Vita Chiesa

Il Natale visto dal Camerun

Vi scriviamo, a pochi giorni dal Natale, una riflessione sulla vita qui a Bamenda. Per uno di noi (don Sergio) è già il terzo Natale trascorso in terra africana, per don Marco invece il primo. Una prima impressione, anche se piuttosto superficiale, è che attraverso i mass media, un po’ di consumismo sta penetrando anche nella nostra zona: fatte naturalmente le debite proporzioni, si dà molta importanza al vestito o alle scarpe nuove, ai regali o al mangiare. Spesso anche i genitori devono fare grossi debiti per non far mancare niente ai propri figli.

In città non si notano grandi arredi o luminarie: le città africane, di notte, sono buie e quasi senza pubblica illuminazione. C’è comunque, in molte persone, un’attenzione tutta particolare alla Parola di Dio che suscita sempre stupore ed è preludio a novità di vita. L’ascoltano e la meditano insieme nelle Piccole Comunità Cristiane nei quartieri, nelle famiglie o nelle celebrazioni liturgiche. Il Signore ci dà spesso dei piccoli segni di un lavoro che la Grazia opera nei cuori.

Tre piccoli esempi: Simon, cinquantacinquenne, sposato da ventidue anni con matrimonio tradizionale e con cinque figli, ha ricevuto stamani il battesimo insieme a due suoi figlioletti e nella stessa celebrazione, il matrimonio religioso e la prima comunione. Era felice e gioioso come un bambino. Ieri mattina una vecchietta dall’età indefinibile si è macinata a piedi circa due chilometri con una borsa piena di frutta: era il suo regalo di Natale per i Padri.Nel pomeriggio una donna ci ha consegnato una busta chiusa. Dentro 22 mila franchi (circa 33 euro) ed una lettera che diceva così: «Offro questi 22 mila franchi, frutto di un mese di lavoro. Potete usare questo denaro per le necessità della nuova parrocchia. Sono una vedova con cinque figli, sieropositiva. Pregate per me ed io pregherò per voi. Che la luce di Dio risplenda su di voi, sempre». Fatti come questi non hanno bisogno di commenti: sono solo una pagina viva di Vangelo.

L’attesa del Natale si manifesta anche come attesa di giustizia: migliori salari, alimentazione, casa, lavoro. Molti dicono chiaramente: non vogliamo il sovrappiù, ma almeno ciò che è indispensabile per vivere come persone umane. Per la maggior parte delle persone, soprattutto giovani, non resta altra possibilità di sopravvivenza se non andare all’estero.

Vi auguriamo di cuore, in questo Natale, che possiate vivere con sobrietà e solidarietà, perché ad ogni livello si realizzi la giustizia, specialmente verso i popoli del sud del mondo, tra i quali Cristo è particolarmente presente e continua a nascere.Don Sergio Merlini e don Marco Nesti Bamenda (Camerun)