Vita Chiesa

Funerali Piovanelli, card. Betori: «Un padre e un fratello per tutti»

L’ultimo saluto della Chiesa fiorentina al vescovo Silvano è un abbraccio pieno di calore. In Duomo tantissimi preti, i vescovi toscani, il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia, che fu suo vicario generale, il cardinale Ennio Antonelli a cui nel 2001 consegnò il pastorale e la guida della diocesi. E ancora il vescovo di Castellaneta Claudio Maniago, per tanti anni suo stretto collaboratore,  monsignor Pierluigi Celata, segretario emerito del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso. I religiosi e le religiose, che in lui hanno avuto un punto di riferimento spirituale. Le autorità, i rappresentanti delle istituzioni, il gonfalone del Comune di Firenze, i rappresentanti di altre confessioni cristiane e comunità religiose. E soprattutto gli uomini e le donne di quel popolo di Dio in mezzo a cui ha camminato per 92 anni.

Piovanelli, ha affermato il cardinale Betori, «diventa adesso parte della memoria e quindi dell’identità di questa Chiesa fiorentina». Nella sua omelia ha citato ampi passaggi del testamento spirituale di Piovanelli, che ha lasciato scritto: «sono nato povero e sono rimasto povero e quindi non ho niente da lasciare; ho da lasciare soltanto amore; l’amore con cui ho cercato di incontrare gli altri».

Nelle parole di Piovanelli, ha sottolineato Betori, si sente l’eco del cardinale Elia Dalla Costa, del «sindaco santo» Giorgio La Pira e di quella «significativa costellazione di grandi fiorentini che hanno illuminato la nostra città, e non solo essa, nella seconda metà del secolo scorso. Appartenevano al clero e al laicato, erano pastori e uomini impegnati nella vita civile, sociale e culturale».

Nel suo testamento Piovanelli si rivolge ai preti invitandoli a crescere «nell’amore verso Gesù e verso i poveri, i malati, i piccoli, gli ultimi. E vogliatevi bene tra voi». Si rivolge ai laici, uomini e donne, in mezzo ai quali, dice, «ho trovato storie di straordinaria santità».

Questa «esemplare figura di pastore», ha concluso Betori, traeva alimento da una profonda vita spirituale «in una chiara tensione contemplativa, fondata su un sicuro fondamento biblico». Lo dimostrano le migliaia di persone che ogni settimana ricevevano per posta elettronica le sue meditazioni sul Vangelo della domenica, un appuntamento a cui è rimasto fedele fino all’ultimo. E lo documentano ancora le parole toccanti del testamento: «sono in dirittura d’arrivo e tutta la mia vita è rivolta verso il Signore, il quale ha riempito la mia esistenza. Lui solo è stato la luce dei miei giorni».