Vita Chiesa

INSEGNAMENTO RELIGIONE IN EUROPA, MONS. GIORDANO (CCEE): TRE I NODI DA SCIOGLIERE

I rapporti “dell’insegnamento della religione in Europa con l’evangelizzazione e la pastorale; con la società pluralista e multireligiosa; con l’attuale clima culturale, sfavorevole alla religione ma che, al tempo stesso, fa intravedere un nuovo interesse per il fatto religioso”: questi “i principali nodi che tenteremo di sciogliere durante il nostro incontro”. A dirlo al SIR è mons. Aldo Giordano, segretario generale del Ccee (Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa), a Roma per il Simposio sull’insegnamento della religione nelle scuole del continente che si è aperto ieri pomeriggio (fino a domani). L’incontro si svolge a conclusione della Ricerca in materia, avviata dal Ccee nel 2005 e promossa, in particolare, dal Servizio Irc (insegnamento religione cattolica) della Conferenza episcopale italiana. Al termine dei lavori, prosegue mons. Giordano, “verrà approvato dai delegati delle Chiese d’Europa un documento finale destinato alle Conferenze episcopali e, probabilmente, anche alle istituzioni nazionali civili ed europee, per sottolineare l’importanza dell’insegnamento della religione, realtà da valorizzare e sostenere”.

Al di là delle differenze tra i vari Paesi, “legate – spiega il segretario Ccee – alla varietà dell’esperienza religiosa nel continente e ai diversi statuti giuridici dell’insegnamento della religione, dalla ricerca emerge l’importante ruolo di questo insegnamento, ancorché in Europa si stia facendo strada una cultura sfavorevole e sospettosa nei confronti della religione, considerata come un fatto privato, che non dovrebbe trovare spazio nella didattica. Eppure il suo insegnamento è indispensabile per capire l’identità, l’agire, l’arte, la storia, la cultura di un popolo. La religione inoltre risponde alle domande cruciali sulla visione dell’uomo, il senso della vita, la convivenza tra i popoli ed è oggetto di studio da parte di diverse discipline scientifiche e di rinnovato interesse da parte di molte persone”. Per mons. Giordano il suo insegnamento ha la “scientificità” delle altre materie. “Non è – chiarisce – un itinerario di fede o una catechesi; è, piuttosto, una scienza che studia l’evento religioso” e, in quanto tale, “richiede insegnanti competenti ma, al tempo stesso, inseriti personalmente in un’esperienza di fede”. È pertanto giusto “che sia la Chiesa a concedere loro l’idoneità e la missio canonica”.

“Il confronto con la società pluralista e multireligiosa – prosegue mons. Giordano – pone infine l’interrogativo se sia preferibile un insegnamento confessionale secondo la confessione maggioritaria di ogni Paese, oppure un insegnamento che si differenzi secondo le diverse confessioni – all’interno dello stesso Paese ogni confessione organizza il proprio – o, ancora, un insegnamento di tipo etico, neutro, che può andare bene per tutti”. “Noi siamo convinti – afferma il segretario Ccee – che la via migliore sia quella dell’insegnamento confessionale secondo la confessione maggioritaria di ogni Paese, che è quella che ha inciso in modo più significativo sulla formazione della cultura e dell’identità del Paese stesso”. Per mons. Giordano, inoltre, “a livello metodologico appare più serio da parte di una disciplina scientifica l’approfondimento di un aspetto piuttosto che un’informazione generale”. Assumere, infine, “il punto di vista di una confessione implica comunque il riferimento e l’apertura alle altre confessioni e religioni, alla dimensione etica, alla posizione di chi non crede”.

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