Vita Chiesa

Il libro del Papa: «Il Gesù reale è quello dei Vangeli»

“Io ho fiducia nei Vangeli”, perché “i singoli libri della Sacra Scrittura, come essa stessa nel suo insieme, non sono semplicemente letteratura”. È quanto scrive il Papa, nella premessa al suo primo libro da Pontefice, “Gesù di Nazareth”, presentato alla stampa venerdì 13 aprile. “Ho voluto fare il tentativo – spiega Benedetto XVI – di presentare il Gesù dei Vangeli come il Gesù reale, come il Gesù storico in senso vero e proprio. Io sono convinto, e spero che se ne possa rendere conto anche il lettore, che questa figura è molto più logica e dal punto di vista storico anche più comprensibile delle ricostruzioni con le quali ci siamo dovuti confrontare negli ultimi decenni. Io ritengo che proprio questo Gesù – quello dei Vangeli – sia una figura storicamente sensata e convincente”. “Al libro su Gesù, di cui ora presento al pubblico la prima parte, sono giunto dopo un lungo camino interiore”, rivela il Papa al lettore nelle prime parole del testo, che “non è in alcun modo un atto magisteriale – precisa il Papa – ma è unicamente espressione della mia ricerca personale del volto del Signore”, sulla quale “ognuno è libero di contraddirmi”. l libro “considera Gesù a partire dalla sua comunione con il Padre”, spiega Benedetto XVI definendo questo “il punto d’appoggio” della sua opera, oltre che “il vero centro della personalità” di Gesù. In 448 pagine, divise in 10 capitoli, “Gesù di Nazareth” presenta “la figura e il messaggio di Gesù nella sua attività pubblica”, dal battesimo al Giordano fino alla confessione di Pietro e alla trasfigurazione, “al fine di favorire nel lettore la crescita di un vivo rapporto con Lui”, si legge nella premessa, in cui il Papa rivela che ha cominciato a lavorarci durante le vacanze estive del 2003, usando poi, dopo la sua elezione al soglio di Pietro il 19 aprile di due anni fa, “tutti i momenti liberi per portare avanti il libro”. Nella seconda parte del libro, che “per ora” ha rimandato, Benedetto XVI si occuperà dei racconti dell’infanzia di Gesù.

“Gesù non è indifferente di fronte alla fame degli uomini, ai loro bisogni materiali, ma li colloca nel giusto contesto e dà loro il giusto ordine”. Commentando nel suo nuovo libro la prima tentazione, quella di trasformare le pietre in pane, Benedetto XVI osserva: “Che cosa vi è di più tragico, che cosa contraddice maggiormente la fede in un Dio buono e la fede in un redentore degli uomini che la fame dell’umanità? Il problema dell’alimentazione del mondo – e più in generale i problemi sociali – non sono forse il primo e autentico criterio al quale deve essere commisurata la redenzione?”. “Il marxismo stesso, scrive il Papa, ha fatto di tale tipo di messianismo “il cuore della sua promessa”. Il “pane per il mondo”, dunque, è una “sfida” per la Chiesa cui è “difficile rispondere”, e la risposta di Gesù – “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” – dimostra che “laddove questo ordine dei beni non viene rispettato, non ne consegue più la giustizia, non si bada più all’uomo che soffre, ma si creano dissesto e distruzione anche nell’ambito dei beni materiali. Laddove Dio è considerato una grandezza secondaria, che si può temporaneamente o stabilmente mettere da parte in nome di cose più importanti, allora falliscono proprio queste presunte cose più importanti”.

“Non lo dimostra soltanto l’esito negativo dell’esperienza marxista”, sostiene il Papa, per il quale “gli aiuti dell’Occidente ai Paesi in via di sviluppo, basati su principi puramente tecnico-materiali, che non solo hanno lasciato da parte Dio, ma hanno anche allontanato gli uomini da Lui con l’orgoglio della loro saccenteria, hanno fatto del Terzo Mondo il terzo mondo in senso moderno”. Tali aiuti, infatti, lamenta Benedetto XVI, “hanno messo da parte le strutture religiose, morali e sociali esistenti e introdotto la loro mentalità tecnicistica nel vuoto. Credevano di trasformare le pietre in pane, ma hanno dato pietre al posto del pane”.

