Vita Chiesa

INCONTRO TRA MONS. BAGNASCO E CHRYSOSTOMOS II (CIPRO): «FARE TUTTO IL POSSIBILE PER ARRIVARE ALLA PIENA COMUNIONE»

“La Chiesa italiana assicura la volontà di fare tutto il possibile perché si coltivi il dialogo e il rapporto fraterno, al fine di giungere alla piena comunione e, nel momento contingente, lavorare insieme con strategie pastorali solidali perché il Vangelo sia predicato ad ogni creatura”. Lo ha detto mons. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, accogliendo questa mattina l’arcivescovo ortodosso di Cipro, Chrysostomos II, in visita ufficiale. “Rendiamo grazie per la fede e la bella testimonianza cristiana dei nostri popoli” ha affermato mons. Bagnasco nel suo discorso di saluto. “Condividiamo – ha aggiunto – i sogni di pace del popolo cipriota. Tali aspirazioni di pace e di sviluppo nella concordia si sono ulteriormente accresciute con l’ingresso di Cipro nella Ue”. “Stringere rapporti di amore tra le comunità – ha concluso – ci spinge a essere più uniti per combattere le divisioni, i mali, le violenze e le ingiustizie che travagliano la vita dei nostri Paesi. Intraprendere azioni pastorali comuni, sostenere insieme il principio di libertà e democrazia, significa dare testimonianza corale all’unico Vangelo e rendere ragione della speranza che è in noi”. L’incontro tra Bagnasco e Chrysostomos è stato suggellato da una preghiera comune e da uno scambio di doni.

“Il nostro patrimonio viene costantemente derubato, maltrattato, venduto all’estero da quelli che occupano una parte della nostra isola”, questa la denuncia dell’arcivescovo ortodosso di Cipro, Chrysostomos II. Rispondendo al saluto del presidente della Cei, Chrysostomos II ha chiesto il sostegno della Chiesa italiana “per la nostra giusta intenzione di voler restaurare i nostri monumenti occupati, distrutti o lasciati in rovina poiché i luoghi sacri di Cipro, cattolici, maroniti, armeni, ebraici e ortodossi, appartenenti tutti al patrimonio culturale dell’umanità rischiano di scomparire per sempre”. L’arcivescovo ortodosso ha poi allargato lo sguardo all’Europa “la nostra Casa comune, un luogo che diventa troppo spesso causa di disperazione, ma anche di speranza verso una meta comune, quale è il Regno di Dio! Un territorio, dove la famiglia è in pericolo di estinzione a causa di chi non rispetta ormai la legge di Dio. Una terra dalle radici cristiane ma con un cristianesimo minacciato, perseguitato, ferito”. “I tempi non possono aspettare – ha concluso – Dobbiamo unire i nostri sforzi, le nostre fatiche, la nostra testimonianza cristiana, affinché il mondo creda”. Sarebbero più di 500 le chiese e cappelle greco-ortodosse demolite o a rischio nella zona sotto occupazione turca. Inoltre sarebbero 77 chiese trasformate in moschee, 133 tra luoghi di culto e monasteri dissacrati, 18 chiese trasformate in depositi, caserme e ospedali militari, 1 in albergo e in scuola d’arte. Siti importanti che datano dall’epoca paleocristiana fino all’età moderna, passando per l’età bizantina e per il periodo della dominazione francese (XI-XV secolo) e veneziana (XV-XVI secolo). A tutt’oggi non si sa che fine abbiano fatto gli oggetti e arredi sacri di queste chiese che detenevano un patrimonio di oltre 15 mila icone.

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