Vita Chiesa

I Papi in Terra Santa

Il prossimo viaggio (8-15 maggio) non sarà il primo di Joseph Ratzinger in Terra Santa. Per la Custodia di Terra Santa un primo viaggio risale al 1964, quando era ancora sacerdote, ed un secondo al 1992, compiuto da cardinale, per il suo 65º compleanno. Ci sono stati anche altri prelati che si sono recati in Terra Santa prima di essere eletti al soglio di Pietro. Uno di questi fu Giovanni XXIII, Papa dal 1958 al 1963. Aveva 25 anni quando si recò in Terra Santa al seguito del pellegrinaggio nazionale italiano, quale segretario del vescovo di Bergamo, mons. Radini Tedeschi. Tornando indietro nel tempo, secondo il libro “In Terra Santa con i Papi”, la Chiesa di Gerusalemme ricorda il francese Jacques Pantaléon che, nominato patriarca di Gerusalemme nel 1255, fu eletto Papa nel 1261, durante la VII Crociata. Non era cardinale e prese il nome di Urbano IV. Un altro Papa ha toccato la Terra Santa prima della propria elezione. Si tratta del diacono Teobaldo Visconti, che fu Papa dal 1271 al 1276, con il nome di Gregorio X. La sua elezione avvenne a Viterbo mentre era impegnato nella IX Crociata a san Giovanni d’Acri insieme ad Edoardo I d’Inghilterra. Ci sono stati anche Pontefici che hanno espresso il desiderio di toccare la Terra Santa e che sono morti prima di poterlo fare. Tra questi Gregorio VII (1073-1085) e Urbano II (1088-1099). Fu quest’ultimo, nel 1095, a lanciare l'”appello di Clermont”, che causerà la I Crociata.

Paolo VI. Dopo San Pietro, sono i due Papi che hanno visitato la Terra Santa: Paolo VI nel 1964 e Giovanni Paolo II nel 2000. Quello di Paolo VI fu un viaggio lampo, durato solo tre giorni. Il mattino del 4 gennaio 1964 partì da Roma con un Dc8 dell’Alitalia, primo Papa a viaggiare in aereo, per fare ritorno la sera dell’Epifania. La sua intenzione di recarsi in Terra Santa, ricorda il suo segretario, mons. Pasquale Macchi, “fu comunicata in San Pietro il 4 dicembre ai padri conciliari che approvarono con un lungo applauso”. “Vedremo quel suolo benedetto, donde Pietro partì e dove non ritornò più un suo successore; noi umilissimamente e brevissimamente vi ritorneremo in segno di preghiera, di penitenza e di rinnovazione per offrire a Cristo la sua Chiesa”, furono le parole di Montini. L’accoglienza ad Amman, capitale della Giordania, fu calorosa da parte dello stesso re Hussein che lo scortò per tutta la sua permanenza nel suo territorio. La città vecchia di Gerusalemme, così come Betlemme, era allora sotto il controllo giordano (lo rimase fino al 1967). Il Papa arrivò a Gerusalemme in auto, qui, alla porta di Damasco la folla che attendeva aveva ormai travolto gli spazi riservati alle autorità. “L’itinerario sulla Via Dolorosa fu drammatico – ricorda ancora mons. Macchi – sembrava che il Papa venisse sommerso dalla folla”. Giunto alla Basilica del Santo Sepolcro Paolo VI pronunciò una preghiera penitenziale: “Prendiamo coscienza con sincero dolore di tutti i nostri peccati, dei peccati dei nostri padri, di quelli della storia passata, prendiamo coscienza di quelli del nostro tempo e del mondo in cui viviamo. Siamo venuti come i colpevoli che tornano al luogo del loro delitto… Siamo venuti per batterci il petto e domandarti perdono, per implorare la tua misericordia”. In Galilea, Paolo VI varcò la linea del “cessate il fuoco” tra la Giordania e Israele (che la Santa Sede non riconosceva) incontrando il presidente israeliano, Shneiur Zalman Robshov (Shazar), a Meghiddo. Il Papa visitò anche Betlemme, Nazareth, Tabga, Cafarnao, le Beatitudini e il Tabor. Di quella visita si ricorda l’incontro con il patriarca ecumenico di Costantinopoli Atenagora I, il primo tra un Papa e il Patriarca dai tempi dello scisma d’Oriente.

Giovanni Paolo II. Più lunga la visita giubilare di Giovanni Paolo II: dal 20 al 26 marzo 2000. Rispetto al 1964 molte cose sono cambiate, in primis i confini geopolitici: Gerusalemme è tutta sotto il controllo israeliano, da sei anni esiste l’Autorità nazionale palestinese con Arafat come presidente. La Santa Sede e Israele hanno allacciato relazioni diplomatiche nel 1993 e i palestinesi e gli israeliani, guidati dal presidente Usa Bill Clinton, sono sul punto di raggiungere un accordo di pace. Purtroppo il negoziato naufragò a Camp David in estate e il 28 settembre esplose la seconda intifada provocata dalla passeggiata, giudicata provocatoria dai palestinesi, dell’allora capo del Likud, Ariel Sharon al Monte del Tempio, luogo sacro per musulmani ed ebrei. Come Paolo VI anche Giovanni Paolo II comincia il suo pellegrinaggio ad Amman e dal memoriale di Mosè sul monte Nebo. Il suo è un viaggio ricco di simboli, gesti e aperture al popolo ebraico. Tra questi la visita al Gran Rabbinato, al memoriale dell’Olocausto (Yad Vashem) e al Muro del Pianto, nelle cui fessure lascia una preghiera di perdono a Dio per le sofferenze inflitte al popolo di Israele. Non per questo trascura la causa palestinese, visitando il campo profughi di Deheisheh, vicino a Betlemme o incontrando i leader religiosi musulmani. Resta negli annali la decisione di ritornare al Santo Sepolcro poco prima della sua partenza. In Terra Santa Karol Wojtyla c’era già stato, quasi quaranta anni prima da vescovo, nel 2000 è tornato come successore di Pietro, sofferente, mentre guidava la Chiesa nel terzo millennio.a cura di Daniele Rocchi