Vita Chiesa

Francesco in Albania: ai vespri , «oggi abbiamo toccato i martiri»

Facendo riferimento alle foto dei martiri lungo il viale Martiri della Nazione, il Pontefice ha sottolineato: «Si vede che questo popolo ancora ha memoria dei suoi martiri, di quelli che hanno sofferto tanto! Un popolo di martiri… E oggi, all’inizio di questa celebrazione, ne ho toccati due. Quello che io posso dirvi è quello che loro hanno detto, con la loro vita, con le loro parole semplici… raccontavano le cose con una semplicità… ma tanto dolorosa! E noi possiamo domandare a loro: ‘Ma come avete fatto a sopravvivere a tanta tribolazione?’». La risposta è che è Dio «a consolarci!». Il Signore consolò «i martiri» e «questi due che abbiamo sentito oggi, il Signore li consolò perché c’era gente nella Chiesa, il popolo di Dio, le vecchiette sante e buone, tante suore di clausura che pregavano per loro. E questo è il mistero della Chiesa: quando la Chiesa chiede al Signore di consolare il suo popolo, e il Signore consola umilmente, anche nascostamente».

Il sacerdote e la suora che hanno portato la loro testimonianza dicono che «per noi, che siamo stati chiamati dal Signore per seguirlo da vicino, l’unica consolazione viene da Lui!». «Guai a noi – ha osservato Francesco – se cerchiamo un’altra consolazione! Guai ai preti, ai sacerdoti, ai religiosi, alle suore, alle novizie, ai consacrati quando cercano consolazione lontano dal Signore! Io non voglio bastonarvi, oggi, eh? Io non voglio diventare il boia, qui; ma sappiate bene, se voi cercate consolazione in altra parte, non sarete felici!». Di più: «Non potrai consolare nessuno, perché il tuo cuore non è stato aperto alla consolazione del Signore». «Sia benedetto Dio Padre, Dio di ogni consolazione – ha proseguito -, il quale ci consola in ogni nostra tribolazione, perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione, con la consolazione con cui siamo stati consolati noi stessi, da Dio». È ciò che «hanno fatto questi due, oggi. Umilmente, senza pretese, senza vantarsi, facendo un servizio per noi: di consolarci. Ci dicono anche: ‘Siamo peccatori, ma il Signore è stato con noi. Questa è la strada. Non scoraggiatevi!’. Scusatemi – ha concluso -, se vi uso oggi come esempio, ma tutti dobbiamo essere d’esempio l’uno all’altro. Andiamo a casa pensando bene: oggi abbiamo toccato i martiri».

«Non scoraggiarsi delle difficoltà». «Da quando il vostro Paese è uscito dalla dittatura, le comunità ecclesiali hanno ripreso a camminare e a organizzarsi per l’azione pastorale, e guardano con speranza verso il futuro». È un passaggio del discorso preparato dal Papa per i Vespri, che è stato consegnato e sostituito da quello a braccio. «La Chiesa in Albania può crescere nella missionarietà e nel coraggio apostolico – ha affermato -. Conosco e apprezzo l’impegno con cui vi opponete a nuove forme di ‘dittatura’ che rischiano di tenere schiave le persone e le comunità. Se il regime ateo cercava di soffocare la fede, queste dittature, più subdole, possono soffocare la carità. Penso all’individualismo, alle rivalità e ai confronti esasperati: è una mentalità mondana che può contagiare anche la comunità cristiana. Non serve scoraggiarsi di fronte a queste difficoltà, non abbiate paura di andare avanti sulla strada del Signore». L’evangelizzazione, ha evidenziato, «è più efficace quando è attuata con unità di intenti e con una collaborazione sincera tra le diverse realtà ecclesiali e tra missionari e clero locale». In questi ambiti «è prezioso anche l’apporto dei movimenti ecclesiali». A questo proposito, il Pontefice ha reso grazie a Dio «per tanti missionari e missionarie, la cui azione è stata determinante per la rinascita della Chiesa in Albania».