Vita Chiesa

Francesco: Messa con cardinali, «Essere santi non è un lusso»

«Con la sua forza creatrice e rinnovatrice – ha chiarito -, lo Spirito sempre sostiene la speranza del popolo di Dio in cammino nella storia, e sempre sostiene, come Paraclito, la testimonianza dei cristiani». Nei testi liturgici si coglie l’invito a imitare la santità e la perfezione del Padre celeste. «Parole che interpellano tutti noi, discepoli del Signore», ha osservato il Pontefice rivolgendosi, in particolare, ai nuovi cardinali: «Imitare la santità e la perfezione di Dio può sembrare una meta irraggiungibile. Tuttavia, la prima Lettura e il Vangelo suggeriscono gli esempi concreti affinché il comportamento di Dio diventi regola del nostro agire. Ma ricordiamoci tutti noi, ricordiamoci che senza lo Spirito Santo sarebbe vano il nostro sforzo! La santità cristiana non è prima di tutto opera nostra, ma è frutto della docilità – voluta e coltivata – allo Spirito del Dio tre volte Santo».

Non serbare rancore, non vendicarsi, amare il prossimo: «Questi atteggiamenti nascono dalla santità di Dio – ha affermato il Santo Padre -. Noi invece solitamente siamo così diversi, così egoisti e orgogliosi… eppure la bontà e la bellezza di Dio ci attraggono, e lo Spirito Santo ci può purificare, ci può trasformare, ci può plasmare giorno per giorno. Fare questo lavoro di conversione, conversione nel cuore, conversione che tutti noi – specialmente voi cardinali ed io – dobbiamo fare. Conversione!». Nel Vangelo, «Gesù ci parla della santità e ci spiega la nuova legge, la sua». Non soltanto «non dobbiamo restituire all’altro il male che ci ha fatto, ma dobbiamo sforzarci di fare il bene con larghezza». Dunque, «a chi vuole seguirlo, Gesù chiede di amare chi non lo merita, senza contraccambio, per colmare i vuoti d’amore che ci sono nei cuori, nelle relazioni umane, nelle famiglie, nelle comunità e nel mondo». Francesco è stato chiaro: «Fratelli Cardinali, Gesù non è venuto a insegnarci le buone maniere, maniere da salotto! Per questo non c’era bisogno che scendesse dal Cielo e morisse sulla croce. Cristo è venuto a salvarci, a mostrarci la via, l’unica via d’uscita dalle sabbie mobili del peccato, e questa via di santità è la misericordia, quella che Lui ha fatto e ogni giorno fa con noi. Essere santi non è un lusso, è necessario per la salvezza del mondo».

«Il Signore Gesù e la madre Chiesa – ha proseguito il Papa – ci chiedono di testimoniare con maggiore zelo e ardore questi atteggiamenti di santità. Proprio in questo supplemento di oblatività gratuita consiste la santità di un cardinale». Pertanto, «amiamo coloro che ci sono ostili; benediciamo chi sparla di noi; salutiamo con un sorriso chi forse non lo merita; non aspiriamo a farci valere, ma opponiamo la mitezza alla prepotenza; dimentichiamo le umiliazioni subite. Lasciamoci sempre guidare dallo Spirito di Cristo, che ha sacrificato se stesso sulla croce, perché possiamo essere ‘canali’ in cui scorre la sua carità. Questo è l’atteggiamento, questa deve essere la condotta di un cardinale». In realtà, «il cardinale – lo dico specialmente a voi – entra nella Chiesa di Roma, fratelli, non entra in una corte. Evitiamo tutti e aiutiamoci a vicenda ad evitare abitudini e comportamenti di corte: intrighi, chiacchiere, cordate, favoritismi, preferenze. Il nostro linguaggio sia quello del Vangelo: ‘sì, sì; no, no’; i nostri atteggiamenti quelli delle Beatitudini, e la nostra via quella della santità».

«Lo Spirito Santo ci parla oggi anche attraverso le parole di san Paolo – ha sostenuto il Pontefice -: ‘Siete tempio di Dio … santo è il tempio di Dio, che siete voi’. In questo tempio, che siamo noi, si celebra una liturgia esistenziale: quella della bontà, del perdono, del servizio, in una parola, la liturgia dell’amore. Questo nostro tempio viene come profanato se trascuriamo i doveri verso il prossimo. Quando nel nostro cuore trova posto il più piccolo dei nostri fratelli, è Dio stesso che vi trova posto. Quando quel fratello viene lasciato fuori, è Dio stesso che non viene accolto. Un cuore vuoto di amore è come una chiesa sconsacrata, sottratta al servizio divino e destinata ad altro». Il Santo Padre ha concluso con un invito: «Cari fratelli cardinali, rimaniamo uniti in Cristo e tra di noi! Vi chiedo di starmi vicino, con la preghiera, il consiglio, la collaborazione. E tutti voi, vescovi, presbiteri, diaconi, persone consacrate e laici, unitevi nell’invocazione dello Spirito Santo, affinché il Collegio dei cardinali sia sempre più ardente di carità pastorale, più pieno di santità, per servire il Vangelo e aiutare la Chiesa a irradiare nel mondo l’amore di Cristo».