Vita Chiesa

FIRENZE, MONS. BETORI: NON DOBBIAMO VERGOGNARCI DI AUGURARE «BUON NATALE DI GESU’»

“Come ogni anno ho ricevuto gli auguri dall’ambasciatore dell’Iran. Mi augura ‘Buon Natale di Gesù, sia benedetto il Suo nome’. Questo per i tanti che si vergognano di dire buon Natale e dicono buone feste, chissà feste di chi”. Lo ha detto monsignor Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, nel tradizionale incontro di auguri con la stampa. “Questo natale – ha aggiunto il vescovo – ha caratteristiche severe per la società, l’augurio è che possa sprigionare la potenzialità di vita che sta nel fatto che Dio non si è stancato degli uomini ed è diventato uno di noi”. Betori ha anche annunciato che l’anno prossimo avvierà la visita pastorale, che durerà 9-10 anni, e ha regalato ai giornalisti una biografia del cardinale Elia Dalla Costa, di cui ricorre quest’anno il cinquantesimo della morte. Rispondendo alle domende dei giornalisti sulla questione del pagamento dell’Ici, Betori ha sottolineato che “nessun immobile dell’Arcidiocesi di Firenze elude il fisco, anche riguardo all’Ici”. ”Fino a ora – ha aggiunto – nessuno mi ha provato il contrario”. Anche la principale struttura ricettiva di proprietà diocesana, il Convitto della Calza, paga l’Ici regolarmente con la riduzione prevista per immobili di carattere storico artistico, ha detto. “Noi – assicura monsignor Betori – paghiamo. Ogni tentativo di coinvolgerci è strumentale, fazioso e vuole generare confusione nell’opinione pubblica in un argomento giuridicamente molto complesso che viene sfruttato per mettere in crisi enti ecclesiastici. Ma così – ha concluso – si mette in crisi anche l’aspetto sociale, educativo, la salvaguardia dei beni culturali. E’ molto pericoloso entrare in questa strada se non si fa chiarezza e non si hanno i dati reali”. Le cifre diffuse, infatti, secondo monsignor Betori, “sono inattendibili”: anche nell’elenco di istituti religiosi fiorentini diffuso dai Radicali nei giorni scorsi, ha notato, risultano diverse imprecisioni che fanno perdere credibilità all’intera campagna. Per quanto riguarda la carità fatta dalla Chiesa, Betori rileva che “le risorse finanziarie di cui disponiamo non sono le nostre ma del popolo italiano, vengono dall’8 per mille o dalle elemosine. La Chiesa riceve risorse dalla gente e le redistribuisce alla gente”. Nel Palazzo arcivescovile, ha precisato, “non ci sono tesori nascosti”.Al saluto ai giornalisti è intervenuto anche don Paolo Brogi, il segretario dell’arcivescovo Betori ferito da un colpo di pistola all’addome lo scorso 4 novembre. Come l’Arcivescovo, anche don Brogi ha assicurato di aver già dato all’aggressore il suo perdono personale, pur chiedendo alla giustizia di fare il suo corso. ”Sto abbastanza bene – ha detto conversando con i giornalisti – e con il nuovo anno potrò tornare a una vita normale”. Don Paolo Brogi ha anche voluto dire grazie alla città per “l’affetto e la solidarietà”. Rispondendo a una domanda dei cronisti, don Paolo dice che “io non parlo di un miracolo, lascio che lo facciano gli altri: dico solo che la pallottola ha seguito una strada particolare”. Anche mons. Betori è tornato sull’argomento: “Mi piacerebbe – ha detto – capire i motivi per cui questa persona è giunta a questo gesto. Se immaginava che la Chiesa gli dovesse qualcosa e che avesse le risorse, avrei bisogno di spiegargli la vera situazione della Chiesa, che peraltro non si è mai rifiutata di aiutare. E poi dovrei capire anche quali sono i reali bisogni perché i bisogni materiali nascondono attese più profonde”.