Vita Chiesa

Il Battesimo, tradizione o scelta di vita?

di Lorenzo LenziIncaricato regionale per la famigliaA conclusione della festa del compleanno di Gesù la liturgia della Chiesa – dopo averci fatto rivivere le circostanze della nascita di Gesù e alcuni fatti della dua infanzia – ci propone il Battesimo di Gesù nel Giordano.

Il Battesimo di Gesù nel Giordano rappresenta la solenne inaugurazione della sua misione pubblica. Dio Padre accredita il suo Figlio di fronte al mondo «Questi è il Figlio mio diletto». Al tempo stesso diventa l’inizio dell’evento salvifico che ci riguarda. Diventa segno e origine della salvezza che noi riceviamo nel Battesimo. Quindi non possiamo non collegare il Battesimo di Gesù al nostro Battesimo e al Battesimo dei nostri figli.

Il significato del nostro BattesimoGesù, Figlio Unigenito del Padre, ci fa diventare figli di Dio col Battesimo. Viene per sempre in noi la presenza dello Spirito Santo; siamo chiamati ad essere «invitati» (profeti) di Dio. Il Battesimo è la prima manifestazione di Dio a noi. Padre entra nella nostra vita con la sua paternità, Gesù viene come fratello e compagno, l’amore del padre e del Figlio (cioè lo Spirito Santo) ci coinvolge. La nascita e il Battesimo dei nostri figliTutti i genitori – soprattutto al momento della nascita del figlio – avvertono un senso di piena realizzazione e di ammirazione-sorpresa di fronte al «proprio» figlio: con entusiasmo viene percepito come «proprio»/«nostro» in senso pieno, al tempo stesso si avverte che da noi genitori soli non poteva provenire così armonico e così bello. Si avverte che questa «nuova» vita trascende noi stessi! Per i genitori cristiani, non si attribuisce solo a «madre» natura, ma a «Dio Padre» che si ritiene «Con-creatore» insieme a noi del proprio figlio. Ricordo la gioia di diverse famiglie quando -alcuni decenni fa – il santo Padre Paolo VI affermò «O coniugi, voi siete le persone che danno a Dio la possibilità di avere dei figli».

Il Battesimo inserisce il figlio appena nato nella Famiglia di Dio, di cui i genitori sono la prima articolazione (se uniti insieme col Sacramento del matrimonio). Infatti ogni famiglia è «Chiesa domestica».

Il Battesimo del figlio rappresenta la «nuova» nascita nel segno dell’acqua e nella forza dello Spirito Santo. È tappa fondamentale nel cammino di fede del figlio. Per questa consapevolezza – fino dai primi secoli della Chiesa – si dà ai bambini il Battesimo. Al di fuori di una prospettiva di fede «che faccia di questo atto della Chiesa una manifestazione dell’amore preveniente del Padre» (cfr. Catechismo dei bambini) sarebbe dificile giustificare questa prassi.

Responsabilità per la sceltaCome i genitori accompagnano i figli fino dalle prime settimane di vita mediante un’intensità educativa (spesso chiamata umanizzazione e socializzazione primaria) altrettanto devono farlo nella dimensione della fede. Anche il Battesimo del figlio richiede un alto senso di responsabilità! Infatti il Battesimo non può essere considerato un semplice rito che accompagna la nascita di un bambino, o un’usanza da rispettare, una benedizione o una specie di garanzia di assistenza divina contro i pericoli della vita! I genitori sono i primi e i più autorevoli formatori dei propri figli con una presenza esemplare, con l’insegnare i valori umani e cristiani, con l’impegno di dialogo e collaborazione. È necessario ed importante valorizzare il compito educativo nella fede da parte dei genitori.Il Battesimo del figlio sollecita i genitori a riscoprire la propria fede e il proprio impegno di coerenza cristiana. Infatti si educa bene i figli non solo per quello che diciamo loro, ma per quello che viviamo. «Le parole sono suono, i fatti tuono»: la testimonianza/coerenza dei genitori è fondamentale sia nell’educazione umana che in quella cristiana! Il compito educativo nel matrimonioLa nuova edizione del Rito del matrimonio evidenzia, nelle premesse, questo compito dei coniugi cristiani: «accogliere ed educare la prole, aiutandosi scambievolmente nel cammino verso la santità» (n. 8) ed esercitare generosamente il compito genitoriale «con responsabilità umana e cristiana» (n. 10). Inoltre l’importante compito di educazione cristiana, durante il rito stesso, viene esplicitato sia nell’interrogazione prima del consenso («ci impegniamo ad educarli secondo la Parola di Cristo e l’insegnamento della Chiesa»), sia nelle quattro formule della benedizione nuziale:«siano guide sagge e forti dei figli»; «alla scuola del Vangelo preparino i loro figli a diventare membri della tua Chiesa».

