Vita Chiesa

I 33 giorni del «papa del sorriso»

di Vittorio CitterichAlbino Luciani, Giovanni Paolo I, il Papa del sorriso, il Papa dei trentatré giorni, in quell’anno «dei tre Papi» (1978), tra la morte di Paolo VI e l’elezione di Karol Wojtyla, Giovanni Paolo II. Come un baleno di simpatia e d’umiltà che attraversa rapidamente l’orizzonte bimillenario della Chiesa e tuttavia ha lasciato un segno indelebile. Anche per gli addetti ai lavori della cosiddetta «vaticanologia» che, come del resto la «cremlinologia» di quei tempi, è risultata essere una scienza inesatta. Nessuno degli esperti, venticinque anni orsono, poteva prevedere gli eventi che erano in gestazione, il tracollo del «primo Stato ateo» della storia e la fioritura di antiche e nuove identità cristiane che nel papato, in vario modo, avrebbero trovato un punto di aggregazione e dinamismo.

Brevi momenti, invero, preparavano profonde trasformazioni. In qualche misura i mezzi di comunicazione avrebbero sconvolto il panorama mondiale. Da questo punto di vista l’elezione di Albino Luciani, il 26 agosto 1978, si segnalò per la straordinaria telecronaca della conclusione di un conclave fatta, in diretta televisiva, dal Papa in persona. Ricordiamo l’inattesa improvvisazione che offriva, per la prima volta nella storia, uno squarcio di semplice umanità e confidenza su un evento, il conclave appunto, secolarmente avvolto da segreti incomprensibili per molta gente. «Ieri mattina – raccontò il nuovo Papa alla gente e in tv – io sono andato alla Sistina a votare tranquillamente. Mai avrei immaginato quello che stava per succedere… Appena il pericolo è cominciato per me, i due colleghi che mi stavano vicino mi hanno sussurrato: “Coraggio, se il Signore dà un peso darà anche l’aiuto per portarlo”; e l’altro: “Non abbia paura: pensi che in tutto il mondo c’è tanta gente che prega per il nuovo Papa”. Poi, quando è venuto il momento del nome, perché come sapete chiedono anche il nome, ho pensato a Papa Giovanni che mi ha voluto consacrare con le sue mani, proprio qui nella Basilica di San Pietro, e gli sono succeduto a Venezia, in quella Venezia ancora ripiena del suo ricordo, le suore, i gondolieri…; poi ho pensato a Paolo VI che mi ha fatto cardinale, ma non solo; alcuni mesi prima, proprio sulle passerelle veneziane, mi ha fatto diventare tutto rosso perché si è levata la stola e me l’ha messa sulle spalle… è Paolo VI che ha mostrato come si ama, come si serve, come si patisce per la Chiesa. Così ho risposto: “Mi chiamerò Giovanni Paolo”. Intendiamoci. Io non ho la sapientia cordis di Papa Giovanni e neanche la preparazione e la cultura di Papa Paolo. Però sono al loro posto. Devo cercare di servire la Chiesa. Spero che mi aiuterete con le vostre preghiere».

Una telecronaca pontificia fatta a braccio, improvvisando e, insieme, frutto maturo di una vita interamente spesa nella preghiera, nel servizio, nella riflessione. Con tutte le virtù di un sacerdote che ha fatto lungamente e sinceramente il catechista con la premura di far capire anche ai bambini le complesse verità della fede. Così si guardano gli «angelus» (da quello celebre che fece scandalo quando parlò di Dio che ama anche con amore materno) e i dialoghi familiari con i bambini nelle udienze.

Papa Luciani non ha avuto il tempo di scrivere quella prima enciclica che, in genere, viene considerata programmatica, ma il primo radiomessaggio «urbi et orbi» conteneva indicazioni orientative. Intanto la consapevolezza della difficoltà del compito che si era assunto «in spirito di obbedienza». Non a caso esordì ricordando la «gravissima responsabilità del supremo pontificato» confessando di avere «ancora l’animo angosciato dal pensiero del tremendo ministero al quale siamo stati scelti: come Pietro, ci pare di aver posto il piede sull’acqua infida, e, scossi dal vento impetuoso, abbiamo gridato con lui: “Signore, salvami”». Con la certezza che l’aiuto di Dio non mancherà e che, storicamente, la Chiesa cattolica è insostituibile quale «immensa forza spirituale e garanzia di pace e di ordine».

