Vita Chiesa

Firenze, veglia per commemorare genocidio armeni

Il martirio dei cristiani oggi continua in altri luoghi con una cronaca impressionante di orrori e di indicibili sofferenze.

«La nostra umanità, ha detto Papa Francesco nella Domenica della divina Misericordia alla presenza del patriarca armeno, ha vissuto nel secolo scorso tre grandi tragedie inaudite: la prima, quella che generalmente viene considerata come il primo genocidio del XX secolo; essa ha colpito il vostro popolo armeno, prima nazione cristiana» […] « E più recentemente altri stermini di massa…eppure sembra che l’umanità non riesca a cessare di versare sangue innocente. […]E così ancora oggi c’è chi cerca di eliminare i propri simili con l’aiuto di alcuni e con il silenzio complice di altri  che rimangono spettatori».

Nel vangelo di Giovanni, nel lungo discorso di addio, il suo testamento consegnato agli apostoli, Gesù dice:  «Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi» (Gv. 15, 20). Sì, lo sappiamo, i cristiani lo sanno da sempre, fin dall’inizio, un inizio segnato dalla Croce del Signore e da tre secoli di croci dei suoi amici. Ma, da sempre i cristiani sanno che la Croce, le croci sono solo la penultima parola, perché l’ultima è: Cristo, mia speranza è risorto. Tra il venerdì della Croce e l’alba della Risurrezione è il «silenzio» del sabato, la speranza totale che in continuo, sofferto dialogo con la fede, ricorre senza posa alla preghiera. Preghiera, perdono, carità e di nuovo preghiera davanti a Gesù Eucaristia. Preghiera per tutti, per i perseguitati e uccisi, per i martiri, ma anche per i carnefici e preghiera per noi chiamati ad essere i cirenei di passaggio.

«La nostra preghiera, ha detto due giorni fa Papa Francesco, si fa ancora più intensa e diventa un grido di aiuto al Padre ricco di misericordia, perché sostenga la fede di tanti fratelli e sorelle che sono nel dolore, mentre chiediamo di convertire i nostri cuori per passare dall’indifferenza alla compassione».

A lui ha fatto eco il patriarca armeno: «chiederemo l’intercessione di questi nostri santi martiri che aderiscono all’esercito delle schiere celesti, affinché la pace divina si propaghi sulla vita umana e le tragedie del genocidio non abbiano più luogo nel mondo».

Preghiera corale, di comunità unite nell’invocazione a Dio, preghiera manifesta e visibile a tutti perché, come ha sottolineato il patriarca armeno, «l’anniversario del genocidio degli Armeni [sia] un potente richiamo al mondo a non essere indifferenti di fronte ai patimenti e ai martiri odierni e a fare più sforzi per fermare le aggressioni ingiuste e per prevenire le violenze che temprano la gente nella sofferenza.  Ecco il frutto che deve germogliare dalla radice del martirio».