Vita Chiesa

Francesco: Giovanni XXIII «uomo obbediente capace di trasmettere pace»

L’occasione è stata la visita sulla tomba dell’Apostolo Pietro, di un nutrito gruppo di pellegrini provenienti da Bergamo, accompagnati dal loro vescovo, monsignor Francesco Beschi. Papa Giovanni trasmetteva pace «perché aveva un animo profondamente pacificato, frutto di un lungo e impegnativo lavoro su se stesso», un tratto distintivo della sua personalità che «gli permise di costruire ovunque solide amicizie e che risaltò in modo particolare nel suo ministero di Rappresentante del Papa, svolto per quasi tre decenni, spesso a contatto con ambienti e mondi assai lontani da quell’universo cattolico nel quale egli era nato e si era formato». Proprio in quegli ambienti, ha spiegato il Pontefice, «egli si dimostrò un efficace tessitore di relazioni e un valido promotore di unità, dentro e fuori la comunità ecclesiale, aperto al dialogo con cristiani di altre Chiese, con esponenti del mondo ebraico e musulmano e con molti altri uomini di buona volontà».

Attraverso l’obbedienza, Roncalli «ha vissuto anche una fedeltà più profonda» definita da Papa Francesco «abbandono alla divina Provvidenza. Egli ha costantemente riconosciuto, nella fede, che attraverso quel percorso di vita apparentemente guidato da altri, Dio andava disegnando un suo progetto. In questo abbandono quotidiano alla volontà di Dio, sta la vera sorgente della bontà di Papa Giovanni, della pace che ha diffuso nel mondo». «E questo – ha rimarcato il Pontefice – è un insegnamento per ciascuno di noi, ma anche per la Chiesa del nostro tempo: se sapremo lasciarci condurre dallo Spirito Santo, se sapremo mortificare il nostro egoismo per fare spazio all’amore del Signore e alla sua volontà, allora troveremo la pace, allora sapremo essere costruttori di pace e diffonderemo pace attorno a noi. A cinquant’anni dalla sua morte, – è stata la conclusione di Papa Francesco – la guida sapiente e paterna di Papa Giovanni, il suo amore per la tradizione della Chiesa e la consapevolezza del suo costante bisogno di aggiornamento, l’intuizione profetica della convocazione del Concilio Vaticano II e l’offerta della propria vita per la sua buona riuscita, restano come pietre miliari nella storia della Chiesa del XX secolo e come un faro luminoso per il cammino che ci attende».