Vita Chiesa

Giornata della Memoria: ricordare per capire

DI DON FRANCESCO SENSINIHo appena salutato un amico quando lo vedo, subito, tornare indietro. «Che cosa è successo?» domando incuriosito. «Niente! Mi sono dimenticato di andare in lavanderia!» Quante volte anche io devo tornare indietro per aver dimenticato qualcosa. E mi chiedo: è forse segno che sto invecchiando? Già perché più il tempo passa, più la memoria si indebolisce. Eppure tanti vecchi hanno una memoria incredibile.

A volte è lo stesso riferimento alla memoria quello che identifica un certo carattere. Se la moglie vuol rimproverare al marito la superficialità gli dirà: sei proprio uno che non si ricorda di niente (soprattutto in riferimento all’anniversario di nozze!). Se invece il marito vuole rimproverare alla mogie la pignoleria, le dirà: non ti dimentichi di niente!

I professori si lamentano che gli studenti non imparano più nulla a memoria o che se lo fanno è solo una registrazione fonica senza cervello. A catechismo, la memoria (domande e risposte) sembra sia scomparsa.

Oggi è molto più facile delegare il computer o altri mezzi tecnici per ricordare tutto e anche molto di più. Ma si può memorizzare un sentimento? Può essere registrato l’amicizia o la rabbia? Può entrare in un dischetto l’emozione o lo stupore?

Il prossimo 27 gennaio è il giorno dedicato alla memoria. Che cosa dovrei ricordare? Che cosa non dovrei dimenticare? Che solo 61 anni fa, proprio il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche entrarono nel campo di sterminio di Auschwitz (Polonia) liberando e salvando gli uomini rimasti ancora vivi.

Domando in modo provocatori? E allora? quando mi sono ricordato di questo che succede? Ma la memoria non può solo fermarsi a dati storici. Per ricordare che esistono le guerre, che certe ideologie vengono assolutizzate, che l’odio razziale è un virus tremendo, per ricordare che il male dell’uomo sembra più forte della potenza di Dio, non ho bisogno di andare indietro nel tempo, è sufficiente leggere i quotidiani o ascoltare la TV. Fare memoria significa capire. Nel giorno della memoria devo dunque capire che l’idea che un singolo essere umano o un gruppo o un popolo possa essermi inferiore è la radice che può di nuovo provocare quello che già è successo appena 61 anni fa e che ovviamente ritengo gravissimo peccato.

Anche la chiesa ha il suo giorno in cui fa memoria. È la domenica, ma si chiama «memoriale»: celebrando il memoriale della nostra salvezza… La differenza? La memoria è un’azione degli uomini, che guarda al passato per costruire il presente; il memoriale è un’azione di Dio, che guarda al futuro per costruire il presente.