Vita Chiesa

FAMILY 2012, FESTA DELLE TESTIMONIANZE CON IL PAPA: UN DIALOGO APERTO SULLE DIFFICOLTA’ OGGI DELLE FAMIGLIE

La messa insieme la domenica mattina, preparata fin dal sabato leggendo le letture insieme ai genitori. Il pranzo riuniti attorno alla mensa, le canzoni e le camminate nei boschi vicino a Salisburgo. Sono immagini di famiglia, la sua, quella offerte da papa Benedetto XVI al suo arrivo, questa sera, alla spianata dell’aeroporto di Bresso per la “Festa delle Testimonianze”. Una risposta semplice alla piccola Cat Tien, bambina vietnamita, che gli è andata incontro con un mazzo di fiori tra le mani. È stata lei a chiedere al Papa qualcosa di “quando eri piccolo”. Pur in tempi difficili, ha ricordato Bendetto XVI, “eravamo un cuor solo e un’anima sola” e “questo ci permetteva di superare le difficoltà”. “Dio – ha proseguito il papa – si rifletteva nei genitori e nei fratelli” e per questo “quando immagino il paradiso mi sembra il tempo della mia giovinezza”.Nel suo saluto al pontefice il card. Ennio Antonelli, presidente del Pontificio consiglio per la famiglia (Pcf) ha ricordato come “anche stasera vengono portate nella festa le sofferenze e le gioie, le preoccupazioni e le speranze delle famiglie”. A partire dalle famiglie colpite dal terremoto d’Emilia, in collegamento dalla tendopoli di San Felice sul Panaro, e rappresentate sul palco di Bresso dai coniugi Govoni. “Cari amici”, li ha chiamati il Papa, “sentiamo profondamente il dolore per la vostra sofferenza”. “Vogliano collaborare per aiutarvi – ha aggiunto – siate sicuri che non vi dimentichiamo, sia spiritualmente con voi, Dio vi aiuti e ci aiuti tutti”.I coniugi Paleologos di Atene hanno raccontato al Papa della crisi e della difficoltà di vivere in una città in cui “la gente ha perso la speranza”. Il Papa ha espresso un richiamo alla politica chiedendo a “tutti i partiti di non promettere cose che non possono realizzare, cercando solo voti per sé”, ma “siano responsabili per il bene di tutti” perché “politica è sempre anche responsabilità umana e morale davanti a Dio e agli uomini”. Ma c’è qualcosa che tutti possiamo fare per cambiare la situazione ed è il Papa stesso a proporre come primo passo “gemellaggi tra famiglie, parrocchie e città” dall’Europa al mondo.La crisi della famiglia non è solo economica, ma anche di relazioni. Maria Marta e Manoel Angelo Araujo, di Porto Alegre, in Brasile, hanno raccontato del loro servizio di psicoterapeuti e del desiderio di alcuni divorziati risposati di “riavvicinarsi alla Chiesa da cui si sentono esclusi”. “Quello dei divorziati risposati è una grande sofferenza della Chiesa”, ha spiegato Benedetto XVI che ha dichiarato di “non avere ricette”, ma ha invitato “parrocchie e singoli all’accoglienza” a “far sentire che la Chiesa li ama”. “Anche senza la ricezione corporale dell’eucarestia – ha detto il Papa – queste persone possono entrare in comunione spirituale con il corpo di Cristo, donando la loro sofferenza come dono per la Chiesa”. Il Papa ha ricordato, però, anche “l’importanza della prevenzione” e dell’accompagnamento delle coppie che “non devono mai restare sole”, fin dal momento dell’innamoramento.Innamorati come Fara e Serge, originari del Madagascar, ma che vivono e studiano a Milano. Hanno deciso di sposarsi ma avvertono le difficoltà di coniugare mentalità africana e realtà europea, confidando al Papa di avere paura della parola “per sempre”. Il Papa ha notato che “anche in Europa fino all’800 c’era un altro tipo di matrimonio” ma poi è seguita “l’emancipazione dell’individuo” ed eravamo convinti che “innamoramento e fidanzamento erano il modello giusto”, che “l’amore garantisce tutto”. “Purtroppo la realtà non è così – ha notato il pontefice -, il passaggio dal fidanzamento al matrimonio esige un cammino di discernimento, dove devono entrare anche ragione e volontà”. “L’innamoramento deve maturare” e per farlo è importante che nel matrimonio di una coppia siano “coinvolti la comunità, la Chiesa, la parrocchia, gli amici, ma anche la fede e Dio”.“Come vivere la festa secondo il cuore di Dio?” È la domanda che i coniugi Ray a Anna Raerrie di New York, sposati, entrambi lavoratori e con sei figli hanno fatto al pontefice, raccontando di una vita fatta di corse contro il tempo e affanni. Il Papa ha prima di tutto rivolto un appello agli imprenditori “perché concedano più libertà ai lavoratori per conciliare i loro tempi di vita: ci sono imprese che vedono che fare queste concessioni rafforza l’impresa”. E poi la domenica: non è solo “giorno del Signore” ma “giorno dell’uomo, un giorno in cui siamo liberi per vivere: difendiamo la libertà dell’uomo difendendo la domenica”.Sugli schermi sono apparse le immagini di Nazareth, dove sorgerà un Centro internazionale della famiglia voluto dal Pcf e dalla Santa Sede e affidato al Rinnovamento nello Spirito. Una famiglia in diretta ha mostrato la prima pietra della struttura, affermando “questa è la prima pietra di un grande sogno annunciato, aiutateci a costruire questo sogno”. (a cura di Michele Luppi e Simona Mengascini, inviati Sir a Milano)