Vita Chiesa

Il Papa in Georgia: la preghiera per la pace nella chiesa assiro-caldea

«Benvenuto, Papa Francesco». Sugli spalti dell’aeroporto di Tbilisi le voci scandiscono in italiano il benvenuto e il nome del Papa. Lentamente passa in rassegna le truppe schierate, le giacche rosse, i cappelli larghi nello stile sovietico. Gesto di protocollo, onore alla bandiera e alla nazione che lo ospita, ma forse, non sembri un’irriverenza, Francesco avrebbe voluto avvicinare le persone, magari quei profughi che i conflitti nella regione hanno trasformato in poveri, bisognosi di tutto. È la tragedia del dopo Unione sovietica, per cui nel Caucaso c’erano situazioni che costituivano una minaccia per la pace mondiale, come si legge nella dichiarazione che papa Wojtyla ha firmato assieme al Catholicos e Patriarca Ilia II.

Così nella chiesa di san Simone Bar Sabbae di Tbilisi, per l’incontro con la comunità assiro-caldea, si prega anche per la fine del conflitto in Siria. È la prima volta che un Papa visita un luogo di culto assiro-caldeo. Francesco incontra una decina di vescovi di questa antica Chiesa che parla la lingua di Gesù, l’aramaico, presuli che stanno prendendo parte al Sinodo caldeo in corso a Erbil. La voce dei profughi, delle persone fuggite dai conflitti e dalla guerra arriva, dunque, in Georgia. C’è anche il patriarca caldeo Louis Raphael I Sako alla preghiera nella chiesa di Tbilisi: «Spero che lui ci dica una parola di incoraggiamento. Io dirò al Santo Padre: speriamo in una sua prossima visita in Iraq. Abbiamo bisogno della sua presenza e del suo sostegno».

(testo integrale)