Vita Chiesa

«Gesù nostro contemporaneo»

Dopo l’incontro su “Dio oggi. Con lui o senza di lui cambia tutto” del dicembre 2009, il Comitato per il progetto culturale della Cei torna a lanciare un messaggio forte e una provocazione al dibattito pubblico. Lo fa sottolineando la contemporaneità di Gesù, il suo carattere di persona viva, reale, portatrice di una luce e di una speranza capaci di orientare il cammino di un’umanità che è entrata in un tempo di grandi cambiamenti e di scelte di enorme portata. Il 10 e 11 febbraio si tiene a Roma il convegno «Gesù nostro contemporaneo» (sito progetto culturale). Lo ha seguito per noi Nicola Sangiacomo.Il richiamo del cardinale Ruini nelle conclusioniPer essere contemporanei a Cristo occorre una scelta di vita

11 febbraio 2012 – Roma si è svegliata sotto una fitta coltre di neve, ma la città questa volta, grazie all’opera di prevenzione e a un’attenta manutenzione delle strade, non si è bloccata. Tanti sforzi sono stati premiati anche da un bel sole che ha illuminato la gelida mattinata romana.

L’ultima sessione del Convegno prevedeva due relazioni teologiche e le conclusioni affidate al cardinale Ruini, presidente del Comitato del Progetto Culturale.

Gli approfondimenti teologici erano sulla la resurrezione e non hanno deluso le attese: il filosofo tedesco Henning Ottman, ha trattato il tema “Storia, coscienza escatologia” e ha messo in evidenza come l’idea di una fine del nostro mondo sia entrato nella coscienza dell’umanità solo con il giudaismo e il cristianesimo, prima si pensava al tempo come a un circolo. Per i cristiani “la storia ha un inizio con la creazione, ha un suo centro nell’Incarnazione di Dio e ha una fine con il ritorno del Signore”. “La dottrina cristiana ci ricorda la nostra impotenza, la nostra provvisorietà e finitezza – ha affermato Ottman – ma ci mostra anche che cosa possiamo sperare e che cosa, con le sole nostre forze, non possiamo permetterci e addirittura non dobbiamo permetterci”.

Il teologo anglicano Nicholas Thomas Wright ha invece affrontato il tema della verità storica della resurrezione e di quale funzione essa svolga nella storia dell’umanità: “la resurrezione di Gesù è il compimento della storia di Israele ed anche il compimento della storia di Dio stesso oltre ad essere il momento in cui nasce la Chiesa”. “Se proclamiamo che Gesù è nostro contemporaneo – ha continuato – affermiamo di conoscere e amare colui che ha sconfitto la morte stessa, non con più morte ma con il potere dell’amore e della nuova creazione”. “La risurrezione non riguarda solo un futuro glorioso, riguarda un presente pieno di significato. Con al resurrezione, ha concluso il teologo anglicano, ha visto l’alba una nuova creazione, e, in questa creazione ,si sono aperte davanti a noi nuove possibilità. La resurrezione non è la fine della storia; è l’inizio di una nuova storia, perché Gesù è la primizia e la pienezza del raccolto che deve ancora venire”.

Il cardinale Ruini ha tracciato le linee conclusive dell’evento dicendo che “il Dio in cui si crede o non si crede, il Dio di cui ancora oggi si discute in tante parti del mondo è, in sostanza, il Dio che ci ha proposto Gesù di Nazareth”.

Ha quindi evidenziato alcune forme di contemporaneità di Gesù emerse dalle riflessioni di questi giorni: “Quella delle opere di fraternità che scaturiscono dal prendere sul serio il nostro legame con lui. Quella, intima e particolarmente diretta, del rapporto personale e vivificante che si stabilisce tra lui e chi sceglie di trascorrere, mediante il silenzio e la preghiera, la vita in sua compagnia. Quella dell’esperienza del dolore, attraverso la quale Gesù penetra dentro di noi e si immedesima con noi, offrendoci una difficile ma straordinaria possibilità di immedesimarci a nostra volta con lui. Quella infine, la più alta di tutte, che si realizza in chi muore martire per la fede in lui”.

Il cardinale ha quindi concluso affermando che perché noi viviamo da contemporanei di Cristo “sembra necessario che oggi la missione ritorni ad essere quello che è stata all’inizio: una scelta di vita che coinvolge l’intera comunità cristiana e ciascuno dei suoi membri, ciascuno naturalmente secondo le condizioni concrete della sua esistenza”.

