Vita Chiesa

Il digiuno ha il sapore della conquista

DI DON FRANCESCO SENSINI«Ma tu lo fai il digiuno?»; «Sai quante volte mi tocca digiunare, con gli orari che ho?»; «Ci pensa la vita a farti fare il digiuno!»; «Da quando è morto mio figlio, tutta la vita è un digiuno per me!» Digiuno: una parola tipicamente quaresimale. Tempo nel quale la chiesa invita i battezzati a compiere questa scelta come preparazione alla Pasqua. Spesso, nella vita quotidiana però, le motivazioni per il digiuno non sono propriamente religiose. Forte è il riferimento al corpo sia per la salute che per l’ estetica. Non mancano neppure ragioni politiche o sociali; c’è chi ne è obbligato per ragioni economiche. Che cosa dice la chiesa del digiuno? Come lo definisce, come lo pensa, come lo vuole? Quali le ragioni di tale invito? C’è prima di tutto un digiuno che vale per tutto l’anno e che è legato alla partecipazione alla Messa. «Per prepararsi in modo conveniente a ricevere questo sacramento, i fedeli osserveranno il digiuno. Chi intende ricevere la santissima eucarestia si astenga per lo spazio di almeno un’ora prima della sacra comunione da qualunque cibo o bevanda, fatta eccezione solo per l’acqua e le medicine. Questa scelta vuole favorire nel fedele il rispetto, la solennità e la gioia di ricevere come ospite nel proprio corpo Gesù Cristo». In realtà se la fede fosse un fatto puramente interiore il digiuno non avrebbe nessun senso.

C’è poi un tempo , quello quaresimale appunto, in cui la chiesa richiama in modo più forte il digiuno. Deve essere un gesto e una scelta fatta in riferimento alla persona di Gesù ricordando il dono della Resurrezione. Potrei quindi esplicitare così la motivazione del digiuno quaresimale: migliorare la mia relazione con la persona di Gesù in vista della mia resurrezione.

Non è poi così difficile. Abbiamo già esperienza di «digiuno». Quando nella vita rinuncio a dire certe parole per non ferire la persona che amo: non è forse un digiuno? Quando nella vita rinuncio al mio tempo libero per stare di più con chi mi vuole bene: non è forse un digiuno? Quando nella vita rinuncio ad una mia esigenza per rendere più felice chi mi sta accanto: non è forse un digiuno? Quando nella vita sacrifico la mia libertà per costruire un rapporto di amore: non è forse un digiuno?

Il digiuno non deve avere il sapore della fatica o della rinuncia ma della felicità e della conquista. È indicato chiaramente nel vangelo di Matteo (6,14): «E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».