Vita Chiesa

Giovani toscani a Rio: cosa resta nel cuore

«Un viaggio dall’altra parte del mondo», proprio in quella terra, l’America Latina, dalla quale viene Papa Francesco. Un viaggio che arricchisce la GMG 2013 di colori, sapori, suoni particolari, proprio quelli che un paese come il Brasile può offrire.

Dopo l’esperienza della settimana missionaria vissuta da molti gruppi toscani in varie diocesi di questa terra, per tutti è giunto l’approdo a Rio de Janeiro per le giornate di incontro dei giovani con il Papa.

«Dall’aereo, in fase di avvicinamento finale, si osserva al suolo un’enorme distesa di palazzi e favelas. Poi dalla foschia si intravede il Pan di zucchero, solitario e possente che si innalza dalla città che appare come una distesa di ciottoli, a confronto. Il famoso stadio Maracanà ci osserva come un grande occhio; accanto, dopo il cavalcavia, ancora favelas. Rio si presenta così: la città dei contrasti nel paese delle differenze». Così scrive Leonardo, 20 anni, di Lastra a Signa, nel suo diario su Facebook che aggiorna quotidianamente dalla partenza dall’Italia. Emozioni, immagini e parole affidate al web per comunicare e condividere anche con chi è rimasto a casa la ricchezza e la straordinarietà dell’esperienza che si sta vivendo.

La città inizia a contare l’arrivo di centinaia di migliaia di persone. Per le strade ci si incontra e ci si riconosce: lo zainetto GMG dei tre colori della bandiera del Brasile, e per gli italiani anche l’inconfondibile impermeabile azzurro, sono segni che distinguono coloro che muovono i passi per Rio de Janeiro nella comune motivazione: la Giornata Mondiale dei giovani convocati da Papa Francesco.

Arrivi, sistemazioni negli alloggi, primo approccio con questa grande città, familiarizzando con la lingua, i mezzi di trasporto, con le cartine e gettando i primi sguardi su alcuni luoghi caratteristici di Rio, come la Escadaria Selaron, dove i gruppi si fermano per una foto, tra le sue mattonelle rosse e decorate, la Cattedrale, le chiese e le vie del centro. Volontari ad ogni angolo, sempre disponibili, accoglienti e pronti a dare indicazioni, anche per accompagnare in alcune visite guidate; militari e forze dell’ordine a tutelare la sicurezza dei pellegrini e una popolazione carioca accogliente e festosa, sempre pronta a dire «bem vindo!» (benvenuto) ad ogni occasione di incontro. «Una semplice parola che racchiude l’essenza di questa GMG», dicono Alice e Arianna della diocesi di Fiesole. «Giorni fatti di accoglienza a braccia aperte, simbolo di questa splendida città. Basta un solo sguardo, un sorriso, una parola per sentirsi parte di una grande famiglia che volge gli occhi verso un’unica direzione». «In queste giornate ci sentiamo davvero tutti fratelli», aggiunge Camilla, 20 anni, di Sovigliana. «E’ un’esperienza particolare che vale la pena di essere vissuta, in quanto ti permette di conoscere persone che hanno la tua stessa idea, la tua stessa fede, che vengono da ogni angolo del mondo!», commentano Tommaso e Claudia della diocesi di Pistoia. Fa freddo. Questo clima inatteso stupisce e coglie di sorpresa i pellegrini, costretti ad usare felpe e giacche impermeabili ogni giorno, ma anche gli stessi brasiliani che commentano come «insolite» le temperature così rigide per un inverno – quale è la stagione in questo periodo nel sud America – che non vede mai scendere i gradi sotto 20. «Il clima caloroso e di festa della GMG però ci avvolge subito in un forte abbraccio!», continua il suo racconto Leonardo

