Vita Chiesa

FAMIGLIA, CONVEGNO CEI: TEOLOGIA, SESSUALITÀ E TEMI SOCIALI IN PREPARAZIONE AL MATRIMONIO

Gli aspetti teologici e quelli riguardanti la sessualità e la procreazione sono “le tematiche maggiormente frequentate” nei corsi di preparazione al matrimonio. Circa la metà delle diocesi ritiene opportuno inserire “temi di tipo sociale che dicono il diritto/dovere della famiglia di essere soggetto attivo nella Chiesa e nella società”. A rivelarlo è la seconda parte della ricerca “La preparazione dei fidanzati al matrimonio e alla famiglia oggi in Italia” condotta dal Cisf in 512 parrocchie in tutta Italia, e presentata questo pomeriggio al convegno Cei “Insieme verso le nozze” in corso a Cotronei (Calabria) fino al 28 giugno. Due le sezioni di questa seconda parte: il “questionario diocesi” e il “questionario fidanzati”. “Il riferimento al nuovo testo del Rito del Matrimonio – si legge nella prima sezione – fa parte del cammino formativo nei tre quarti delle diocesi; solo 37 (poco meno del 20%) non lo inseriscono”. Poche le collaborazioni con l’Ente pubblico: solo il 10% delle diocesi ha qualche iniziativa in questo campo e “la metà di queste in realtà parla di contatti iniziali”, ma il 57,4% può contare sulla collaborazione di associazioni e movimenti. “La formazione dei giovani alla famiglia e al matrimonio – commentano i ricercatori – pare essere ancora appannaggio quasi esclusivo della Chiesa”.Dall’indagine emerge inoltre che la collaborazione con gli insegnanti dei metodi naturali di regolazione della fertilità “deve ancora entrare nella prassi comune”: è infatti nulla nella metà delle diocesi italiane. Solo nel 27,7%, soprattutto nel sud Italia, questi insegnanti sono presenti a tutti i corsi. Il 60% delle diocesi, invece, “può contare sull’apporto dei consultori di ispirazione cristiana”; l’indagine tuttavia rileva che in 18 diocesi – 5 al nord, 5 al centro e 8 al sud – questo tipo di consultorio non esiste. “Solo nel 27,6% delle diocesi italiane esista qualche forma di accompagnamento per i giovani che, pur non avendo ancora una chiara prospettiva matrimoniale, vivono un’esperienza affettiva di coppia”, si legge ancora nel testo, mentre “meno del 10% delle diocesi italiane si è attivata per accompagnare le coppie conviventi verso il matrimonio”. Bergamo, Cremona e Cuneo indicano una esperienza specifica pensata proprio per queste coppie. Tra gli anelli più deboli nel percorso di formazione emerge l’accompagnamento delle giovani coppie di sposi, ritenuto “l‘aspetto in assoluto più importante su cui investire forze ed energie” (75% delle diocesi).Solo il 38,5% delle diocesi italiane dispone di un sussidio comune a tutte le parrocchie, mentre la maggioranza (56,3%) non ce l’ha. Emilia Romagna, Lombardia, Marche e Veneto segnalano la presenza di un sussidio regionale. Molti (77,1%), secondo il questionario dell’indagine, avvertono la necessità di poter disporre di un documento a livello nazionale. Tra le indicazioni e le proposte per migliorare la preparazione al matrimonio, “la necessità di puntare sulla riscoperta di un cammino di fede/primo annuncio con l’approfondimento della dimensione spirituale e sacramentale della vita di coppia: unità, fedeltà, indissolubilità, grazia sacramentale”. Tutto questo, spiega l’indagine, “determina la volontà di trasformare i corsi in percorsi”. Emerge inoltre la necessità di “dare maggiore attenzione alla maturità umana dei fidanzati, trattando anche aspetti psicologici e relazionali”, e di un approfondimento del “valore sociale ed ecclesiale del matrimonio con la conseguente responsabilità socio politica delle coppie di sposi”. Per quanto riguarda la metodologia, viene infine segnalata la necessità che i corsi siano animati da un maggior numero di coppie (possibilmente di età diverse), che vi sia una buona collaborazione con i sacerdoti e che venga curata la formazione continua degli animatori.Sir