Dunque la festa del batteismo di Gesù nel Giordano sollecita limpegno a vivere intensamente il nostro Battesimo e a migliorare il nostro compito di educatori alla fede dei nostri figli.

L’importanza del Battesimo per le parrocchieNelle nostre parrocchie viene riservata una particolare attenzione ai genitori che richiedono il Battesimo dei figli. Il Battesimo infatti dovrebbe essere per i genitori occasione «preziosa» e «necessaria» per ravvivare la propria fede e il recupero di una pratica cristiana assidua. In tutte le parrocchie sono previsti incontri di catechesi per la preparazione del Battesimo ai figli, spesso vengono svolti nelle case dei genitori. È importante che tali incontri vengano sempre più potenziati e sempre meglio articolati.

Il Direttorio di pastorale familiare (emanato dai vescovi italiani nel 1993) considera ambito importante della cura pastorale, la preparazione e la celebrazione del Battesimo dei figli da parte dei genitori. Si afferma infatti: «È necessario che i genitori di un bambino da battezzare, come pure coloro che stanno per assumere l’incarico di padrino, siano bene istruiti sul significato di questo sacramento e circa gli obblighi ad esso inerenti».

Vengono date, inoltre, alcune indicazioni: «Per quanto possibile, tale preparazione, oltre al momento di incotro personale, preveda anche momenti comunitari, nei quali siano coinvolte insieme più coppie di sposi, si possa riprendere e sviluppare la riflessione iniziata negli itinerari di preparazione al matrimonio, vengano favoriti in tutti coloro che vi partecipano un risveglio, una verifica, un approfondimento della loro fede e della loro vocazione. La stessa preparazione cominci possibilmente già durante l’attesa del figlio, perché in un momento così singolare e significativo i genitori siano aiutati a vivere la maternità e la paternità come coronamento della loro risposta a una vocazione di amore e ad accogliere nella fede il dono che Dio sta affidando alla loro responsabilità».

Un’opportunità per comunicare il Vangelo a chi non frequenta la parrocchiaLa scelta di molti genitori, anche tra coloro che non frequentano assiduamente la parrocchia, di far battezzare i propri figli rappresenta per la comunità cristiana l’opportunità di avvicinare persone che altrimenti sarebbe difficile raggiungere. Gli orientamenti pastorali della Cei, «Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia», lo sottolineano in maniera molto chiara. «Al centro della nostra preoccupazione missionaria – scrivono i vescovi italiani – ci sono anche tutti quegli uomini e quelle donne che, pur avendo ricevuto il battesimo, non vivono legami di piena e stabile comunione con le nostre Chiese locali».

Come raggiungere queste persone? Come trasmettere loro l’annuncio evangelico? «In primo luogo – afferma il documento della Cei – si tratta di valorizzare quei momenti in cui le parrocchie incontrano concretamente quei battezzati che non partecipano all’eucaristia domenicale e alla vita parrocchiale: quando i genitori chiedono che i loro bambini siano ammessi ai sacramenti dell’iniziazione cristiana; quando una coppia di adulti domanda la celebrazione religiosa del matrimonio; in occasione dei funerali e dei momenti di preghiera per i defunti; alcune feste del calendario liturgico nelle quali anche i non praticanti si affacciano alla porta delle nostre chiese».

Il Battesimo di un bambino quindi, insieme agli altri momenti «forti» nella vita della comunità, può offrire l’occasione per accogliere le persone e per riavvicinare alla Chiesa coloro che, per mille motivi, se ne sono allontanati progressivamente con il passare degli anni. A patto però che siano vissuti dal parroco e dalla comunità cristiana con l’atteggiamento giusto. «Tutti questi momenti – proseguono i vescovi – che a volte potrebbero essere sciupati da atteggiamenti di fretta da parte dei presbiteri o da freddezza e indifferenza da parte della comunità parrocchiale, devono diventare preziosi momenti di ascolto e di accoglienza. Solo a partire da una buona qualità dei rapporti umani sarà possibile far risuonare nei nostri interlocutori l’annuncio del Vangelo: essi l’hanno ascoltato, ma magari sonnecchia nei loro cuori in attesa di qualcuno o di qualcosa che ravvivi in loro il fuoco della fede e dell’amore».