Vita Chiesa

Francesco, Udienza: «Dio vince nel fallimento. la Passione non è un incidente»

«Questa settimana – ha ripetuto Francesco ai fedeli – pensiamo tanto al dolore di Gesù e ci diciamo, noi stessi, che questo è per me: lo ha fatto per me. Baciamo il Crocifisso e diciamo: ‘Grazie Gesù, per me’». «Questa settimana pensiamo tanto al dolore di Gesù e ci diciamo noi stessi che questo è per me: lo ha fatto per me», il terzo invito del Papa ai fedeli, alla fine della catechesi: «Baciamo il Crocifisso e diciamo grazie Gesù, per me».

«A metà della Settimana Santa – ha esordito il Papa – la liturgia ci presenta il racconto del tradimento di Giuda, che si reca dai capi del Sinedrio per mercanteggiare e consegnare ad essi il suo maestro. Quanto mi date se io ve lo consegno? Gesù da quel momento ha un prezzo». Questo «atto drammatico», per il Papa, «segna l’inizio della Passione di Cristo, un percorso doloroso che egli sceglie con assoluta libertà. Lo dice chiaramente Lui stesso: ‘Io do la mia vita. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso’. E così incomincia quella via che è l’umiliazione, con questo tradimento». «Gesù, come se fosse nel mercato», ha commentato il Papa a braccio: «Questo costa trenta denari, e Gesù percorre questa via dell’umiliazione e della spogliazione fino in fondo».

«Gesù era considerato un profeta, ma muore come un delinquente», ha detto il Papa che ha ricordato come «Gesù raggiunge la completa umiliazione con la morte di croce: si tratta della morte peggiore, quella riservata agli schiavi e ai delinquenti». «Guardando Gesù nella sua passione – ha spiegato – noi vediamo come in uno specchio anche le sofferenze di tutta l’umanità e troviamo la risposta divina al mistero del male, del dolore, della morte». «Tante volte avvertiamo orrore per il male e il dolore che ci circonda e ci chiediamo: ‘Perché Dio lo permette?’», ha proseguito il Papa, secondo il quale «è una profonda ferita per noi vedere la sofferenza e la morte, specialmente quella degli innocenti!». «Quando vediamo soffrire i bambini», l’esempio citato da Francesco a braccio: «Il mistero del male, e Gesù prende tutto questo male, tutta questa sofferenza su di sé».

«Possiamo dire che Dio vince nel fallimento». Con queste parole, pronunciate a braccio, il Papa ha spiegato il cuore del mistero della Passione e della Risurrezione. «Noi attendiamo che Dio nella sua onnipotenza sconfigga l’ingiustizia, il male, il peccato e la sofferenza con una vittoria trionfante», ha detto: «Dio ci mostra invece una vittoria umile che umanamente sembra un fallimento». Il Figlio di Dio, infatti, «appare sulla croce come uomo sconfitto: patisce, è tradito, è vilipeso e infine muore», ma Gesù «permette che il male si accanisca su di lui e lo prende su di sé per vincerlo». «La sua passione non è un incidente, la sua morte – quella morte – era scritta, ha esclamato il Papa, che ha aggiunto a braccio: «Davvero, non abbiamo tante spiegazioni, è un mistero sconcertante, della grande umiltà di Dio», che «ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito».

«La risurrezione di Gesù non è il finale lieto di una bella favola, ma è l’intervento di Dio Padre là dove s’infrange la speranza umana», ha detto il Papa a conclusione della catechesi assicurando che «quando tutto sembra perduto, quando non resta più nessuno perché percuoteranno il pastore e saranno disperse le pecore del gregge, è allora che interviene Dio con la potenza della risurrezione». «Il momento nel quale tutto sembra perduto, nel momento del dolore nel quale tante persone sentono come il bisogno scendere dalla Croce, è il momento più vicino alla Resurrezione», ha aggiunto a braccio: «La notte diventa più oscura proprio prima che comincia la luce, quando viene la mattina». «Gesù, che ha scelto di passare per questa via, ci chiama a seguirlo nel suo stesso cammino di umiliazione», le parole del Papa: «Quando in certi momenti della vita non troviamo alcuna via di uscita alle nostre difficoltà, quando sprofondiamo nel buio più fitto, è il momento della nostra umiliazione e spogliazione totale, l’ora in cui sperimentiamo che siamo fragili e peccatori», ha concluso il Papa: «È proprio allora in quel momento che non dobbiamo mascherare il nostro fallimento, ma aprirci fiduciosi alla speranza in Dio, come ha fatto Gesù».

Durante i saluti ai fedeli di lingua italiana, che come di consueto concludono l’appuntamento del mercoledì con i fedeli, lo speaker si è interrotto per alcuni colpi di tosse, e quasi sembrava che non potesse proseguire. Con una perfetta scelta di tempi, il Papa ha fatto allora una battuta scherzosa, rivolgendosi a lui: «Ti sei invecchiato, eh?». Salutando, poi, i fedeli di lingua italiana, Francesco ha menzionato in particolare i partecipanti al Congresso Univ per studenti universitari sull’ecologia della persona e del suo ambiente, promosso dalla Prelatura dell’Opus Dei. Un saluto particolare anche alla Comunità romena in Italia: «La visita alla città eterna in occasione della Pasqua – le parole del Papa – vi faccia riscoprire il senso cristiano della festa come momento d’incontro con Dio e di gioia comunitaria con i fratelli». Nel triplice, abituale saluto ai giovani, ai malati e agli sposi novelli, il Papa ha citato il triduo pasquale, «cuore dell’anno liturgico». «Cari giovani, riflettete sul prezzo di sangue pagato dal Signore per la nostra salvezza», l’invito del Papa: «Cari malati, il Venerdì Santo v’insegni la pazienza nei momenti di croce. E voi, cari sposi novelli, riempite della gioia della Risurrezione le vostre mura domestiche».

Tra i piccoli «doni» che i fedeli presenti in piazza San Pietro, lungo il percorso della jeep bianca, hanno donato oggi al Papa c’è ne uno piuttosto curioso: un pacchetto di patatine. A «passarglielo», con molta naturalezza e semplicità, uno dei bimbi che gli uomini della gendarmeria vaticana porgono a Francesco durante il tragitto che dall’Arco delle Campane porta il Santo Padre al centro del sagrato. A metà tragitto, inoltre, il Papa è sceso dalla «papamobile», che ha fatto una apposita fermata di fronte ad un gruppo di studenti – numerosi dalle scuole di tutta Italia, anche oggi – con i cappellini bianchi. Il Santo Padre si è intrattenuto con loro, stringendo mani e scambiando alcune battute scherzose. Nell’ultima breve sosta prima di arrivare a piedi sul sagrato della basilica vaticana, alcuni dei ragazzi sono saliti sulla jeep, «ospiti» del Papa. In piazza san Pietro c’erano oggi circa 25mila fedeli, stando ai numeri forniti dalla Prefettura della Casa Pontificia.