Vita Chiesa

Firenze, card. Betori: La Pira testimone di una Chiesa «in uscita»

Giorgio La Pira, ha sottolineato il Cardinale «anche nelle vicende più drammatiche del suo tempo, nelle guerre e nelle divisioni, cercava elementi di unità: “abbattere i muri, costruire ponti” era il suo principio ispiratore, ribadito in tante occasioni». Ed è perciò significativo che la ricorrenza della sua morte cada nei giorni in cui «a Firenze sono riuniti sindaci di città di Paesi che vivono o hanno da poco vissuto in conflitto», perché «va ricordato che in questo scorrere della storia verso il porto della pace e dell’unità della famiglia umana, nel pensiero di La Pira un ruolo fondamentale è attribuito proprio alle città». Come sottolineò nel «celebre discorso alla Croce Rossa, a Ginevra, nel 1954»: «Le città hanno una loro vita e un loro essere autonomi, misteriosi e profondi: esse hanno un loro volto caratteristico e, per così dire, una loro anima e un loro destino: esse non sono occasionali mucchi di pietre, ma sono le misteriose abitazioni di uomini e, vorrei dire di più, in un certo modo le misteriose abitazioni di Dio».

«E proprio a nome delle città colpite dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale – ha proseguito il Cardinale –  La Pira faceva giungere il suo grido di pace: “Nessuno, senza commettere un crimine irreparabile contro l’intera famiglia umana, può condannare a morte una città!”. Questo grido ha ancor oggi una sua tragica attualità per tutte quelle città ferite quotidianamente da attentati terroristici, guerre civili, forme di oppressione che limitano la libertà, civile o religiosa, di chi vi abita: anche oggi queste città possono gridare, con La Pira, che nessuno ha il diritto di ucciderle».

L’Arcivescovo ha poi ricordato l’attenzione che La Pira ha sempre avuto per i bisogni delle persone. «“Il nostro principio – affermava nel 1951, in uno dei suoi primi discorsi davanti al Consiglio comunale – è che nessuna persona a Firenze deve mancare delle cose più necessarie come il pane, il tetto, l’abito, la medicina”. L’attenzione alle povertà materiali costituisce per La Pira il fondamento per consentire – soddisfatti i bisogni più elementari – “l’espansione integrale” della persona, rispondendo a un bisogno ancor più profondo: “Dare allo spirito dell’uomo quiete, poesia, bellezza!”».

Ma «La Pira sapeva bene che ogni città è una realtà fatta anche di solitudini, povertà, lacerazioni sociali, famiglie distrutte», ha detto ancora il card. Betori. «La città, affermava inaugurando il nuovo quartiere dell’Isolotto, è “la casa comune destinata a noi e ai nostri figli”. “Amatela quindi – esortava La Pira – custoditene le piazze, i giardini, le strade, le scuole. […] Fate, soprattutto, di essa lo strumento efficace della vostra vita associata: sentitevi, attraverso di essa, membri della stessa famiglia: non vi siano fra voi divisioni essenziali che turbino la pace e l’amicizia: ma la pace, l’amicizia, la cristiana fraternità, fioriscano in questa città vostra come fiorisce l’ulivo a primavera!”».