Vita Chiesa
Il digiuno ha il sapore della conquista
C’è poi un tempo , quello quaresimale appunto, in cui la chiesa richiama in modo più forte il digiuno. Deve essere un gesto e una scelta fatta in riferimento alla persona di Gesù ricordando il dono della Resurrezione. Potrei quindi esplicitare così la motivazione del digiuno quaresimale: migliorare la mia relazione con la persona di Gesù in vista della mia resurrezione.
Non è poi così difficile. Abbiamo già esperienza di «digiuno». Quando nella vita rinuncio a dire certe parole per non ferire la persona che amo: non è forse un digiuno? Quando nella vita rinuncio al mio tempo libero per stare di più con chi mi vuole bene: non è forse un digiuno? Quando nella vita rinuncio ad una mia esigenza per rendere più felice chi mi sta accanto: non è forse un digiuno? Quando nella vita sacrifico la mia libertà per costruire un rapporto di amore: non è forse un digiuno?
Il digiuno non deve avere il sapore della fatica o della rinuncia ma della felicità e della conquista. È indicato chiaramente nel vangelo di Matteo (6,14): «E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».