Vita Chiesa

Grosseto, profanazione di una tomba: lo sgomento del vescovo Rodolfo

Sono rimasto intimamente scosso nell’apprendere che al cimitero di Sterpeto sia stata violata una tomba e, con tanta violenza e crudeltà, profanato il corpo di una defunta.

Ho riflettuto dentro di me – come cristiano, prima ancora che come sacerdote e vescovo – sul dolore che un atto tanto squalificante può provocare in coloro che a quella defunta hanno voluto bene, che da quel corpo sono nati, che nella relazione anche fisica e corporea con quella creatura hanno ricevuto gioia, affetto, consolazione, benedizione e non posso che manifestare loro la vicinanza mia personale e della Chiesa di Grosseto, offrire la mia povera preghiera, dirmi pronto ad un gesto che in qualche modo ripari il male provocato da mani ignote.

Mi chiedo anche da quale malessere e da quale cattiveria interiore possa nascere la spinta così poco umana a compiere un gesto di profanazione. Sono interrogativi rispetto ai quali non ho risposte immediate, ma che suscitano in me il bisogno, come pastore, di riproporre con umiltà una riflessione pubblica sul senso del nostro corpo, sul significato del culto dei defunti, sul perché la nostra umanizzazione passa anche dal rispetto che portiamo ai resti mortali di chi ci ha preceduti nel cammino di questa vita e, per chi ha fede, è adesso nelle mani misericordiose di Dio.

La Chiesa fin dagli albori della sua bimillenaria storia ha onorato la memoria dei defunti e lo ha fatto non solo come gesto di pietà verso persone a cui ci hanno legato affetto, amore, amicizia, stima, simpatia, ma anche nella ferma consapevolezza che il corpo è il dono nel quale Dio ha infuso il suo “alito di vita” e che ogni donna e ogni uomo sono immagine del Creatore. Diceva il beato Giovanni Paolo II che il corpo è quasi un sacramento e questo perché, per chi ha il dono della fede, nel corpo c’è l’impronta indelebile del Signore.

Nel catechismo della Chiesa cattolica è scritto che l’uomo tutto intero – fatto di anima e di corporeità – è voluto da Dio e che “Il corpo dell’uomo partecipa alla dignità di « immagine di Dio »: è corpo umano proprio perché è animato dall’anima spirituale, ed è la persona umana tutta intera ad essere destinata a diventare, nel corpo di Cristo, il tempio dello Spirito”. Dietro a queste espressioni solo apparentemente un po’ difficili c’è una verità che fa bene ad ognuno di noi: la verità della nostra dignità di persone, sia finché viviamo, sia dopo la morte. Nella fede so che il corpo è per l’eternità e a nessuno è dato il diritto di violarne la sacralità, neppure dei resti mortali.

Unendomi, dunque, alla riprovazione di molti nell’apprendere questa tristissima notizia, desidero con tutto il cuore offrire parole e gesti che possano consolare i familiari, così tanto scossi da questa vicenda molto dolorosa da sopportare e mi auguro che in ognuno di noi certi episodi abbiano l’effetto di aiutarci a recuperare il senso del rispetto per il mistero che è ogni essere umano, in vita come dopo la morte.

+Rodolfo, vescovo