Vita Chiesa
Il commosso addio a don Barsotti
«Don Divo Barsotti è una personalità straordinariamente ricca, che non si lascia comprimere nelle brevi dimensioni di un’omelia ha precisato l’arcivescovo di Firenze . Don Divo è stato sacerdote, mistico, scrittore, teologo, predicatore, consigliere e padre spirituale, fondatore della Comunità dei Figli di Dio, che ora comprende più di 2 mila membri ed è diffusa a livello internazionale. Egli però ha voluto sempre una cosa sola: cercare Dio».
Antonelli, al quale è giunto il telegramma del cardinale Angelo Sodano con le «sentite condoglianze» del Papa e la «Sua confortatrice benedizione apostolica», ha lasciato «parlare» soprattutto don Barsotti («il nostro amato don Divo») citando molti dei suoi scritti: «Egli soleva dire che la morte non esiste e, se esiste, è solo come una medicina per aprire definitivamente il nostro io all’amore infinito di Dio. Più avanzava negli anni e più si sentiva vivere. La pace e la gioia che in modo crescente irradiava intorno a sé hanno testimoniato splendidamente che per lui la morte era compimento della vita».
L’arcivescovo di Firenze ha sottolineato come don Barsotti insistesse sull’assoluta centralità di Cristo nella vita del cristiano e della Chiesa, animato da amore appassionato e geloso, con un linguaggio vibrante e a volte perfino polemico: «La missione della Chiesa scriveva non è la pace delle nazioni, l’unità dei popoli, la giustizia sociale. La missione della Chiesa è, con l’evangelizzazione, l’inserimento di ogni uomo, di tutta l’umanità nel Cristo morto e risorto. È vero tuttavia che questo inserimento, quando è reale, tende a realizzare anche la pace, la giustizia, l’unità».
«La Chiesa è nel mondo, ma non del mondo. Invece spesso si aspira a salvarsi in questo mondo, e magari si preferirebbe anche che il Signore fosse un po’ a servizio dell’uomo. Così si parla molto, nella Chiesa, della mafia, dei debiti, del terzo mondo, degli armamenti, del governo. Ma chi parla di Cristo morto e risorto?».
Ovviamente anche per don Divo l’impegno sociale e politico è necessario; ma è secondario; non deve occupare il centro. «A questo proposito ha detto ancora Antonelli ho un ricordo personale che riemerge spesso in me e mi interpella con forza. In una delle mie prime visite a don Divo si parlava, tra le altre cose, dell’impegno sociale e dell’attività caritativa dei cristiani e delle comunità ecclesiali. Don Divo osservò che spesso non sono segno di autentica fede e carità e aggiunse mestamente: «Molti non amano Gesù Cristo». E vidi due rivoli di lacrime scendere dai suoi occhi e rigare il suo volto. Rimasi intimamente commosso».
Commosso anche il successore di don Barsotti, don Serafino Tognetti, già da tempo a capo della Comunità dei Figli di Dio, che alla fine della Messa, ringraziando i presenti compresi i «due fratelli arrivati dall’Australia», ha ricordato quando il fondatore, pochi mesi prima della morte, lo chiamò e gli disse: «Siediti e scrivi». Era l’ultimo messaggio che Barsotti rivolgeva ai suoi «figli»: «Abbiate fiducia».
Al canto del Cantico di San Sergio e del Magnificat che don Barsotti aveva chiesto a chi avesse avuto notizia della sua morte, la bara ha abbandonata la basilica tra la folla che ha portato l’estremo saluto all’ultimo mistico del Novecento, a colui che con la sua vita ha dimostrato che «la solitudine del contemplativo sono parole sue non è la solitudine di chi ha fuggito il mondo, ma di colui che è entrato nel suo più intimo cuore, nel suo centro più fondo. Con la vita contemplativa ti unisci alle divine Persone e le rappresenti; con la vita attiva comunichi Dio e lo rappresenti agli uomini. Né preghiera senza l’azione, né azione senza la preghiera. La prghiera non è vera e perfetta se non è contemplata dall’azione, così come l’azione si completa nella preghiera. Unica legge del cristiano è l’amore, un amore che vince ogni egoismo umano, naturale, istintivo, fino a dare tutto, anche la vita».
Ma chi può arrivare a tanto? Chi è il santo per don Barsotti? Risponde l’arcivescovo Antonelli con le parole del mistico: «Il santo è un pover’uomo amato da Dio e che Dio vuole tutto per sé».