Vita Chiesa
GIOVANI, CONVEGNO CEI; CARD.RYLKO: I QUATTRO PILASTRI DELLA PASTORALE GIOVANILE
La centralità di Dio nella vita dell’uomo, la ragionevolezza della fede, la libertà e la bellezza. Sono questi, nell’insegnamento di Benedetto XVI, i pilastri su cui deve fondarsi la pastorale giovanile. Li ha richiamati il card. Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i laici, intervenuto oggi al convegno nazionale di pastorale giovanile della Cei in corso a Salsomaggiore. Ripercorrendo il magistero del Papa in materia di pastorale giovanile il cardinale ha affermato che il problema fondamentale dei giovani è quello di Dio e la risposta non è un dio qualunque ma il Dio che ha il volto di Cristo. Le giovani generazioni hanno il diritto di ricevere l’annuncio di Dio in maniera esplicita e diretta. C’è sete di Dio nei nostri giovani. Nel mondo confuso dal relativismo ha spiegato Rylko – il Pontefice ricorda il principio della ragionevolezza della fede. Il dialogo tra fede e ragione offre la possibilità di percepire la ragionevolezza della fede in Dio. Per questo ha raccomandato il presidente del Pontificio Consiglio per i laici la pastorale giovanile non può accontentarsi di esperienze effimere e superficiali ma puntare in profondità per dimostrare che il vivere cristiano è realizzabile e ragionevole. La pastorale giovanile tocca, poi, l’ambito della libertà e del suo uso corretto, una questione decisiva per la vita che riguarda le scelte vocazionali. Davanti alla fragilità psicologica dei giovani, ha sottolineato il porporato richiamandosi sempre a parole del Papa, serve un’educazione vera che ha bisogno di risvegliare il coraggio delle decisioni definitive come il matrimonio cristiano, il sacerdozio e la vita consacrata. Il punto cruciale per la pastorale giovanile è la bellezza. Essere cristiani è bello. Un tema che ritorna spesso nel magistero di Benedetto XVI. Oggi ha dichiarato Rylko il cristianesimo viene considerato un cumulo di divieti che mortifica la libertà e il desiderio di felicità. Ma è vero il contrario, è un affascinante programma di vita del tutto positivo per il quale vale la pena impegnarsi. La sfida decisiva della pastorale giovanile è svelare ai giovani il volto luminoso di Cristo e convincerli che essere cristiani è bello e giusto. Non stiamo parlando di un compito facile ha concluso il cardinale rivolgendosi ai 600 delegati presenti vivete tesi tra gioie pastorali, quando i giovani rispondono con generosità e slanci di fede, e tristezza quando vedete la loro indifferenza. Ma chi è chiamato a portare avanti la pastorale giovanile ha bisogno di maturare una personalità cristiana solida e deve essere animato da una gioia ben radicata. Gli educatori siano uomini e donne di speranza, una speranza contagiosa per i giovani.
I ragazzi sono particolarmente sensibili al tema della ricerca della felicità, di un senso della vita, che è il punto di partenza di ogni possibile discorso vocazionale. A sostenerlo don Nico Dal Molin, direttore del Centro nazionale vocazioni (Cnv), intervenuto oggi al X convegno nazionale di pastorale giovanile di Salsomaggiore. Oggi ha spiegato don Nicola le persone sono disperate poiché non sanno perché vivono e le motivazioni razionali non bastano. Ci sono, per Dal Molin, dei punti di non ritorno ormai acquisiti, di un cammino sotto traccia fatto insieme dalla pastorale giovanile e vocazionale: tra di essi il fatto che i giovani hanno il diritto ad essere aiutati a vivere una fede come risposta a una chiamata e la necessità che ogni vocazione sia vissuta in maniera tale da essere sperimentata all’interno di un tessuto di relazioni. I sentieri suggeriti dal sacerdote per continuare questo cammino comune delle due pastorali sono la crescita nella verità, la crescita nell’amore, la crescita nella speranza e la crescita nel dono di sé.