A Roma è allarme neve La vicinanza di Gesù e il suo stile con le donne

10 febbraio – A Roma oggi è il giorno dell’allarme neve: scuole ed uffici sono chiusi, la città vive una giornata feriale insolita. In questo venerdì particolare si svolge la seconda giornata dell’Evento promosso dal Progetto Culturale “Gesù nostro contemporaneo”. La giornata si apre con la relazione di un teologo italiano di fama internazionale, Pierangelo Sequeri, che affronta il tema “La prossimità di Gesù e i limiti del sacro”.

Nell’affrontare l’esegesi dell’episodio della donna emorroissa il teologo afferma che Dio non si manifesta nel giudizio ma nella rivelazione della sua prossimità. Chi si scandalizza – sostiene – può convertirsi ma chi lo respinge è senza scampo.

Il Dio che si è manifestato in Gesù Cristo non può che essere prossimo all’uomo: è questa la contemporaneità di Gesù, l’essere vicino all’uomo di ogni tempo. La Chiesa in Gesù Cristo ha acquisito la convinzione irrevocabile di prendere le distanze dal ruolo della sovranità politica e dei conflitti che si alimentano partendo dal sacro. Monsignor Sequeri ha quindi concluso che occorre avere fede nel legame dello Spirito e dell’Istituzione per onorare la contemporaneità di Gesù.

Ma c’è spazio anche per approfondire la contemporaneità di Gesù in chiave femminile. I partecipanti al Convegno sono state introdotti in questo tema da un video inedito realizzato dalla regista Liliana Cavani che ha proposto la testimonianza di un gruppo di clarisse francescane. Un video nato in modo spontaneo e senza prove, ma pieno di provocazioni interessanti su come la Chiesa potrebbe valorizzare meglio il genio femminile. Al video è seguito l’intervento della storica Emma Fattorini che ha sottolineato come l’appello spontaneo delle clarisse debba essere ascoltato dalla Chiesa, ma non come una rivendicazione di quote rosa ma perché la Chiesa non può fare a meno della componente femminile e delle sue capacità di annunciare e testimoniare Cristo oggi. La Chiesa – ha auspicato la storica – deve recuperare l’alleanza con il femminile perché le donne possono essere il centro di un nuova costituente antropologica, grazie alla loro capacità naturale ad essere ponte con i non credenti. Il teologo Manicardi ha evidenziato come Gesù abbia un femminismo spontaneo perché vede la donna alla luce della dignità con cui Dio la considera a cui aggiunge la sua intuizione eccezionalmente acuta. “Anche i discepoli – ha notato – rimangono stupiti dello stile che Gesù adotta con le donne, ma Gesù non indietreggia e non cambia atteggiamento”.

Si chiude così un’impegnativa mattinata di riflessione. Il pomeriggio sarà ancora più intenso. Intanto a Roma comincia a nevicare.

Il cardinale Bagnasco ha aperto l’evento del Progetto CulturaleRipetitori di un cristianesimo scontato ed insipido

10 febbraio – Ripetitori stanchi di un cristianesimo scontato ed insipido è questo il rischio che corrono i cristiani che vivono in Italia secondo il cardinale Bagnasco, presidente della Cei; lo ha detto nel corso dell’intervento con cui si è aperto l’evento internazionale promosso dal Progetto Culturale sul tema “Gesù nostro contemporaneo”. “La fede – ha detto il Presidente della Cei – non va più presupposta ma suscitata e coerentemente sostenuta perché cristiani non si nasce, ma si diventa e la missione cristiana sta diventando questione culturale ed antropologica più che geografica. “Una Chiesa senza Cristo – ha detto anche – si riduce a struttura solo umana e in quanto tale struttura di potere”. Dalle parole del cardinale è emersa anche una forte critica al “riduzionismo mediatico” che dà della Chiesa una lettura esclusivamente “politica”, e quindi parziale.

“Cristo senza la Chiesa – ha proseguito – è realtà facilmente manipolabile e presto deformata a seconda dei gusti personali. Non è possibile separare la Chiesa da Cristo, così come non si può separare la testa dal corpo”.

Benedetto XVI nel messaggio che ha inviato al Convegno ha sottolineato come “la vicenda di Gesù di Nazareth, nel cui nome ancora oggi molti credenti in diversi Paesi del mondo, affrontano sofferenze e persecuzioni, non può restare confinata in un lontano passato, ma è decisiva per la nostra fede oggi. Gesù è entrato per sempre nella storia umana e vi continua a vivere, con la sua bellezza e potenza in quel corpo fragile e sempre bisognoso di purificazione, ma anche infinitamente ricolmo dell’amore divino, che è la Chiesa.”

