Vita Chiesa

ISLAM IN EUROPA: CARD. RICARD, «ESSERE LABORATORIO DI CONVIVENZA POSSIBILE»

L’Europa ha una responsabilità unica: può diventare laboratorio in cui cristiani e musulmani dimostrano al mondo che è possibile “vivere insieme, in maniera armoniosa, con uno stile basato sulla comprensione e il rispetto dell’altro”. Lo ha detto al Sir il card. Jean Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux e vice-presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali europee (Ccee) a margine dell’incontro dei delegati nazionali delle Conferenze episcopali, responsabili delle relazioni con l’islam. Nel tracciare il significato dell’incontro che si conclude oggi a Bordeaux, il cardinale ha parlato di una responsabilità particolare dell’Europa nel dialogo interreligioso tra i cristiani e i musulmani. “E’ una sfida – ha detto -, ma occorre dimostrare che è possibile vivere insieme in modo armonioso, a partire dal dono del meglio di se all’altro che ciascuna tradizione religiosa può fare. Non si tratta solamente di stabilire relazione pacifiche ma di essere insieme testimoni del fatto che queste relazioni pacifiche tra le persone possono esistere”. “Sempre più, le chiese europee sono interpellate dalla presenza della popolazione musulmana” nei paesi europei. “La loro presenza – commenta Ricard – cambia il quadro di riferimento storico, culturale e religioso dell’Europa, che solo fino a pochi decenni fa era segnato dal cristianesimo”. Nell’ambito poi del Ccee – fa notare l’arcivescovo -, ci sono “paesi dove l’islam è addirittura in situazione di maggioranza come in Bosnia ed Erzegovina, l’Albania e la Turchia”. Si avvertiva – aggiunge Ricard – la necessità di un incontro tra i responsabili delle conferenze episcopali per le relazioni con l’islam per scambiare esperienze, approcci, questioni ed interrogativi circa questa presenza. Sono questioni che riguardano innanzitutto la società, verificando per esempio come i musulmani si inseriscono in società democratiche, dove c’ è una separazione netta tra il potere temporale e il potere spirituale, tra lo Stato e le religioni e in una società europea che è pluralista nella quale si ritrovano altre religioni nonché altre concezioni di vedere il mondo. Si tratta anche di vedere come le società europee integrano questa parte nuova della popolazione”.“La presenza dei musulmani in Europa pone dappertutto le stesse questioni e gli stessi interrogativi. Essi rappresentano ovunque una sfida per le chiese. Affrontarla insieme a livello europeo, per individuare approcci e azioni comuni, è sicuramente più facile”. Così padre Hans Vöcking, esperto di Islam per il Ccee, riassume la ricchissima carrellata di esperienze che i delegati delle Conferenze episcopali di Europa hanno raccontato, parlando dei problemi, delle difficoltà e delle iniziative che le singole chiese in Europa vivono e promuovono in rapporto con l’islam. Un fittissimo scambio di vedute ha infatti caratterizzato l’incontro in corso in questi giorni (dal 27 al 28 aprile) a Bordeaux, in Francia, su iniziativa del Ccee, con la presenza del card. Jean Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso. “Solo fino a 30 anni fa – continua padre Vöcking -, la presenza dei musulmani in Europa rientrava per le Chiese nella categoria degli aiuti agli immigrati. Oggi c’è la constatazione che i musulmani fanno parte integrante delle società europee e questa presenza necessita di una riflessione diversa che è al tempo stesso pastorale, sociale, caritativa e religiosa”. Dai rapporti presentati dalle singole chiese emerge un quadro complesso e variegato della presenza dei musulmani nel nostro continente. In Germania, per esempio, si contano circa 3,5 milioni di musulmani di cui il 75% è di origine turca. Ai musulmani che vivono in Germania è largamente garantita la libertà di culto: si contano nel paese 2.500 luoghi di preghiera, 180 grandi moschee con cupola e minareti e il loro numero è destinato a raggiungere presto le 300 unità. In molti casi, la Chiesa cattolica ha contribuito a regolare i conflitti che emergevano attorno alla loro costruzione. In Francia, si stimano 5 milioni di persone di cultura e tradizione islamica. “L’Islam – racconta padre Christophe Roucou – è sempre più visibile, dalla costruzione di moschee, alle associazioni, al commercio. Si vorrebbe passare da un islam in Francia ad un Islam di Francia. Più del 50% dei musulmani sono cittadini francesi: non si può più considerare i musulmani come degli immigrati. I più giovani si dicono francesi di confessione musulmana”. In Italia le stime parlano di un milione di musulmani. “La presenza islamica nel nostro paese – ha detto don Gino Battaglia responsabile dell’ufficio per l’ecumenismo e del dialogo della Cei – è una presenza estremamente plurale, frammentaria, composita e complessa”.Tra le sfide più sentite nel nostro paese, don Battaglia ha sottolineato la persistenza di “un’ondata di razzismo e xenofobia che ha colpito anche la popolazione musulmana”. Per questo è necessario coltivare “il dialogo e l’incontro” per “contrastare una lettura allarmistica della situazione che non torva fondamento reale”. In Spagna, i musulmani oggi presenti nel Paese sono 1 milione e 300 mila, provenienti soprattutto dal Nord Africa. Sono ripartiti in più di 500 associazioni che fanno capo a due grandi Federazioni. Si contano nel Paese 12 moschee, 332 centri culturali ed 11 cimiteri. Completamente diversa la situazione in Turchia dove – ha detto don Mauro Pesce, segretario generale della Conferenza episcopale turca -, su una popolazione di 75 milioni di abitanti, i cristiani sono solo 110 mila su una maggioranza musulmana. Don Pesce ha raccontato tutte le difficoltà che i cristiani (delle varie confessioni) hanno nel vivere la propria fede ed ha ringraziato il Santo Padre e tutti quei cristiani che “nell’anno paolino hanno fatto visita in Turchia con iniziative e pellegrinaggi che hanno dato una maggiore visibilità ai cristiani di Turchia”. La Turchia – ha aggiunto Mauro Pesce – guarda con favore all’entrata della Turchia in Europa perché forse l’unica strada perché il Paese si adegui alla legislazione europea in materia di diritto umani e rispetto delle minoranze”.Sir