Vita Chiesa

Il dialogo ecumenico

Le due facce del mondo ecumenico: da una parte il mondo ortodosso con le sue ricche ma anche severe tradizioni liturgiche; dall’altra il mondo protestante con il suo dinamismo e punte lanciate in avanti. Al Sinodo dei vescovi hanno parlato anche i delegati fraterni, rappresentanti di altre Chiese e comunità ecclesiali. Rispetto ai Sinodi passati, il loro numero è stato raddoppiato. Mentre infatti nell’ultimo Sinodo hanno partecipato rappresentanti di 6 Chiese e comunità cristiane, all’attuale assise sinodale sono invitati 12 rappresentanti delle Chiese Ortodosse, delle Antiche Chiese d’Oriente e delle Comunità derivate della Riforma.

GLI ORTODOSSI. Digiuno dopo la mezzanotte, divieto di ricevere l’Eucaristia nelle mani, Confessione obbligatoria. Nei loro interventi al Sinodo dei vescovi, i delegati delle Chiese ortodosse hanno parlato delle loro tradizioni eucaristiche. “Non bisogna dimenticare – ha detto FILIPPO VASYLTSEV del Patriarcato di Mosca – che nella Chiesa ortodossa russa la preparazione alla Comunione include, oltre alla preparazione interiore, anche la Regola (il digiuno severo di tre giorni, la visita della Chiesa in questi tre giorni, preghiere per la Comunione, un digiuno eucaristico speciale dopo la Mezzanotte) e anche la Confessione obbligatoria”. Queste regole – ha poi aggiunto il rappresentante russo – non vanno intese in senso “assoluto”: i confessori hanno infatti “la possibilità di indicare la direzione basandosi sulla situazione concreta di ogni persona”.

Anche il Patriarcato Siro-ortodosso (Siria) “esorta il credente a prepararsi spiritualmente prima di ricevere la Santa Comunione con fede, rispetto e con una coscienza purificata” mentre il vescovo armeno di Lione, NORVAN ZAKARIAN ricorda che nella sua chiesa, “il sacerdote intinge l’Ostia nel vino; poi, in ginocchio sulla pedana dell’altare, spezza l’Ostia in piccoli frammenti dalla forma di un chicco di grano e distribuisce la comunione direttamente nella bocca dei fedeli”.

Unanime il riconoscimento che è più quello che unisce le Chiese di quelle che le divide. “Forse – ha detto il metropolita di Pergamo, JOHANNIS ZIZIOULAS – vi sono ancora alcune cose che dividono le nostre Chiese, ma entrambe credono che l’Eucaristia è il centro della Chiesa. È su questa base che possiamo proseguire il dialogo teologico ufficiale tra le nostre due Chiese”.

I PROTESTANTI. “Quando è opportuno condividere la Santa Comunione?”. A chiedere maggiori delucidazioni ai vescovi riuniti in Sinodo in merito alla partecipazione dei non-cattolici all’Eucaristia è stato il vescovo anglicano di Chichester, JOHN HIND che ha ricordato ai padri sinodali che in occasione dei funerali di Giovanni Paolo II, il fondatore della comunità ecumenica di Taizé, frère Roger, fu il primo a ricevere la comunione dall’allora cardinale Ratzinger. “Come va interpretata – ha chiesto il vescovo Hind – l’assunzione pubblica della comunione da parte del protestante Frère Roger Schutz? L’Eucaristia – ha aggiunto – non è in prima istanza una questione, un rito o un cerimoniale ma un beneficio della nuova vita in Cristo. Se dobbiamo essere veri cristiani, ci devono essere dei criteri di riconoscimento reciproco”.

Ha trattato lo stesso argomento anche PER LONNING, il vescovo emerito della Chiesa luterana di Norvegia, portando in aula sinodale una serie di esempi che dimostrano come all’interno della Chiesa cattolica ci sia una maggiore apertura di quanto non si pensi”. I paragrafi dell’Instrumentum Laboris che trattano la questione eucaristica dal punto di vista ecumenico, “mi rattristano molto”, ha poi concluso il vescovo luterano, perché – ha detto – vengono presentate delle conclusioni che non tengono contro di ciò che è avvenuto e che avviene nella nostra Chiesa”.

I CATTOLICI. “L’Eucaristia è sempre un invito all’unità di tutti i discepoli di Cristo”: lo ha detto al Sinodo il card. ANGELO SODANO, Segretario di Stato, intervenendo su Eucaristia e unità ecclesiale. “Problema delicato – ha aggiunto – è invece l’atteggiamento che dobbiamo tenere verso i nostri fratelli separati, che desiderano partecipare all’Eucaristia celebrata nella nostra Chiesa”. “Per favorire l’unità con i fratelli separati – ha detto ancora – non dobbiamo dividerci fra noi” e “la via sicura è la fedeltà alla disciplina vigente nella Chiesa”. Diverso il caso della amministrazione dell’Eucaristia a non-cattolici. “In questo caso l’obiettivo è di provvedere a un grave bisogno spirituale per l’eterna salvezza di singoli fedeli”.

Riguardo invece ai fratelli delle Chiese ortodosse, il card. LUBOMYR HUSAR, ha detto: “Se è reciproco il riconoscimento della successione apostolica dei vescovi e, conseguentemente dei sacerdoti che la celebrano, allora la mia domanda è: cosa occorre di più per l’unità?”. a cura di Maria Chiara Biagioni