducale a Venezia. La firma ha concluso il Simposio sul Mare Adriatico che per cinque giorni ha riunito su una nave di crociera circa 250 persone. “La Dichiarazione comune – spiegano in una nota i promotori dell’incontro – è una manifestazione del desiderio delle Chiese d’Occidente e d’Oriente di impegnarsi nel dialogo”. Sulle questioni ambientali, il Papa e il Patriarca di Constantinopoli “hanno molto in comune” e chiedono ai loro fedeli di “adottare una serie di nuovi principi etici che potrebbero cambiare il modo con cui l’umanità si relaziona con l’ambiente”. “Siamo riuniti qui oggi – si legge nel testo sottoscritto dai leader delle due Chiese -, in spirito di pace, per il bene di ogni essere umano e per la responsabilità del creato. In questo momento della storia, all’inizio del terzo millennio, siamo rattristati nel vedere le sofferenze quotidiane cui sono sottoposte un gran numero di persone a causa della violenza, della fame, della povertà e delle malattie. Siamo anche preoccupati delle conseguenze negative per l’umanità e per tutto il creato che derivano dalla degradazione di alcune risorse naturali di base come l’acqua, l’aria e la terra, causate da un progresso economico e tecnologico che non riconosce e non tiene conto dei suoi limiti”. Il Papa e il Patriarca ricordano che “il rispetto per la creazione discende dal rispetto per la vita e la dignità umana” e che “in questa prospettiva, i cristiani e tutti gli altri credenti hanno un ruolo specifico da svolgere”, educando le persone alla “coscienza ecologica che è innazitutto responsabilità verso se stessi, verso gli altri e verso il creato”. Il problema, dunque – sottolineano Giovanni Paolo II e Bartolomeo I – non è semplicemente “economico e tecnico” ma anche “morale e spirituale”. I leader delle due Chiese cristiane indicano tre impegni. “Innanzitutto – scrivono – dobbiamo riacquistare umiltà e riconoscere i limiti delle nostre possibilità e, più importante ancora, i limiti della nostra conoscenza e del nostro giudizio” in modo che le azioni degli uomini non allontanino l’umanità dal “disegno di Dio sulla creazione”. In secondo luogo, l’umanità di oggi deve essere consapevole che “i nostri figli e le generazioni future hanno diritto ad un mondo migliore, un mondo libero da degradazione, violenza e spargimento di sangue, ad un mondo di generosità e amore”. Il Papa e il Patriarca infine chiedono a Dio di “illuminare le persone perché ovunque si faccia attenzione al dovere di rispettare e salvaguardare la creazione”. La Dichiarazione si conclude con l’enunciazione di una serie di “principi etici” che Giovanni Paolo II e Bartolomeo I indicano “a tutti gli uomini e le donne di buona volontà”: pensare – prima di agire – al “mondo dei nostri figli”; usare la scienza e la tecnologia “in un modo costruttivo, riconoscendo che i trovati della scienza devono essere sempre valutati alla luce della centralità della persona umana, del bene comune e del fine intrinseco della creazione”. “Sarà l’amore per i nostri figli – scrivono Giovanni Paolo II e Bartolomeo I – ad indicarci la strada da seguire per il futuro”. I responsabili delle due Chiese chiedono infine di essere “più umili riguardo all’idea di possesso e di essere aperti alle richieste di solidarietà”. “Ognuno – si legge nella dichiarazione – ha il suo ruolo da giocare” ma di fronte alle domande di giustizia e di solidarietà, “le società più benestanti devono avere l’onere più grande; ad esse è richiesto un sacrificio maggiore rispetto a quello che invece possono offrire i paesi più poveri”. Sir

Il testo in italiano della Dichiarazione di Venezia