Vita Chiesa

Francesco: «Il ricorso alle armi è una sconfitta per tutti»

Il messaggio è pubblicato sull’edizione del 2 luglio de «L’Osservatore Romano». Nel testo anzitutto vengono espressi «solidarietà e affetto a tutte le persone vittime delle mine», poiché «portano, sul loro corpo e nella loro vita, i segni di un’arma disumana, un’arma irresponsabile, un’arma da vigliacchi». Quindi il cardinale auspica un rinnovato impegno nella direzione di «decisioni che s’impongono al fine di cambiare il presente: il presente di tante famiglie, comunità, regioni e Paesi che continuano a vivere ogni giorno nella paura delle mine, nell’insicurezza e nella povertà. L’ambiente che li circonda implica una minaccia costante, mentre dovrebbe essere fonte di fertilità, di sviluppo e di gioia di vivere».

«Le mine antipersona – ricorda il cardinale – sono subdole perché prolungano la guerra e alimentano la paura anche dopo la fine dei conflitti. Aggiungono al fallimento umano provocato dalla guerra un sentimento di paura che prevale nello stile di vita e altera la costruzione della pace. Questo sentimento è distruttore non solo della persona che lo subisce ma anche di quella che l’impone».

Per il segretario di Stato, «convenzioni come quella sulle mine antipersona o quella sulle munizioni a grappolo, non sono solo freddi quadri giuridici, ma rappresentano una sfida per tutti coloro che cercano di salvaguardare e di costruire la pace, e, in particolare, di tutelare i più deboli». Da qui l’invito: «Bandiamo le armi che non hanno ragion d’essere in una società umana e investiamo nell’educazione, nella salute, nella salvaguardia del nostro pianeta, nella costruzione di società più solidali e fraterne con le loro diversità, che sono un arricchimento».

Il Papa, sottolinea il cardinale, «esorta tutti i Paesi a impegnarsi nell’ambito della Convenzione affinché non ci siano più vittime di mine! Affinché non ci siano più zone colpite dalle mine e, nel mondo, nessun bambino debba vivere nella paura delle mine!». Questa Convenzione, conclude Parolin, «possa essere un modello per altri processi, in particolare per le armi nucleari e per altre armi che non dovrebbero esistere».