«Uno degli aspetti originali di questa GMG è proprio il paradossale calore della gente nell’accoglienza, di fronte al freddo climatico», ha commentato il Vescovo ausiliare di Firenze, Claudio Maniago, venuto a Rio insieme al card. Giuseppe Betori dopo la visita alle missioni fiorentine in Brasile e presente ogni mattina nella chiesa di Nossa Senhora de Lourdes, una delle quindici sedi dove si svolgevano le catechesi in lingua italiana. «Le caratteristiche che danno continuità e che si ritrovano anche in questa GMG – prosegue – sono il protagonismo dei giovani, la loro facilità a fraternizzare, la serietà a vivere il cammino proposto come pellegrini, a seguire le catechesi, accostarsi alle confessioni». Molti i Vescovi venuti a Rio, per essere vicini ai giovani insieme al Vescovo di Roma; alcuni con il compito di guidare le catechesi nelle tre mattine della settimana.

Tra i toscani, presente oltre al cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, e alvescovo Ausiliare Claudio Maniago, anche mons. Simone Giusti, Vescovo di Livorno.“Stiamo nella grande tradizione delle GMG, che all’esterno mostra la gioia, la festa dell’incontro dei giovani, delle culture, dei paesi, ma al suo cuore ha l’incontro dei giovani con Gesù, attraverso la Parola che viene spezzata per loro dal Papa e dai Vescovi», spiega il cardinale Betori prima di una delle tre catechesi. Anche il Cardinale è uno dei 15 Vescovi italiani catechisti alla GMG a Rio e con gioia per il gruppo fiorentino una mattina è presente proprio nella chiesa loro assegnata per questo appuntamento. Insieme ad essi i giovani toscani di Fiesole, Pistoia e di Massa Carrara.

Temi delle catechesi: La Speranza, Essere discepoli di Cristo, La missione. «Questa giornata della gioventù di Rio ovviamente accresce le forme festive di incontro ma da questi primi giorni si vede che altrettanto è forte l’esigenza dei giovani di interiorizzare l’esperienza attraverso il dialogo con i Vescovi e provocati dalle parole e dai gesti di Papa Francesco», ha evidenziato Betori.

Catechesi che prevedono un tempo di ascolto, ma anche spazio per le domande e per qualche colloquio personale con il Vescovo. «Questi momenti per me sono stati utili e importanti», commenta Simona, 27 anni, di Peretola, «perché mi hanno fatto vedere il mondo e la vita da una prospettiva diversa e più ampia. Mi hanno resi più chiari dei concetti e mi hanno insegnato qualcosa in più che sicuramente porterò dentro e saranno fonte di insegnamento per il futuro».