E di queste persecuzioni ha portato una testimonianza concreta il cardinale Zen, vescovo emerito di Hong Kong, che ha descritto cosa significa credere in Cristo in Cina. “Per tanti anni in Cina non è cambiato niente – ha detto – tanto che io pensavo il comunismo non è rosso ma grigio; poi all’improvviso il progresso ha travolto la Cina ma l’atteggiamento nei confronti della religione non è cambiato: è proibito evangelizzare e ci sono tanti cristiani in Cina che sono vittime ancora oggi di persecuzioni di ogni tipo. Ma, nonostante tutto, aumentano ogni anno il numero di battezzati adulti e i cattolici cinesi cominciano ad avere un ruolo significativo nella società, soprattutto per il ruolo educativo che svolgono con le loro scuole. Recentemente, tuttavia, – ha ammesso il cardinale – anche queste scuole sono state colpite da provvedimenti legislativi che tendono a limitarne la libertà educativa”.

La relazione teologica fondamentale è stata affidata al teologo tedesco Klaus Berger che ha evidenziato come con Gesù sia finita l’invisibilità di Dio. Con Gesù Dio è diventato una persona con un volto. “Gesù – ha affermato il teologo – è nostro contemporaneo in quanto immagine vivente del Dio vivente”.

La prima giornata di lavori ha visto anche il succedersi di altri eventi nei quali si approfondita la contemporaneità della figura di Cristo attraverso le forme di rappresentazione artistica del corpo, una mostra fotografica, la letteratura sul Gesù di Nazareth e la sua origine ebraica e il suo legame con la città di Gerusalemme. Molti relatori autorevoli, non tutti cristiani, altri neppure credenti ma preziosi per l’opera di evangelizzazione della cultura che si propone il Progetto Culturale.

ll programma

Il secondo evento internazionale, promosso dal Comitato per il progetto culturale (9-11 febbraio 2012) si tiene  a Roma, presso l’Auditorium della Conciliazione e alcuni luoghi limitrofi. Giovedì 9 febbraio 2012, introdotta dall’intervento del card. Angelo Bagnasco, la prima sessione: “Accadde a Dio in Palestina”, con la relazione di Klaus Berger, un’intervista al card. Joseph Zen e gli incontri su Gesù e Gerusalemme (con Sandro Magister, David Rosen, Romano Penna, Paolo Mieli), le rappresentazioni del corpo di Gesù (con Eugenia Scabini, Alain Finkielkraut e il card. Gianfranco Ravasi). A discutere sul libro “Gesù di Nazaret” di Benedetto XVI Massimo De Angelis, il card. Angelo Scola, Thomas Soeding. Nel pomeriggio l’inaugurazione della mostra fotografica di Monika Bulaj, presentata dall’autrice insieme ad Antonio Paolucci e Dino Boffo.

Venerdì 10 febbraio 2012 è in programma la sessione “Ha unito a sé ogni uomo”, con la relazione di Pierangelo Sequeri e la presentazione dell’opera Xfiction dell’artista italo-argentino Raul Gabriel. Negli eventi in contemporanea si parlerà di Gesù e le donne (con Paola Ricci Sindoni, Emma Fattorini, Liliana Cavani, Ermenegildo Manicardi), Gesù e i poveri (con Andrea Riccardi, Armand Puig i Tarrech, Ignazio Sanna, Cariosa Kilcommons) e Gesù nella letteratura contemporanea (con P. Ferdinando Castelli, Marco Beck, Franco Scaglia). La sessione pomeridiana – “Noi predichiamo Cristo crocifisso” – prevede le relazioni di Piero Coda e Jean-Luc Marion, e la testimonianza di Maydi Bayyat, direttore del Centro “Our Lady of Peace” di Amman. A confrontarsi su Gesù e il dolore degli uomini saranno Francesco D’Agostino, mons. Rino Fisichella, Manfred Luetz, Tony Capuozzo. Il rapporto tra Gesù e i giovani sarà al centro dell’incontro con Alessandro Zaccuri, Roberto Vecchioni, Armando Matteo, Alessandro D’Avenia. Il programma prevede anche la discussione del libro di René Girard “Prima dell’apocalisse”, ad opera di Fiorenzo Facchini, Sergio Belardinelli, mons. Sergio Lanza, Giuliano Ferrara. Sabato 11 febbraio 2012, la sessione conclusiva su “Il Risorto Signore della storia”. Le relazioni principali sono affidate a Henning Ottmann e Nicholas Thomas Wright, mentre le conclusioni saranno proposte dal card. Camillo Ruini.