“NON SI PUÒ GOVERNARE LA STORIA PRESCINDENDO DA DIO”“Non si può governare la storia con mere strutture materiali, prescindendo da Dio”. È quanto scrive il Papa nel suo nuovo libro, “Gesù di Nazaret”, in cui si sofferma a più riprese sul tema del “primato di Dio”. “Si tratta di riconoscerlo come una realtà, una realtà senza la quale nient’altro può essere buono, scrive ad esempio nel secondo capitolo, dedicato alle tentazioni di Gesù: “Se il cuore dell’uomo non è buono, allora nessun’altra cosa può diventare buona”, ammonisce il Papa, per il quale “noi viviamo in questo mondo nel quale Dio non ha l’evidenza di una cosa che si possa toccare con mano, ma può essere cercato e trovato solo attraverso lo slancio del cuore”. Per questo “dobbiamo opporci alle illusioni di false filosofie e riconoscere che non viviamo di solo pane, ma anzitutto dell’obbedienza alla Parola di Dio. E solo dove si vive questa obbedienza nascono e crescono quei sentimenti che permettono di procurare anche pane per tutti”. LA “TRAPPOLA” DI SATANA, L’INTERPRETAZIONE DELLA BIBBIA E L’ANTICRISTO “L’interpretazione della Bibbia può effettivamente diventare uno strumento dell’Anticristo”. Non è solo il “Racconto dell’Anticristo” di Vladimir Solovev che lo dice, ma “implicitamente il racconto stesso delle tentazioni”, oltre al fatto che “i peggiori libri distruttori della figura di Gesù, smantellatori della fede, sono stati intessuti con presunti risultati dell’esegesi”. Nel suo nuovo libro, il Papa cita la seconda tentazione di Gesù e la “trappola” del diavolo, che “si rivela conoscitore della Scrittura”. “La disputa teologica tra Gesù e il diavolo – ricorda Benedetto XVI – è una dispunta che riguarda ogni epoca e ha come oggetto la corretta interpretazione biblica, la cui domanda ermeneutica fondamentale è la domanda circa l’immagine di Dio”. “Dopo il pane deve essere offerto qualcosa di sensazionale”, è dunque il contenuto della seconda tentazione, ma “la presunzione che vuole fare di Dio un oggetto e imporgli le nostre condizioni sperimentali da laboratorio”, ammonisce il Papa, “non può trovare Dio”, perché si fonda sulla pretesa di metterci “al di sopra di Lui” e di riconoscere “come reale solo ciò che è sperimentabile, che ci è stato posto nelle mani. Chi la pensa in questo modo fa di se stesso Dio e degrada così facendo non solo Dio, ma il mondo e se stesso”. NO ALLA “FUSIONE TRA FEDE E POTERE POLITICO”La terza tentazione è quella “fondamentale”, che “concerne la domanda su che cosa debba fare un salvatore del mondo” e “pervade tutta la vita di Gesù”. Lo scrive il Papa nel suo nuovo libro, facendo presente che “nel corso dei secoli questa tentazione – assicurare la fede mediante il potere – si è ripresentata continuamente, in forme diverse, e la fede ha sempre corso il rischio di essere soffocata proprio dall’abbraccio del potere”. Al contrario, “la lotta per la libertà della Chiesa, la lotta perché il Regno di Gesù non può essere identificato con alcuna struttura politica, deve essere condotta in tutti i secoli”, perché “la fusione tra fede e potere politico ha sempre un prezzo: la fede si mette al servizio del potere e deve piegarsi ai suoi criteri”. “Il tentatore non è così rozzo da proporci di adorare il diavolo”, osserva il Papa: “Ci propone soltanto di deciderci per ciò che è razionale, per la priorità di un mondo pianificato e organizzato, in cui Dio, come questione privata, può avere il suo posto, ma non deve interferire nei nostri propositi essenziali”, in nome dell’“adorazione del benessere e della pianificazione razionale”.

