Vita Chiesa

Giornata migrante: mons. Di Tora, tra i 6mila migranti che varcheranno la Porta Santa 200 richiedenti asilo

Tra loro ci saranno anche 200 richiedenti asilo del Cara di Castelnuovo di Porto (Roma). Il Lazio, ha ricordato mons. Di Tora, «è la regione del Centro Italia con il maggior numero di immigrati, oltre 600mila, di cui 500mila a Roma. Ma è anche la regione che ha oltre 400mila emigranti italiani. 8mila sono i richiedenti asilo e i rifugiati accolti nei Cara, nei centri di accoglienza straordinaria e negli Sprar del Lazio: l’8% degli oltre 100mila accolti in Italia».

Tra le altre iniziative in occasione della Giornata, il 14 gennaio  (ore 16, chiesa del Gesù) padre Adolfo Nicolas, superiore generale della Compagnia di Gesù, incontrerà rifugiati, volontari e amici del Centro Astalli. Proporrà  una riflessione sul pericolo di chiusura da parte dei Paesi industrializzati alle richieste di accoglienza dei migranti.

Sono 27 mila i migranti accolti oggi nelle parrocchie, comunità religiose, monasteri e santuari di tutta Italia. Al momento dell’appello del Papa il 6 settembre scorso erano quasi 23 mila, da allora è aumentata molto la disponibilità delle parrocchie all’accoglienza: si stima da 1000 a 5000. Sono i numeri forniti oggi da monsignor Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes, durante la conferenza stampa di presentazione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato del 17 gennaio. «Soprattutto laddove i comuni sono stati latitanti – ha precisato – è cresciuto l’impegno dell’accoglienza ecclesiale. Ad esempio in Lombardia una persona su 2 è accolta presso strutture ecclesiali». Mons. Perego ha annunciato l’intenzione della Chiesa italiana di compiere una rilevazione completa ad un anno dall’appello del Papa.

Per mons. Perego «depenalizzare il reato di clandestinità sarebbe un atto di grande intelligenza per il nostro Paese».  «Speriamo che l’intelligenza di far uscire le persone da una situazione di insicurezza superi la paura – ha affermato durante la conferenza stampa-, anche per fare in modo che collaborino nella lotta al traffico di esseri umani». «Se dovesse permanere il reato – ha precisato – proseguirebbe una realtà inutile da tutti i punti di vista che rischia di incrinare lo Stato di diritto: una persona non deve essere penalizzata per uno stato ma solo se commette un reato. Una condizione di vita non può essere un reato». La depenalizzazione – nei cui confronti il governo ha fatto in questi giorni dietrofront – «sarebbe un atto importante per far superare le paure irrazionali che, tante volte, fanno dimenticare i diritti fondamentali delle persone», ha sottolineato mons. Perego.