Vita Chiesa

Il frate di Pietrelcina e i «maledetti toscani»

DI GIANCARLO SETTI

La regione Toscana si presenta da tempo come una delle più rosse d’Italia orgogliosa del suo laicismo e del suo anticlericalismo. Questo aspetto va a braccetto con fasce di devozionalismi legati alle sue Madonne e ai suoi Santi, con aspetti di carità e di volontariato che hanno radici secolari. Un magma che si è cristallizzato nei capolavori d’arte di cui è piena Firenze e le città della Toscana.La canonizzazione di Padre Pio ci offre la possibilità di un rapido e superficialissimo esame sulla simpatia dei toscani per il cappuccino di Pietrelcina, da lui ampiamente corrisposta. È quasi impossibile oggi, scavare nei ricordi di persone che sono decedute da tempo: sarà un breve itinerario in una galleria di ritratti toscani vivi e simpatici. Il quarto volume dell’Epistolario di Padre Pio contiene le lettere del Padre Carlo Naldi «cappellano di regnanti e di carcerati», teneramente amico di Padre Pio, dal quale aveva ottenuto la vista per un amico ebreo e la grazia del suo battesimo. Fu Padre Naldi che scrisse le epigrafi delle tombe dei genitori dell’ormai prossimo santo. Sono diverse lettere, e relative risposte, che ognuno potrà consultare. Io ricordo la sua stanza in San Firenze piena di memorie di tanti personaggi e di tante reliquie personali di Padre Pio. Una amicizia che inizia nel 1919 e prosegue fino alla morte di Padre Carlo, avvenuta il 27 giugno 1957.A San Giovanni Rotondo sulla porta d’ingresso dell’antica chiesetta, c’è una terra cotta con una devota Madonnina e uno stemma di Firenze. È il ricordo, si dice, di una bilocazione di Padre Pio, testimoniata anche con questo, da mons. D’Indico parroco di San Giuseppe nel quartiere di Santa Croce.

Nel quartiere di San Frediano si incontra mons. Mario Gonnelli, sacerdote con l’argento vivo addosso, traboccante di fede e di carità. Testimone e figlio spirituale di Padre Pio che aveva piegato la sua cocciutaggine: «Quel frate lassù non mi torna e non ci andrò mai». Testardi i fiorentini! Padre Pio li piega e 1i forgia. È la storia di Giovanni di Prato, il quale lontano di Dio, che abitualmente bestemmia, un giorno per curiosità sale a San Giovanni Rotondo ma ridiscende diverso. Uomo di zelo, testimone di quel Padre che vorrà far conoscere a tanti e tanti che guiderà e accompagnerà al convento sul Gargano. Costruirà nella sua Calenzano una chiesa che è succursale della parrocchia.

Padre Pio piega i testardi? Non si sa perché. Ma se il marito è il capo della famiglia, la moglie è il collo. Anche Giuseppe Canaponi fu dolcemente costretto, portato dalla moglie a San Giovanni per un gravissimo incidente. Dopo vari interventi non avrebbe potuto camminare né tanto meno piegare la gamba. Padre Pio appena lo vide esclamò: «Inginocchiati e confessati». Il ferroviere bestemmiatore si trovò inginocchiato. La moglie fu testimone così di un duplice miracolo: l’arto che riprendeva la sua funzione e la fede che iniziava il suo cammino. Questo miracolo fu documentato dalle riviste mediche del mondo intero. E Canaponi andò in giro ovunque per parlare, testimoniare, le maraviglie di Dio.

Se le anime accendono le anime come le fiaccole, si può immaginare il riverbero che diffondeva in Toscana da questi apostoli, efficacissimi testimoni.

Dalla piana di Campi salì un giorno Maria Demarista, iniziando un movimento che si animò intorno al Padre e a lei e che avrebbe dato vita ad un pensionato, addirittura ad una mini cittadella. Salgono e discendono in diversi da San Giovanni Rotondo: il giudice Alessandri che taglierà con il suo coltello i registratori spia, il prof. Bruno Tenti che sarà direttore generale del Ministero delle Finanze. Industriali come Michelagnoli, Calamai, Lucchesi; impresari e artigiani come Cappelli e Piccini; nobili come Gondi e Antinori.

Il popolo minuto di gestori di ristoranti come Camillo, personaggi che salivano e non ridiscendevano come la Fiorellini, e Nora Figna, prima donna laureata in ingegneria al politecnico di Torino, che mi diceva: «Ha visto che cosa mi ha ridotto a fare Padre Pio?» Una custode delle mucche e delle stalle!Padre Pio era amatissimo dai fiorentini per la sua battuta pronta, brillante, spiritosa la sua accoglienza amichevole e paterna.

E infine dalla zona di Cecina, umile e silenziosa, una donna ha fatto con le proprie mani i guanti per Padre Pio. Mi sembra emblematica la sua figura, nel cuore di questa regione. Spero che, dal suo Paradiso, San Pio benedica questa nostra terra che lo ha compreso, amato e seguito.

Una San Giovanni Rotondo in Toscana