Anche se “l’impero cristiano o il papato mondano oggi non costituiscono più una tentazione – prosegue il Papa – interpretare il cristianesimo come una ricetta per il progresso e riconoscere il comune benessere come il vero scopo di ogni religione e così anche di quella cristiana, questa è la nuova forma della medesima tentazione”. “Il potere di Dio nel mondo è silenzioso, ma il potere è vero, duraturo. La causa di Dio sembra trovarsi continuamente come in agonia. Ma si dimostra sempre come ciò che veramente permane e salva. I regni di Dio, che Satana poté allora mostrare al Signore, nel frattempo sono tutti crollati. La loro gloria si è dimostrata apparenza. Ma la gloria di Cristo, la gloria umile e disposta a soffrire, la gloria del suo amore non è tramontata e non tramonta”. “Dalla lotta contro Satana Gesù esce vincitore: alla divinizzazione menzognera di un futuro che garantisce tutto a tutti mediante il potere e l’economia, Egli ha contrapposto la natura divina di Dio, Dio quale vero bene dell’uomo”.

LA VERA “MORALE” DEL CRISTIANESIMO È L’AMORE“La vera morale del cristianesimo è l’amore”, ed il cristianesimo è “via della verità aperta a tutti”, anche agli atei o a chi “ha dichiarato norma di coscienza le sue opinioni e i suoi desideri e in questo modo ha elevato se stesso a criterio”. Lo scrive il Papa, nel quarto capitolo del suo nuovo libro, dedicato ai “paradossi” delle Beatitudini, che “esprimono la vera situazione del credente nel mondo”. L’amore, “morale” del cristianesimo, spiega il Papa, “si oppone all’egoismo, è un esodo da se stessi, ma è proprio in questo modo che l’uomo trova se stesso”. “Nei confronti dell’allettante splendore dell’uomo di Nietzsche – commenta il Papa – questa via, a prima vista, sembra misera, addirittura improponibile. Ma è il vero sentiero di alta montagna della vita”. “La vera minaccia per l’uomo consiste nell’autosufficienza ostentata, a prima vista così convincente”, ammonisce Benedetto XVI, secondo il quale “le Beatitudini si contrappongono al nostro gusto spontaneo per la vita, alla nostra fame e sete di vita. Esigono conversione – un’inversione di marcia interiore rispetto alla direzione che prenderemmo spontaneamente. Ma questa conversione fa venire alla luce ciò che è puro, ciò che è più elevato, la nostra esistenza si dispone nel modo giusto”.

“Il Discorso della Montagna pone la questione dell’opzione fondamentale del cristianesimo”, afferma il Papa in “Gesù di Nazaret”, di fronte alla quale esiste oggi una “resistenza interiore”. “Dopo le esperienze dei regimi totalitari, dopo l’odio brutale con cui essi hanno calpestato gli uomini, schernito, asservito, picchiato i deboli – osserva Benedetto XVI – comprendiamo pure di nuovo coloro che hanno fame e sete di giustizia; riscopriamo l’anima degli afflitti e il loro diritto a essere consolati. Di fronte all’abuso del potere economico, di fronte alla crudeltà del capitalismo che degrada l’uomo a merce, abbiamo cominciato a vedere più chiaramente i pericoli della ricchezza e comprendiamo in modo nuovo che cosa Gesù intendeva nel metterci in guardia dalla ricchezza, dal dio Mammona”. No, dunque, alle “false promesse e false offerte” che mirano “a impedire all’uomo di intraprendere una strada che finirebbe fatalmente in un precipizio mortale”, sì invece ai “segnali di speranza” delle Beatitudini, che ci aiutano a riconoscere “gli atteggiamenti contrari che tengono l’uomo legato a ciò che è apparente, provvisorio”.

