Vita Chiesa

Il Compendio del Catechismo. Tutta la fede formato tascabile

di Riccardo Bigi«Un testo autorevole, sicuro, completo circa gli aspetti essenziali della fede della Chiesa»: un testo in piena armonia con il Catechismo della Chiesa cattolica, approvato da Giovanni Paolo II nel 1992 e «destinato a tutta la Chiesa». Così Benedetto XVI ha definito il Compendio del Catechismo della Chiesa cattolica, consegnato il 28 giugno «non solo a tutti i membri della Chiesa, ma anche ad ogni persona di buona volontà, che desideri conoscere le insondabili ricchezze del mistero salvifico di Gesù Cristo».

Edito dalla Libreria Editrice Vaticana in coedizione con la San Paolo, il testo è di 205 pagine e contiene una formulazione sintetica di tutti i contenuti della fede e della morale cattolica. Sarà distribuito nelle librerie, ma anche negli aereoporti e nei supermercati, in due versioni: una, più grande, a 18 euro e una, tascabile, al costo di 9,50 euro. Come potrà essere utilizzato, adesso, questo strumento? «Dal punto di vista pratico – spiega don Guglielmo Borghetti, preside dello Studio Teologico Interdiocesano di Camaiore – il Compendio offrirà la possibilità a qualsiasi persona, credente o non credente, di avere tra le mani una sintesi autorevole dei contenuti della fede cattolica».

Perché, don Borghetti, si è sentita la necessità di riproporre in questa forma i fondamenti della fede?

«Nella presentazione il Papa ha sottolineato molto opportunamente che non si tratta di un nuovo catechismo ma di uno strumento – uno strumento “privilegiato”, come ha detto il Papa – per farci crescere nella fede. Il Compendio fu chiesto durante il Congresso catechistico internazionale del 2002, dieci anni dopo la stesura del Catechismo della Chiesa Cattolica che si era rivelato uno strumento utile e apprezzato: in quell’occasione fu espressa l’esigenza di una sintesi più maneggevole e facilmente consultabile»

In che posizione si pone il nuovo Compendio rispetto ai catechismi elaborati a livello locale?

«Il Compendio, come il Catechismo del 1992, viene proposto come un punto di riferimento per la costruzione di percorsi catechistici a livello nazionale o locale. Risponde certamente a una necessità di mettere alcuni punti fermi su quella che è la dottrina cattolica, ma non toglie legittimità ai diversi cammini di educazione alla fede»

La forma dialogica domanda-risposta è un ritorno al passato, come alcuni hanno sostenuto, o lo sforzo di esprimere le verità della Chiesa in un linguaggio più chiaro e immediato?

«Per apprezzare l’utilità del Compendio dobbiamo uscire dalle visioni ideologiche, presenti anche all’interno della Chiesa, e delle divisioni tra progressisti e conservatori. Non si tratta di un catechismo all’antica, come ho letto nei titoli di qualche giornale, ma neanche un di un catechismo moderno: la forma domanda-risposta è un modo per rendere i contenuti più accessibili ma ha anche un significato più profondo: rispecchia quella tendenza tipica dell’animo umano, che è quella di interrogarsi e di porsi domande».

Il Compendio cambierà il modo di fare catechesi?

«Non gli darei, in questo senso, un peso eccessivo. Certamente invita a fare una riflessione: dopo il Concilio, la catechesi ha accentuato l’aspetto antropologico e si è concentrata molto sui metodi, mettendo tra parentesi i contenuti. Adesso si tratta non certo di cancellare il cammino fatto, o di tornare al passato, ma di riflettere su un modo di fare catechesi che oltretutto non ha dato i frutti sperati. Giovanni Paolo II, con il suo pontificato, ci ha insegnato che si può restare fedeli al deposito della fede e allo stesso tempo aprirsi al mondo, al dialogo interreligioso, a quella che è la sfida fondamentale: annunciare Cristo all’uomo di oggi».

Una sezione è dedicata alla «vita in Cristo»: potrà servire a colmare quel distacco tra fede e vita quotidiana che appare sempre più profondo?

«Il cristiano deve avere le fede come riferimento, e incarnarla nel quotidiano: non possono esistere vite parallele, o etiche relative che valgono in alcuni ambienti e in altri no. I principi cristiani valgono in chiesa ma anche in famiglia, sul lavoro, in politica… ».

