Vita Chiesa

FIRENZE, MONS. BETORI AI SACERDOTI: NELLE MESSE DOMENICALI LEGGETE IL TESTAMENTO SPIRITUALE DI SHAHBAZ BHATTI

L’arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori ha disposto che sabato 12 e domenica 13 marzo durante le messe venga letto, in tutte le chiese della Diocesi, il “testamento spirituale” del ministro pakistano per le minoranze religiose Shahbaz Bhatti, assassinato da fondamentalisti talebani il 2 marzo scorso a Islamabad. «Lo ritengo – scrive l’Arcivescovo nella lettera inviata a tutti i sacerdoti della Diocesi – un giusto omaggio a una così limpida figura di testimone della fede e un contributo importante per la crescita della nostra Chiesa nella fedeltà al Vangelo e alla persona di Gesù». L’iniziativa risponde all’appello del Papa, che durante l’Angelus di domenica scorsa (BENEDETTO XVI, ANGELUS: IL SACRIFICIO DI BHATTI SVEGLI LE COSCIENZE) ha pregato perché “il commovente sacrificio della vita del ministro pakistano Shahbaz Bhatti svegli nelle coscienze il coraggio e l’impegno a tutelare la libertà religiosa di tutti gli uomini e, in tal modo, a promuovere la loro uguale dignità”.Nel testo di Shahbaz Bhatti (tratto dal libro «Cristiani in Pakistan. Nelle prove la speranza», edito nel 2008 da Marcianum Press) c’è il racconto delle sue sofferenze e della sua fedeltà a Gesù: «Voglio vivere per Cristo e per Lui voglio morire. Non provo alcuna paura in questo paese. Molte volte gli estremisti hanno desiderato uccidermi, imprigionarmi; mi hanno minacciato, perseguitato e hanno terrorizzato la mia famiglia. Io dico che, finché avrò vita, fino al mio ultimo respiro, continuerò a servire Gesù e questa povera, sofferente umanità, i cristiani, i bisognosi, i poveri».«Mi è stato richiesto – scrive ancora il ministro assassinato – di porre fine alla mia battaglia, ma io ho sempre rifiutato, persino a rischio della mia stessa vita. La mia risposta è sempre stata la stessa. Non voglio popolarità, non voglio posizioni di potere. Voglio solo un posto ai piedi di Gesù. Voglio che la mia vita, il mio carattere, le mie azioni parlino per me e dicano che sto seguendo Gesù Cristo. Tale desiderio è così forte in me che mi considererei privilegiato qualora – in questo mio battagliero sforzo di aiutare i bisognosi, i poveri, i cristiani perseguitati del Pakistan – Gesù volesse accettare il sacrificio della mia vita».Bhatti parla anche degli aiuti giunti dai cristiani di tutto il mondo ai musulmani, dopo il terremoto che colpì il Pakistan nel 2005: aiuti che hanno contribuito a costruire «ponti di solidarietà, d’amore, di comprensione, di cooperazione e di tolleranza tra le due religioni». «Se tali sforzi continueranno – prosegue – sono convinto che riusciremo a vincere i cuori e le menti degli estremisti. Ciò produrrà un cambiamento in positivo: le genti non si odieranno, non uccideranno nel nome della religione, ma si ameranno le une le altre, porteranno armonia, coltiveranno la pace e la comprensione in questa regione».