Vita Chiesa

GMG SYDNEY: VEGLIA A RANDWICK, LE TESTIMONIANZE DEI GIOVANI

(Dai nostri inviati a Sydney) – “Guardando la mia patria con gli occhi della sapienza umana potreste pensare che lo Spirito Santo sia completamente assente dalla mia terra, considerata uno dei Paesi più atei del mondo. Ma se la guardate con gli occhi di Dio, scoprirete esattamente il contrario!”: a offrire oggi la sua testimonianza alla veglia, all’Ippodromo di Randwick (Sydney) per la XXIII Gmg, è stata Marie Štìpánová della Repubblica Ceca. “Ci sono stati momenti – ha ammesso la ragazza – in cui ho pensato che Dio fosse assente dalla mia vita. L’ho pensato quando non ho ottenuto qualcosa a cui anelavo – un’esperienza, una relazione, un’occasione – in qualche modo mi ero persa il disegno di Dio”. Ma proprio nei momenti di delusione, “Dio – ha detto Marie – mi ha mostrato quanto è presente e che mi ha insegnato a guardare il mondo con i Suoi occhi. Quella che credevo una delusione si è rivelata qualcosa di ancora migliore, di ancor più bello di quello che avevo sperato. La sapienza di Dio va molto oltre la nostra, molto al di là di quanto possiamo immaginare. Ciò che ai nostri occhi può sembrare una sfortuna, ai Suoi può essere una benedizione”.

“Qualche anno fa la Thailandia è stata colpita da una grave crisi economica. Molti thailandesi, compresa la mia famiglia, hanno dovuto affrontare problemi finanziari. Non capivo perché Dio ci stesse punendo”. È Vasin Manasurangul, dell’arcidiocesi di Bangkok in Thailandia, a raccontare la sua storia di allontanamento e poi riavvicinamento a Dio. Per il ragazzo “scontento” di un “Dio Amore” che permette tanta “sofferenza”, la svolta viene quando è stato scelto “come rappresentante del mio gruppo alla Giornata mondiale della gioventù del 2000”. “Alla fine della liturgia della Veglia lo Spirito Santo mi aveva riempito con l’intelletto e capii quanto erano vere le parole e gli insegnamenti del Santo Padre. Ho chiesto perdono a Dio per non essermi fidato del Suo amore”, dice. Dopo quella Gmg “non ho mai più dubitato di Dio – afferma -. Mi affido a Lui e Gli credo sempre, qualunque siano le sofferenze che debba sopportare. Ho dedicato gli ultimi anni della mia vita a diffondere una conoscenza più approfondita della verità del Vangelo e della Chiesa nel mio Paese. Traduco e pubblico le parole e le notizie della Chiesa in thailandese cercando sempre di difenderla da false accuse”.

“Alcune persone potrebbero pensare che la sordità porti all’isolamento e che sia qualcosa da compiangere. Molta gente pensa che una persona sorda non riesca a conoscere il mondo e la sua bellezza in pienezza. In realtà non è così”. Danni, che è di Sydney, parla con serenità del suo handicap: “Ho sempre considerato la mia sordità come un dono, come uno dei tanti doni che ho ricevuto dalle mani di Dio”. “Il dono della sordità – spiega – mi ha aiutato a conoscere la verità, la verità che Dio ha creato ciascuno di noi con grande amore, che Dio si compiace del fatto che siamo tutti diversi e che chiama ciascuno di noi nel nostro cammino”. “Nella mia sordità – racconta Danni – Dio mi ha fatto conoscere cosa significhi essere pazienti e attenti nei confronti di quelle persone che tutti considerano emarginate. Ho ricevuto la pazienza e l’amore premuroso di Cristo; per questo mi batto per cercare di far conoscere la Sua pazienza e il Suo amore agli altri”. “Dio – conclude Danni – ci chiede di fare ‘solo’ quello che siamo in grado di fare. Non respingete i doni che Dio vi dà; Egli ci manda il Suo Spirito per aiutarci lungo il cammino”.

