Vita Chiesa

Francesco: «La sofferenza non è un valore in se stessa»

Gesù, invece, “ci insegna a vivere il dolore accettando la realtà della vita con fiducia e speranza, mettendo l’amore di Dio e del prossimo anche nella sofferenza: e l’amore trasforma ogni cosa”. “C’è chi piange perché non ha salute, chi piange perché è solo o incompreso”, ha detto il Papa: “I motivi della sofferenza sono tanti. Gesù ha sperimentato in questo mondo l’afflizione e l’umiliazione. Ha raccolto le sofferenze umane, le ha assunte nella sua carne, le ha vissute fino in fondo una per una. Ha conosciuto ogni tipo di afflizione, quelle morali e quelle fisiche: ha provato la fame e la fatica, l’amarezza dell’incomprensione, è stato tradito e abbandonato, flagellato e crocifisso”. Ma dicendo “beati quelli che sono nel pianto”, Gesù “non intende dichiarare felice una condizione sfavorevole e gravosa della vita”.

“Proprio questo vi ha insegnato il beato Luigi Novarese – ha esclamato il Papa – educando i malati e i disabili a valorizzare le loro sofferenze all’interno di un’azione apostolica portata avanti con fede e amore per gli altri”. “Gli ammalati devono sentirsi gli autori del proprio apostolato”. “Una persona ammalata, disabile, può diventare sostegno e luce per altri sofferenti, trasformando così l’ambiente in cui vive”, ha affermato il Papa citando una frase del beato: “Gli ammalati devono sentirsi gli autori del proprio apostolato”. “Con questo carisma voi siete un dono per la Chiesa”, ha detto Francesco rivolgendosi ai presenti: “Le vostre sofferenze, come le piaghe di Gesù, da una parte sono scandalo per la fede, ma dall’altra sono verifica della fede, segno che Dio è Amore, è fedele, è misericordioso, è consolatore. Uniti a Cristo risorto voi siete soggetti attivi dell’opera di salvezza ed evangelizzazione”. Di qui l’invito ad “essere vicini ai sofferenti delle vostre parrocchie, come testimoni della Risurrezione”. “Così voi arricchite la Chiesa e collaborate con la missione dei pastori, pregando e offrendo le vostre sofferenze anche per loro”, ha assicurato il Papa: “Vi ringrazio tanto di questo!”. All’inizio del suo discorso, il Papa ha definito il beato Luigi Novarese “sacerdote innamorato di Cristo e della Chiesa e zelante apostolo dei malati”.