Vita Chiesa

I salmi con Ravasi e «Giacomino»

di Jacopo Masini

«La preghiera è pensare al senso della vita, e il pensare non è altro che ringraziare». È con queste parole che monsignor Gianfranco Ravasi ha dato inizio, lo scorso 10 aprile nella Basilica di San Miniato al Monte, alla sua lezione su «Una vita in compagnia dei salmi», inaugurando così il convegno organizzato dall’Associazione Biblia e dall’Ufficio Catechistico Diocesano «Salmi e cantici della Bibbia», davanti ad una folla di persone interessate e curiose di ascoltare dal vivo una delle voci più autorevoli nel campo dell’esegesi biblica.

«La mia vita, il mio percorso intellettuale e spirituale è stato dettato dal camminare assieme ai salmi, alla lode e all’invocazione che in un simile testo si alternano con un’armonia senza pari», ha raccontato Ravasi, facendo accenno proprio a quanto nei salmi si fondano e si compenetrino «poesia e pensiero, fede e ragione. La Bibbia non è soltanto un libro storico e dunque un documento insostituibile per la ricerca scientifica – ha proseguito il Presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura – ma è anche un libro di preghiere che Dio ha ispirato nel cuore dell’uomo perché siano rivolte a Lui stesso. L’uomo interroga Dio e Dio risponde suscitando risposte e ulteriori domande in un continuo scambio di significati, di suggestioni profonde, di sguardi in cui è l’amore ad essere il grande protagonista».

Un canale di comunicazione, uno strumento fondamentale di relazione con il divino che cerca l’uomo, un mezzo privilegiato di introspezione e di dialogo con il Creatore. «Se lo schema e la struttura del salmo ne costituiscono lo scheletro, è l’analisi letteraria, con tutti i suoi infiniti e inesauribili simbolismi, ad essere la carne viva di un testo così denso di ispirazione e di teologia», ha spiegato Ravasi.

La fisicità della preghiera, la descrizione del gusto e della corporeità dell’orazione. Altri temi che il relatore ha voluto soltanto sfiorare con delicatezza, semplicità e accessibilità di linguaggio. «La fame e la sete sono riferimenti continui nei salmi, metafore di un desiderio insaziabile dell’uomo nei confronti di Dio, un Dio che penetra col suo sguardo il grembo della madre per conoscere tutto dell’uomo ancor prima che nasca».

Una lezione che si è tramutata in un momento stesso di preghiera per i molti che seguivano incantati le riflessioni e le immagini proposte dal Vescovo: «Custodiscimi come pupilla degli occhi canta il salmo 16, in cui l’uomo è innalzato alla dignità dello sguardo di Dio, eredità finale dell’uomo stesso, porto sicuro a cui la vita di ogni uomo approda alla fine del viaggio».Alle parole di Mons. Ravasi ha fatto eco la testimonianza di Giacomo Poretti, il popolare attore del trio «Aldo Giovanni e Giacomo», che si è esibito nella lettura di alcuni salmi, non prima di aver ceduto il passo al racconto di che cosa sia stata e sia ancora la preghiera nella sua vita. «Quand’ero piccolo pregavo Dio per chiedergli tante cose, soprattutto di diventare alto», ha detto l’artista, ripercorrendo con semplicità ed ironica schiettezza le fasi del proprio percorso di credente, per poi concludere con un originale dialogo fra sé e Dio: «A proposito Giacomo – chiede Dio – volevi diventare alto oppure grande?». Racconti di episodi, il ricordo della famiglia credente che lo aveva educato alla preghiera, il rapporto difficile negli anni dell’adolescenza e la riscoperta durante l’età più adulta: «Quando si ammalò una cara amica di famiglia, e purtroppo senza possibilità di guarigione, mi resi conto che sarebbe stato più importante chiedere che la persona non avesse paura. Fu ciò che accadde e capii che Dio voleva realizzare grandi cose grazie all’aiuto e alla preghiera degli uomini».

Due testimonianze diverse eppure così affini hanno portato tutte le persone, in gran parte laici, che si sono strette nella Basilica ad immergersi nella bellezza e nell’intensità di un messaggio di spiritualità non solo letterario ma anche concreto. «Un’occasione – ha detto lo stesso Ravasi – per sentirmi ancor più legato alla città di Firenze».