Giovanni Paolo I si richiamava al Concilio Vaticano II andando oltre le contestazioni e i timori allora dominanti. «Vogliamo continuare nella prosecuzione dell’eredità del Concilio, vegliando a che una spinta generosa forse ma improvvida, non ne travisi i contenuti e i significati, e altrettanto che forze frenanti e timide non ne rallentino il magnifico impulso di rinnovamento e di vita». La collocazione storica della Chiesa, nel travaglio drammatico di quegli anni, consiste nel dover «dare al mondo quel supplemento d’anima che da tante parti si invoca e che solo può assicurare la salvezza» sul «crinale oltre il quale c’è la vertigine dell’abisso» ed «il rischio di ridurre la terra a un deserto».

Insomma il «Papa del sorriso», il Papa dei trentatré giorni, in continuità con i suoi predecessori, si proponeva di portare avanti il compito che il suo successore chiamerà della «nuova evangelizzazione». Noi lo ricordiamo, con riconoscente affetto, adoperando spesso la memoria del «tempo breve» che gli è toccato. E ci accorgiamo che anche questo tempo breve è stato un tempo di grazia.

La schedaAlbino Luciani nasce il 17 ottobre 1912 a Forno di Canale, attualmente Canale d’Agordo, sulle Dolomiti bellunesi. Ordinato sacerdote nel 1935, per dieci anni è vicerettore del Seminario di Belluno. Nel 1948 viene nominato provicario della diocesi bellunese, e direttore dell’ufficio catechistico. Nel 1954 diventa vicario generale e, nel 1958, Giovanni XXIII lo nomina vescovo di Vittorio Veneto. Dal 1962 al 1965 partecipa alle sedute del Concilio Vaticano II; nel 1969 Paolo VI lo nomina Patriarca di Venezia, e nel 1973 viene creato Cardinale. Il 10 agosto del 1978, pochi giorni dopo la morte di Paolo VI, parte per Roma dove il 26 agosto, nel secondo giorno del conclave, viene eletto Papa e sceglie il nome di Giovanni Paolo I. Il 27 agosto rivolge il primo radiomessaggio «urbi et orbi»; il 3 settembre si svolge la cerimonia di inizio del servizio pastorale. Il 28 settembre muore. In autunno si apre il processo di beatificazioneLa diocesi di Belluno-Feltre ha avviato la causa di beatificazione di Giovanni Paolo I, a seguito del nulla osta della Santa Sede giunto il 17 giugno. Il processo, secondo le parole del vescovo Vincenzo Savio, dovrebbe iniziare in autunno: l’annuncio è stato dato durante la Messa in ricordo dei 25 anni dell’elezione a pontefice di Albino Luciani che si è svolta lo scorso 26 agosto a Canale d’Agordo, paese natale di papa Giovanni Paolo I. Alla celebrazione, in una chiesa gremita di fedeli, hanno preso parte anche il patriarca di Venezia Angelo Scola e il vescovo di Vittorio Veneto Alfredo Magarotto, rappresentanti delle diocesi venete in cui Luciani ebbe modo di esercitare il suo ministero pastorale. Monsignor Savio ha sottolineato la forza del pensiero di Albino Luciani e ha ricordato «il suo fascino immediato di cristiano che si abbandona serenamente nelle mani di Dio, mostrando in momenti diversi un alto grado di responsabiltà nel mandato che il Signore gli trasmette». Giovanni Paolo II: «Una fede limpida»«Maestro di fede limpida, senza cedimenti a mode passeggere e mondane… un Pastore vicino alla gente, che con serenità ed equilibrio sapeva mettersi in dialogo con la cultura e con il mondo»: così Giovanni Paolo II ha ricordato la figura del suo predecessore, Giovanni Paolo I, nel 25° anniversario dell’elezione, 26 agosto 1978. Il Papa ha ricordato «il volto sorridente e lo sguardo fiducioso ed aperto» di Papa Luciani che «cercava di adattare i suoi insegnamenti alla sensibilità della gente, ma conservando sempre, la chiarezza della dottrina e la coerenza della sua applicazione alla vita». «Umiltà e ottimismo – ha concluso – furono la caratteristica della sua esistenza. Proprio grazie a queste doti lasciò, nel corso del suo fugace passaggio tra noi, un messaggio di speranza che trovò accoglienza in tanti cuori».