Le catechesi danno i primi frutti e la riflessione sul tema della GMG 2013 «Andate e fate discepoli tutti i popoli» (Mt 28,19) si approfondisce ed interpella. «Quando noi giovani pensiamo alla missione, all’essere missionari», commenta Aurora, 23 anni, della diocesi di Fiesole, «ci vengono in mente i villaggi dell’Africa, le favelas del Brasile. In questi giorni sto scoprendo che essere missionario non può limitarsi al partire, all’attraversare l’oceano. Essere missionario è essere cristiano. Non siamo dei veri discepoli se con la nostra vita, nella quotidianità, non diamo Gesù agli altri». «A me ha colpito molto l’invito a ritrovare le persone invisibili, accorgersi di esse», aggiunge Marta, 16 anni, di Borgo San Lorenzo, alla sua prima GMG. Ad ascoltare molti di loro, traspare quanto la settimana missionaria vissuta prima di arrivare a Rio li abbia toccati e coinvolti significativamente. «Un’esperienza di contatto con le comunità locali che aiuta i giovani a evitare il pericolo di ridurre la GMG a un fatto emotivo, riconducendoli alla concretezza delle situazioni umane e religiose», spiega il Cardinale.Mercoledì sera festa degli italiani al Maracanazinho, poi giunge atteso il giorno dell’accoglienza del Papa sulla spiaggia di Copacabana. Il sentimento più forte? Per Mariangela, della diocesi di Volterra, «l’emozione di essere in un luogo particolare – questa spiaggia così bella e famosa – e di incontrare il Papa. Un contesto, un luogo che normalmente è noto per il turismo è diventato sede di un incontro speciale e straordinario. Ci siamo riuniti da tante parti diverse del mondo attorno al vicario di Cristo … siamo segno di quello che è il senso dell’essere Chiesa!». Tante motivazioni hanno spinto i giovani a partire per Rio. «Sentivo che dovevo partecipare. E’ stata una decisione presa su due piedi, di cui non mi pento», dice Simona. «Cercavo qualcosa che mi potesse riavvicinare a Dio e alla Chiesa in un momento difficile della mia vita», aggiunge Camilla, 16 anni; «il mio don mi ha proposto la GMG e ho accolto l’invito, pensando che potesse essere l’esperienza giusta al momento giusto». «Sono venuto per vivere dei momenti di preghiera», continua Michel, 18 anni, originario del Brasile, ma lontano dalla sua terra da 15 anni. Per lui è stata anche l’occasione per rivedere il paese in cui è nato. Il venerdì ancora pioggia e freddo, ma l’attesa per la Via Crucis riempie la spiaggia ed il viale già molte ore prima dell’arrivo del Papa. «E’ un’emozione diversa vederlo qui rispetto a Roma», dice Belinda, «qui proveniamo da tutto il mondo!». Papa Bergoglio passa salutando tutti, fermandosi a baciare i bambini, accogliendo doni che le persone gli porgono. «Papa Francisco, juntos em Cristo!», cantano i giovani.

«Mi colpisce il modo semplice in cui si pone, anche nel suo arrivo. Si ferma, saluta tutti, benedice i bambini. Trasmette proprio Cristo ed è per questo che secondo me piace a tutti!», afferma Francesca, 20 anni. «Semplicità, gioia e calore, tratti meno visibili talvolta nelle comunità cristiane, Papa Francesco li ha invece fatti diventare protagonisti nell’annuncio di Cristo», aggiunge Evere, 25 anni, di Castelfiorentino. «Semplicità e grinta», come quella che usa nell’omelia a conclusione della Via Crucis: «Tu come chi di loro vuoi essere?», riferendosi ai personaggi che Gesù incontra sulla via della Croce. «Le sue parole mi hanno colpito», confida Chiara, della diocesi di S. Miniato. «Dette ad alta voce, le abbiamo sentite arrivare forti dentro».

Il grande Cristo del Corcovado fa capolino sul monte tra nubi bianche e grigie che da diversi giorni lo avvolgono. Una presenza maestosa, ma velata dal maltempo che obbliga imprevedibilmente ad un cambiamento di programma: il Campus Fidei dove dovevano tenersi la veglia e la Messa conclusiva è allagato, tutto si sposta sulla spiaggia di Copacabana. «Forse non è che il Signore voglia dirci che il vero campo della fede, il vero Campus Fidei, non è un luogo geografico, bensì siamo noi?», dice il Papa ai giovani, cogliendo così anche in questo contrattempo uno spunto per far riflettere. Quasi 4 km di persone riunite nella stretta fascia costiera della spiaggia di Copacabana. A destra l’oceano, scuro nella notte,con il forte rumore della risacca, a sinistra i grandi grattacieli e alberghi di Rio, illuminati e imponenti. Più di 3 milioni di giovani in silenzio e preghiera, mentre l’Eucaristia viene esposta sull’altare e quella distanza di chilometri che separa il palco dall’ultima fila di giovani sulla spiaggia sembra incredibilmente accorciarsi e la moltitudine diventa «uno». «Tanta bella confusione per le strade di Rio de Janeiro, ma anche il silenzio al momento opportuno, un silenzio chiesto con insistenza da Papa Francesco che ha saputo mixare entusiasmo e saggezza, semplicità e altezza nei contenuti», sottolinea don Danilo Costantino, venuto con un gruppo di giovani dalla diocesi di Arezzo.