“FONDAMENTALE DIFENDERE LA FAMIGLIA”, LA “GIUSTA LAICITÀ” NON È “LAICISMO” “Per la Chiesa nascente come per quella successiva, fin dall’inizio è stato fondamentale difendere la famiglia come il cuore di ogni ordinamento sociale: vediamo come anche oggi la lotta della Chiesa sia incentrata su questo punto”. È quanto scrive il Papa, che nell’ultima parte del quarto capitolo del suo nuovo libro, citando il rabbino Jacob Neusner, che “critica con grande decisione la dissoluzione della famiglia”, ricorda come “Gesù non vuole abolire né la famiglia né la finalità del sabato secondo la creazione, ma deve stabilire per entrambi un nuovo e più ampio spazio”. “Grazie a Gesù, in particolare, le forme giuridiche e sociali concrete, gli ordinamenti politici, non vengono più fissati letteralmente come diritto sacrale per tutti i tempi e quindi per tutti i popoli”, ma affidati “alla libertà dell’uomo che, attraverso Gesù, è radicato nella volontà del Padre e, partendo da Lui, impara a discernere il giusto e il bene”. Oggi, è la denuncia del Papa, “questa libertà è stata interamente sottratta allo sguardo su Dio e alla comunione con Gesù”, e così la “giusta laicità dello Stato si è trasformata in laicismo, per il quale l’oblio di Dio e l’esclusivo orientamento verso il successo sembrano diventati elementi costitutivi”. IL “RISCHIO DELLA BONTÀ” ANTIDOTO A “CINISMO” E “ALIENAZIONE”In una “società globalizzata”, “le popolazioni dell’Africa che si trovano derubate e saccheggiate ci riguardano da vicino”, perché “anche il nostro stile di vita li ha spogliati e continua a spogliarli”. È il “mea culpa” del Papa, che nel settimo capitolo del suo nuovo libro si sofferma sulla parabola del Buon Samaritano, esortando a “imparare di nuovo il rischio della bontà”, come antidoto a “cinismo” e “alienazione”. “Invece di dare loro Dio, il Dio vicino a noi in Cristo – prosegue Benedetto XVI riferendosi all’atteggiamento dell’Occidente verso le popolazioni africane – abbiamo portato loro il cinismo di un mondo senza Dio, in cui contano solo il potere e il profitto; abbiamo distrutto i criteri morali così che la corruzione e una volontà di potere priva di scrupoli diventano qualcosa di ovvio. E questo non vale solo per l’Africa”. Andare oltre i semplici “aiuti materiali”, è dunque l’invito del Papa, per soccorrere “le vittime della droga, del traffico di persone, del turismo sessuale”. Il “coraggio dell’amore verso il prossimo”, per Benedetto XVI, è infatti l’alternativa a quella che Marx ha descritto come “alienazione”. La “grande visione dell’uomo che giace alienato e inerme ai bordi della strada della storia e di Dio stesso”, al centro della parabola del Samaritano – ha concluso il Papa, “riguarda noi stessi”, perché “noi tutti siamo alienati e bisognosi di redenzione”. CARD. SCHONBORN, LA “COERENZA” DI GESÙ E LE PRESUNTE “SCOPERTE” DEI MEDIA“Sul pubblico mercato mediatico si mettono in vendita, senza pausa, scoperte apparentemente nuove, che dovrebbero rivelare una storia completamente diversa del Gesù di Nazareth”. A denunciarlo è stato oggi il card. Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, nella conferenza stampa di presentazione del nuovo libro del Papa, “Gesù di Nazaret”, in libreria da lunedì prossimo, 16 aprile, giorno del suo 80° compleanno. La “rappresentazione biblica ed ecclesiale della figura di Gesù”, ha replicato Schönborn, non è “una truffa da preti e un imbroglio della Chiesa”, né la “verità” su Gesù viene “soffocata da oscuri cospiratori, localizzati con particolare preferenza in Vaticano”. “Dimostrare la credibilità storica dei Vangeli e la loro immagine di Gesù” è invece lo scopo principale del libro di Benedetto XVI, ha puntualizzato il cardinale austriaco, secondo il quale “le innumerevoli immagini fantasiose di Gesù come un rivoluzionario, un mite riformatore, come l’amante segreto di Maria Maddalena ecc., si possono tranquillamente depositare nell’ossario della storia”. “In fondo tutto il libro – ha concluso Schönborn – è un unico tentativo sinfonico di comprovare la coerenza della figura di Gesù”, attraverso uno “sguardo universale sulla società, sulle sfide intellettuali, sociali, politiche del nostro tempo”. GARRONE, “UN’APOLOGIA DELLA FEDE CRISTIANA” “Un’apologia della fede cristiana”, condivisibile “nella parte in cui si afferma che il Gesù crocifisso della fede coincide con il Gesù storico”, ma non in quella in cui il Gesù storico possa essere “riconoscibile anche dalla ragione”. Così Daniele Garrone, decano della Facoltà valdese di teologia di Roma, ha definito il nuovo libro del Papa, nella conferenza stampa di presentazione in Vaticano. “La verità cristiana è una verità paradossale”, ha detto il relatore, definendo l’apologetica “un’operazione impossibile”, e invitando a “rinunciare a un’apologia, rispondendo al dibattito critico rischiando con la nostra testimonianza, che non è documentabile, se non dicendo: Io ho incontrato Dio”. Per Garrone, uno dei “bersagli” del nuovo libro di Papa Ratzinger è “il mondo moderno, che ha rifiutato Dio”, e uno dei “pericoli” da non correre “è quello di proiettare su Cristo ciò che vorremmo noi”. “Come non possiamo dimostrare l’esistenza di Dio, così non possiamo convincere nessuno di ciò in cui crediamo, se non attraverso la fede”, ha affermato il valdese, secondo il quale “la sostanza dell’ecumenismo è sapere che, dove cerco il volto di Dio, trovo sempre un altro che lo cerca come me, ci pone le domande che pongo io, e posso sentirmi con lui un altro cristiano sulla strada”. CACCIARI, LO “SCANDALO” DI GESÙ È “L’AFFERMAZIONE DI ESSERE LA VERITÀ” “Al centro del libro del Papa c’è il Vangelo di Giovanni”, dove “Gesù è alètheia, verità”, e “proprio qui sta lo scandalo”, in “una persona che afferma di sé di essere la verità”. Lo ha detto Massimo Cacciari, ordinario di estetica all’Università vita-salute San Raffaele di Milano, intervenendo alla conferenza stampa di presentazione di “Gesù di Nazaret”, il nuovo libro del Pontefice. Con Gesù, ha ricordato il filosofo, “va in crisi il concetto di verità che la sophia ha elaborato e nasce un concetto di verità che è essenzialmente relazione, intrinsecamente insieme di soggetto e oggetto”, e si esplicita “in una fede come ricerca” mai perfetta, mai compiuta, dove “l’elemento della ricerca è immanente con l’incredulità”. Questo, per Cacciari, “è il dramma che inquieta la ricerca filosofica”, e che si concretizza in un processo di ricerca della verità che “non è compiuto finché non ci sarà l’apocalisse di Dio”, e fino a quando “i figli di Dio non diventeranno perfetti”. Cacciari ha citato la visione di Gesù di Nietzsche, per il quale Cristo “è l’uomo più buono che ci sia mai stato”, e ha affermato che il libro di Papa Ratzinger “fa appello alla decisione radicale” dell’uomo e della Chiesa a favore delle “questioni ultime”, anche in risposta “al mondo contemporaneo”.