Vita Chiesa

Il Papa a Prato denuncia il lavoro nero e chiede una Chiesa in uscita

Papa Francesco è arrivato a bordo della papamobile, alle 8.10 circa, puntualissimo sulla tabella di marcia, nella piazza della cattedrale di Prato, dove è stato accolto da un tripudio di bandierine bianche e gialle, ma anche con i colori della città. La folla lo ha atteso fin dalle prime ore della mattina ed è esplosa in una vera e propria ovazione. Francesco è poi sceso dalla vettura bianca scoperta per fare il suo ingresso in cattedrale, accolto dal vescovo di Prato, monsignor Franco Agostinelli. I primi a stringergli la mano sono stati i malati e i disabili, poi Francesco si è soffermato a colloquio con una coppia e ha salutato una donna anziana in carrozzella che gli ha consegnato una lettera. Poi l’incontro con i sacerdoti, i religiosi e le religiose, prima di venerare la reliquia della Sacra Cintola, nella cappella del Santissimo Sacramento, e di affacciarsi dal pulpito esterno della cattedrale, dove terrà il suo primo discorso. È cominciato così il decimo viaggio pastorale di Papa Francesco in Italia, in occasione del quinto Convegno ecclesiale nazionale della Chiesa italiana a Firenze, dove arriverà alle 9.45 circa.

E proprio la «Sacra Cintola» ha suggerito al Santo Padre alcuni pensieri. «Cingersi le vesti ai fianchi – ha detto Papa Francesco ai fedeli riuniti in piazza –  significa “essere pronti, prepararsi a partire, a uscire per mettersi in cammino”, a non restare chiusi nell’indifferenza ma ad aprirci». Dunque «ci è chiesto di uscire per avvicinarsi agli uomini e alle donne del nostro tempo. Uscire, certo, vuol dire rischiare, ma non c’è fede senza rischio. Una fede che pensa a se stessa e sta chiusa in casa non è fedele all’invito del Signore, che chiama i suoi a coinvolgersi, senza paura».

Ma il Sacro Cingolo «richiama anche il gesto compiuto da Gesù durante la sua cena pasquale, quando – ha proseguito papa Francesco – si strinse le vesti ai fianchi, come un servo, e lavò i piedi dei suoi discepoli. “Siamo stati serviti da Dio che si è fatto nostro prossimo, per servire a nostra volta chi ci sta vicino”. E a questo proposito il Santo Padre ha avuto parole di ringraziamento per la comunità pratese «per gli sforzi costanti che attua per integrare ciascuna persona, contrastando la cultura dell’indifferenza e dello scarto».

Ma c’è ancora un’altra suggestione che papa Francesco ha voluto proporre ai fedeli. «San Paolo invita i cristiani a indossare un’armatura particolare, quella di Dio. Al primo posto in quest’armatura ideale compare la verità. Dobbiamo “cingerci di verità”. Non si può fondare nulla di buono sulle trame della menzogna e della mancanza di trasparenza». Certo «ricercare e scegliere sempre la verità non è facile. La sacralità di ogni essere umano richiede per ognuno rispetto, accoglienza e un lavoro degno». A questo punto Papa Francesco ha ricordato i cinque uomini e le due donne cinesi morti due anni fa a causa dell’incendio al Macrolotto. «Vivevano e dormivano all’interno dello stesso capannone – ha detto il Santo Padre –  in un piccolo dormitorio di cartone e cartongesso con i letti. È una tragedia dello sfruttamento, delle condizioni umane di vita. E questo non è lavoro degno». E, sommerso dagli applausi dei fedeli ha proseguito: «La vita di ogni comunità esige che si combattano fino in fondo il cancro della corruzione, il cancro dello sfruttamento umano e lavorativo e il veleno dell’illegalità. Dentro di noi e insieme agli altri, non stanchiamoci mai di lottare per la verità e per la giustizia!». Al termine del suo discorso in piazza della Cattedrale il Papa, incoraggiando i giovani a non cedere mai al pessimismo e alla rassegnazione, li ha ringraziati. «So che avete fatto una veglia di preghiera che è durata tutta la notte. Grazie».