Il Papa invita tutti a diventare «i costruttori di una Chiesa più bella e di un mondo migliore», consegna tante parole, in un discorso che non arriva come monologo, ma come dialogo, che interpella, in una continua ricerca del suo interlocutore. La notte passa in fretta, dentro sacchi a pelo e tende allestite per ripararsi dal vento freddo dell’Oceano; poi l’alba sulla spiaggia prepara e predispone il cuore, dopo giorni di nuvole e cielo grigio, ad un gioioso momento celebrativo. Molti altri giovani arrivano per la Messa, ci stringiamo e il numero complessivo dei presenti raggiunge i 3,7 milioni. Nei maxischermi, le riprese dall’alto fatte dall’elicottero mostrano immagini incredibili, un brulicare di persone vicine e fitte come granelli di sabbia. Il clima di gioia e di preghiera però non si scompone. Siamo tanti, ma l’affollamento non disturba, non distoglie. «Andate, senza paura, per servire»: tre parole, un’unica consegna che Papa Francesco affida ai giovani, invitandoli ad essere insieme testimoni generosi e coraggiosi del Vangelo.

«Ancora una GMG, ancora una volta un’esperienza unica, che coinvolge anche chi è rimasto a casa e ha pregato e gioito con noi ogni giorno. È proprio così che torniamo a casa, con uno zaino sulle spalle incredibilmente colmo di volti, abbracci, sorrisi, parole, silenzi e tanta, tanta gioia», sottolinea don Danilo. «Una GMG da riassaporare giorno per giorno con il cuore ancora a Rio e con la testa a Cracovia, non dimenticando che c’è da essere discepoli qui dove viviamo la nostra vita di fede, il quotidiano».I momenti più belli di questi giorni? «La Veglia e la Messa», dice Lorenzo, «poi vedere la gente felice, contenta; la parte più credente di me è venuta fuori». Anche Ginevra, 16 anni, è rimasta colpita dalla veglia, «un’esperienza nuova, vissuta tutti insieme».

Cosa si porta a casa? «Ogni GMG ti lascia qualcosa di importante, di sicuro lo comprenderò meglio al ritorno, sicuramente l’invito ad essere testimoni», dice ChiaraAgnese di Borgo San Lorenzo «questa è un’esperienza che ti cambia la vita, dal punto di vista spirituale, ma anche per i rapporti con gli altri». «Il significato di questa GMG rimarrà impresso nel cuore di tutti», conclude Giada. Tutti pronti dunque ad essere missionari? «Non so dove il Signore mi chiamerà ad essere missionaria nel futuro e nel “per sempre”; per adesso – dice Aurora di Fiesole – grazie a questa GMG, c’è la voglia di essere missionaria nel presente!».

Per alcuni gruppi la permanenza in Brasile si è prolungata per altri giorni, che hanno permesso di visitare luoghi caratteristici e belli di questa zona, come il Pão de Açúcar e il Corcovado, la spiaggia di Ipanema con i suoi famosi scenari al tramonto. I giovani della diocesi di Siena sono gli ultimi toscani a rientrare in Italia. Come racconta Filippo, «il più piccolo gruppo mai partito da Siena per una GMG (8 ragazzi) ha compiuto il viaggio più lungo nella storia delle Giornate: ben 26 giorni!». Dopo l’esperienza missionaria e la settimana a Rio, «rinfrancati e smossi nello spirito, abbiamo passato qualche giorno a Foz de Iguazu dove, insieme a belle gite nei parchi naturali, abbiamo conosciuto l’Associazione AFA, fondata da don Arturo Paoli. Una bella realtà che si occupa di bambini in situazioni difficili, in una zona di Brasile dove il cattolicesimo è minoranza. I “fantastici 8” di Siena porteranno questo viaggio nel cuore per sempre e si impegneranno da subito per essere portatori di fede sempre più pronti davanti alle sfide di quest’epoca».