Parla delle ferite che i “lunghi anni di guerra” hanno lasciato in Serbia Petar. “Alcuni anni fa – ha detto – sembrava che non ci fosse più nulla da fare per la comunità cattolica nel mio Paese”, diventata, malgrado una ricca storia alle spalle, “una piccola minoranza”. “Di fronte a un mondo dal cuore duro, incapace di accogliere il messaggio del Vangelo – ha osservato – avremmo dovuto pensare che fosse impossibile convertire la nostra terra. Ma la fede e la preghiera hanno trasformato la nostra visione della nazione”. “Ci siamo rivolti allo Spirito Santo – ha aggiunto – affinché ci mostrasse cosa fare. Abbiamo avuto, e sempre avremo, fiducia in Lui perché Lui solo sa come prendersi cura della fede del Suo popolo”. Così rincuorati, “per molti anni abbiamo continuato a lavorare per promuovere la fede. Abbiamo invitato molte generazioni e molti altri cristiani a partecipare al nostro progetto”. “Abbiamo riposto le nostre speranze nella Sua misericordia – ha concluso Petar – e ogni giorno ci domandiamo: ‘Dio, che cosa ci chiedi di fare ora?’. E lo imploriamo di continuare a concederci i frutti di questa nuova primavera”.

Alla Gmg di Colonia Jose, che viene dal Cile, si è reso conto di quanti giovani “andassero matti per Cristo” e, perciò, tornando nel suo Paese ha preso “l’impegno di essere testimone di ciò che avevo visto – testimone di Cristo, testimone della fede, testimone dei giovani della Chiesa in tutto il mondo”. Malgrado le difficoltà “mi sono reso conto – ha detto – che non era la mia forza, ma la forza di Dio che ardeva dentro di me e di cui ero stato colmato che mi spingeva ad andare avanti. Con questa forza ho imparato a bussare alle porte, a chiedere, a compiere una missione, a trasformare un ideale in realtà”. “Questa notte – ha aggiunto Jose – non è la fine. I nostri desideri si sono avverati, ma la nostra speranza non finisce qui. Lo Spirito ci dona un nuovo inizio con il compimento di ogni speranza”. E poi un invito: “Non lasciate che la speranza si spenga al termine di questa Giornata mondiale della gioventù. Qualunque siano le difficoltà che deve affrontare il vostro Paese, chiedete forza allo Spirito, affinché vi aiuti a essere testimoni di Cristo”.

Carina viene dall’Austria ed è cresciuta in una famiglia cattolica ma ad un certo punto della sua vita ha capito che bisogna “amare il Signore in ogni situazione” e non solo quando le “faceva più comodo”. “I miei compagni di scuola – ha detto durante la veglia – hanno notato questo mio cambiamento e hanno iniziato a sfidarmi sugli insegnamenti morali della Chiesa”. “Sapevo – ha aggiunto – che mostrare ai miei amici la libertà e la verità degli insegnamenti di Cristo li avrebbe avvicinati a Lui e volevo facilitare questo”. Ma non era semplice: “Conoscevo ciò che Cristo aveva insegnato e volevo difendere gli insegnamenti della Chiesa, ma non sapevo cosa dire. Così ho chiesto allo Spirito Santo di aiutarmi a servirLo e a farLo conoscere ai miei amici”. Così “quando mi sono di nuovo trovata in una discussione mi sono stupita di ciò che riuscivo a comunicare: parole e idee che prima non avevo. Non so se qualcuno dei miei amici si sia avvicinato al Signore grazie alle mie parole, ma mi affido al fatto che Lui è all’opera dentro di loro. E ho fiducia nel fatto che Dio gioisce dei nostri tentativi di difenderLo e di amarLo come Lui solo può essere amato”.

Sir