Vita Chiesa

FIRENZE, E’ MORTO ‘DON CUBA’, LO SCALATORE DI DIO

Don Danilo Cubattoli è morto ieri sera nella sua abitazione a Firenze all’età di 84 anni. Era per tutti ‘don Cuba’, ma per la sua grande passione per la bicicletta fu soprannominato anche ‘lo scalatore di Dio’.

Era nato tra gli olivi e le vigne del Chianti fiorentino, a San Donato in Poggio, in provincia di Firenze, il 24 settembre nel 1922. Ebbe come compagni di seminario don Lorenzo Milani e don Renzo Rossi e maturò la vocazione col cardinale Elia Dalla Costa. Fu ordinato sacerdote nel 1938, nel duomo di Firenze e, come ha spesso ha ripetuto, scelse di farsi prete “per quelli che il prete non lo vogliono”.

La vita in tonaca l’ha trascorsa sempre dalla parte degli ultimi: per anni è stato il cappellano del carcere di Sollicciano dove è anche diventato amico e confidente di Pietro Pacciani, il contadino di Mercatale Val di Pesa accusato di essere il ‘mostro di Firenze’ e, insieme a Ghita Vogel e a Fioretta Mazzei, alla fine degli Anni Quaranta, ha fondato l’Opera di San Procolo per giovani che avevano problemi con la giustizia e che provenivano da famiglie umili o disadattate.

Di Pacciani, che accudiva insieme a suor Elisabetta dell’ordine delle ‘vincenziane’, ha sempre sostenuto l’innocenza. Dopo la sua morte, nel 1998, don Cuba si rammaricò che “Pietro fosse rimasto solo, abbandonato da tutti”. “Era anche lui un povero figlio di Dio, tra i figli di Dio nessuno è un mostro”, commentò con una certa amarezza.

Ma don Cuba è stato anche un appassionato di cinema di cui ha cominciato ad occuparsi mentre assisteva i detenuti e per 30 anni, all’interno dell’Acec (Associazione cattolica esercenti cinema) è stato amico di Pasolini, Fellini, Zeffirelli, Bellocchio, Guerra, Olmi, Benigni. Ciclista provetto, amico di Gino Bartali e di Fiorenzo Magni, negli anni ’50 con la maglia del campione girò tutta la Spagna e le sue gare con gli amici del quartiere di San Frediano, a Firenze dove ha sempre vissuto, gli valsero anche una copertina della Domenica del Corriere. Nel 1954 salì fino sul Kilimangiaro perché voleva celebrare una delle messe più alte del mondo. Doveva rimanere in Africa 15 giorni, ci stette sei mesi e incontrò il Negus donandogli un messaggio di pace dell’allora sindaco di Firenze Giorgio La Pira. In gioventù era stato anche pugile e meccanico. Infatti al carcere di Sollicciano arrivava in motocicletta, che riparava personalmente. Rimarrà nel cuore di tutti per la sua grande bontà, per la sua incrollabile fiducia nell’uomo e per la straordinaria carica umana con cui accompagnava il suo ministero sacerdotale.

I funerali (lunedì 4 dicembre, ore 16, nella chiesa di San Frediano in Cestello, a Firenze) saranno celebrati dal cardinale Ennio Antonelli, arcivescovo di Firenze. La messa sarà concelebrata dal vescovo ausiliario di Firenze, monsignor Claudio Maniago. (ANSA).