Vita Chiesa

Francesco a Welby (primate Anglicani): «Non dimentichiamoci le tre P»

«Quando ci siamo incontrati per la prima volta – ha ricordato il Papa – abbiamo parlato delle comuni preoccupazioni e del nostro dolore di fronte ai mali che affliggono la famiglia umana. In particolare, abbiamo espresso lo stesso orrore di fronte alla piaga del traffico di esseri umani e alle diverse forme di schiavitù moderna». Nasce così la decisione di fare fronte comune per lottare contro questa piaga e il 17 marzo scorso le Chiese hanno lanciato un‘iniziativa comune istituendo un «Global Freedom Network» che si prefigge di porre fine allo sfruttamento fisico, economico e sessuale di uomini, donne e bambini, che ogni anno condanna 30 milioni di persone alla disumanizzazione e al degrado.

«In questo vasto campo d’azione, che si presenta in tutta la sua urgenza, sono state avviate significative attività di cooperazione sia in campo ecumenico, sia con autorità civili e organizzazioni internazionali. Molte sono le iniziative caritative nate dalle nostre comunità e condotte con generosità e coraggio in varie parti del mondo. Penso in particolare alla rete di azione contro la tratta delle donne creata da numerosi istituti religiosi femminili. Ci impegniamo a perseverare nella lotta alle nuove forme di schiavitù, confidando di poter contribuire a dare sollievo alle vittime e a contrastare questo tragico commercio. Come discepoli inviati a guarire il mondo ferito, ringrazio Dio che ci ha reso capaci di fare fronte comune contro questa gravissima piaga, con perseveranza e determinazione».

La divisione dei cristiani è «uno scandalo», ha detto Papa Francesco. «Anche a noi il Signore sembra domandare: ‘Di che cosa stavate discutendo lungo la via?’ (Mc 9,33). Quando Gesù pose questa domanda ai suoi discepoli, essi rimasero in silenzio perché provavano vergogna, avendo discusso tra di loro chi fosse il più grande. Anche noi – ha aggiunto il Papa – ci sentiamo confusi per la distanza che esiste tra la chiamata del Signore e la nostra povera risposta. Davanti al suo sguardo misericordioso non possiamo fingere che la nostra divisione non sia uno scandalo, un ostacolo all’annuncio del Vangelo della salvezza al mondo. La nostra vista non di rado è offuscata dal peso causato dalla storia delle nostre divisioni e la nostra volontà non sempre è libera da quell’ambizione umana che a volte accompagna persino il nostro desiderio di annunciare il Vangelo secondo il comandamento del Signore». «Il traguardo della piena unità – ha proseguito il Papa – può sembrare un obiettivo lontano, ma rimane pur sempre la meta verso cui dobbiamo orientare ogni passo del cammino ecumenico che stiamo percorrendo insieme». Il progresso verso la piena comunione «non sarà semplicemente il risultato delle nostre azioni umane, ma libero dono di Dio. Lo Spirito Santo ci dà la forza di non scoraggiarci e ci invita ad affidarci con piena fiducia alla sua azione potente».

«Che altro ancora potrebbero fare le nostre chiese insieme per sfidare il ricorso alla guerra e offrire un contributo al sogno della pace?». A porre ha chiesto a Papa Francesco l’arcivescovo di Canterbury. Ricevuto per la seconda volta in vaticano, l’arcivescovo ha espresso la sua profonda gratitudine a Papa Francesco per il suo impegno per i poveri e per la pace nel mondo. Facendo riferimento al «Global Freedom Network» istituita dalle Chiese per lottare insieme contro la piaga dello sfruttamento e della tratta, l’arcivescovo Welby ha detto: «Molte cose sono successe in questo anno dalla prima volta che ci siamo incontrati qui. Sono grato per i progressi compiuti grazie al generoso sostegno di molti, per attirare l‘attenzione del mondo sui mali della moderna schiavitù e tratta di esseri umani». «È un crimine contro il quale siamo chiamati tutti lottare».

L’arcivescovo ha poi fatto riferimento al viaggio del papa in Terra Santa e alla preghiera per la pace. Welby ha apprezzato il fatto che il Papa abbia chiesto ai fedeli di pregare per la pace e la riconciliazione e facendolo «pubblicamente» ha dato «una testimonianza della potenza della preghiera» alla quale Welby stesso ha detto di essersi unito. «Queste preghiere – ha aggiunto – sono urgenti e vitali in tanti Paesi. In particolare mi auguro e prego che la nostra collaborazione possa condurre a sfidare con efficacia l’indicibile disastro provocato dalle guerre e dai conflitti civili. Negli ultimi mesi ho viaggiato con mia moglie in molte di queste situazioni, nel cuore delle aree di guerra, e la memoria dei morti che non sono stati sepolti e la sofferenza dei sopravvissuti sono impressi nei nostri cuori».