La risposta data dagli italiani al referendum sulla procreazione assistita dimostra una diffusa disponibilità, quanto meno, ad ascoltare la voce della Chiesa. C’è una domanda di certezze, su temi forti come la vita e la morte: il Compendio può offrire una risposta a questa richiesta?

«In un contesto culturale di “pensiero debole”, di labilità, la Chiesa ha certamente il diritto e il dovere di esprimere il proprio orizzonte di valori. Il Compendio dice parole molto chiare su temi come la fecondazione assistita, la guerra e l’uso delle armi, la pena di morte»

Ci sono altri aspetti che l’hanno colpita?

«Vorrei citare altri due elementi, forse secondari ma significativi. Il primo è la proposta, in appendice, di alcune preghiere in latino: è una cosa che farà discutere sulle riviste di teologia. Anche qui però secondo me non va letta nell’ottica del ritorno al passato: il Papa le propone come strumento di unità per la Chiesa universale, e in questa chiave sono da apprezzare. E poi l’uso delle immagini, che ribadisce il legame tra verità e bellezza sottolineato dalla Veritatis splendor».

E i Comandamenti diventano indicazioni di vitaIo sono il Signore Dio tuo. Non avrai altro Dio fuori di me. Non nominare il nome di Dio invano… A rilanciare i Dieci comandamenti come indicazioni di vita per l’uomo di oggi è il Compendio del Catechismo della Chiesa cattolica che nella parte intitolata «La vita in Cristo» ripercorre ad uno ad uno i comandamenti del Decalogo, richiamando i comportamenti e le scelte etiche che i cristiani sono tenuti a seguire.

Il primo comandamento, per esempio, nel proibire ai fedeli di «non avere altri dèi di fronte a me» proibisce l’idolatria, la superstizione e l’agnosticismo che comprende anche «indifferentismo» e «ateismo pratico», secondo cui «nulla si può sapere su Dio». Nell’esortare i fedeli a «santificare le feste», il Compendio si schiera per il riconoscimento civile della domenica come giorno festivo mentre nel comandamento «Onora tuo padre e tuo madre», definisce la famiglia «la cellula originaria della società umana».

Nel comandare di «non uccidere», il quinto comandamento proibisce l’aborto diretto («pena la scomunica»), l’eutanasia diretta e il suicidio e afferma che «il diritto inalienabile alla vita di ogni individuo umano, fin dal suo concepimento, è un elemento costitutivo della società civile». Entra nel quinto comandamento anche la domanda «quando è moralmente consentito l’uso della forza militare» e il Compendio risponde che «è moralmente giustificato dalla presenza contemporanea delle seguenti condizioni: certezza di un durevole e grave danno subito; inefficacia di ogni alternativa pacifica; fondate possibilità di successo; assenza di mali peggiori, considerata l’odierna potenza dei mezzi di distruzione». Ma aggiunge anche che «si deve fare tutto ciò che è ragionevolmente possibile per evitare in ogni modo la guerra, dati i mali e le ingiustizie che essa provoca». Il sesto Comandamento – «Non commettere adulterio» – esorta i fedeli a vivere la castità «secondo il proprio stato» e definisce peccato «l’adulterio, la masturbazione, la fornicazione, la pornografia, la prostituzione, lo stupro, gli atti omosessuali». Nel comandamento «non rubare», la Chiesa invita, tra l’altro, i dirigenti di impresa a «considerare il bene delle persone e non soltanto l’aumento dei profitti” anche se questi sono necessari».

Nell’ottavo comandamento, invece – «Non dire falsa testimonianza» – c’è un paragrafo riservato anche all’uso dei mezzi di comunicazione esortando gli operatori dei media a dare un’informazione «sempre vera» ed «integra». Il nono comandamento – «Non desiderare la donna d’altri» -chiede «la purificazione del cuore e la pratica della virtù della temperanza». Il decalogo si chiude con il comandamento a «non desiderare la roba d’altri» che è un invito al «distacco dalle ricchezze», all’«abbandono alla provvidenza» per «preferire Lui a tutto e tutti».

Tutta la fede, a domanda e risposta

Introduzione e Motu proprio di Benedetto XVI per il Compendio del Catechismo

COMPENDIO DEL CATECHISMO: BENEDETTO XVI, «UN TESTO AUTOREVOLE, SICURO, COMPLETO»

COMPENDIO DEL CATECHISMO: BENEDETTO XVI, «UN DIALOGO IDEALE TRA IL MAESTRO E IL DISCEPOLO»