Vita Chiesa

ECUMENISMO: SAE, I COMPITI DEL CRISTIANO DI FRONTE ALLA CROCE

“Interrogativi e speranze” del cammino ecumenico, a partire “dalla nuda evidenza dell’evento del Calvario”. Da questo è partito, stamattina, Meo Gnocchi, presidente del Sae (Segretariato attività ecumeniche), aprendo i lavori della 46ª sessione di formazione ecumenica, in corso a Chianciano Terme (Si), sul tema “La Parola della Croce”. Nella scelta del tema della sessione, ha spiegato Gnocchi, “ha agito il desiderio di trovare nella parola della croce, anche e proprio per la sua forza di sconvolgere i pensieri e i progetti umani, una spinta radicale ad uscire dalle secche in cui sembra essersi in buona parte incagliato il movimento ecumenico. La croce infatti non rivela soltanto un Dio ‘capovolto’, la cui potenza d’amore si manifesta nell’impotenza dell’uomo torturato e crocifisso, ma riverbera anche la sua luce sul senso della sequela cristiana e sulla missione della Chiesa”. Su “La croce e la polis” è intervenuto poi il teologo Andrea Grillo, del Pontificio Ateneo S. Anselmo di Roma. “La condizione attuale del dialogo ecumenico ha bisogno di un’attenzione rinnovata al linguaggio con cui le singole diverse tradizioni leggono e propongono se stesse”, ha sottolineato Grillo. Ed ha scelto di immaginare “una sorta di regata attraverso tre boe, costituite da tre compiti del cristiano di fronte alla croce e all’interno della polis”. Anzitutto, ha chiarito il teologo, occorre “pensare e praticare correttamente la tolleranza, come valore di convivenza che promuova la non indifferenza verso gli altri e spinga ad interessarsi della diversità”. Il secondo compito è costituito dalla “vigilanza”, che “non è un atteggiamento difensivo, ma piuttosto la coscienza di non avere a disposizione il rapporto con Dio e col prossimo”. Il terzo compito è la “testimonianza”, da “far valere nella unità di contenuto e forma, sostanza e accidenti”. Le conclusioni principali, secondo Grillo, riguardano la delicatezza del linguaggio ecclesiale, che deve scoprire “parole equilibrate” per dire il meglio della propria tradizione. In secondo luogo, “c’è la necessità di riscoprire la integralità delle stesse tradizioni, senza ridurle soltanto alle loro emergenze giuridiche o dogmatiche. Di fatto si tratta, per la libertà del cittadino, di scoprirsi non solo come diritto o dovere, ma anzitutto come dono”. Dopo la relazione del teologo sono stati presentati i gruppi di studio, i cui temi sono: “La Passione secondo Matteo di J.S. Bach”, “Croce e cinema”, “Narrare la memoria della Passione”, “Croce e Chiesa”, “La debolezza di Dio nella storia umana”, “Di fronte alla sofferenza”, “Chi vuol venire dietro di me…”, “Religioni, riconciliazione, pace”, “Dal rovescio della storia”. Infine è previsto un piccolo corso su Giovanni Calvino.Sir