Vita Chiesa

Il messaggio di Pasqua del vescovo Giovanni Nerbini ai pratesi

In questi giorni rileggevo con queste domande in mente, il celebre cantico di Zaccaria padre del Battista, che la Chiesa ci invita a recitare nella lode, ogni mattina. Al momento dell’imposizione del nome «Giovanni» al piccolo che è portato alla circoncisione, il vecchio sacerdote conclude la sua lode a Dio dicendo: « …Per cui verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge (Cristo) per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace».

 

Vi ritrovo due motivi importanti su cui dovremmo costantemente ritornare e che possono davvero risultare un augurio di Pasqua non formale. Ogni certezza che nasce da una presunta autosufficienza dell’uomo è falsa ed ingannevole. È vero piuttosto che tutto è dono, e viene dall’alto. Lo è la vita, il sole che ogni mattina sorge sui buoni e sui cattivi, il tempo che ci è concesso di vivere e la nostra madre terra generosa e ricca di doni per uomini ed animali. Dono incommensurabile è soprattutto il Figlio di Dio che si è fatto uomo per venire incontro alle nostre fragilità ed ha accettato la croce per liberare l’uomo dal peccato, da ogni male che esce dal suo cuore e dalla morte che lo inghiotte. Il mistero che celebreremo a giorni è esattamente questo. Il Figlio di Dio si offre e prende su di sé tutto il male ed ogni male per una prospettiva diversa, nuova all’uomo.

 

D’altra parte, ogni dono richiede di essere accolto, fatto proprio, come suggeriva Sant’Agostino: «Quel Dio che ti ha creato senza di te non può salvarti senza di te». L’opera di Dio esige il concorso, la collaborazione da parte dell’uomo, di fronte alla libertà del quale, anche il Creatore si ferma. È impressionante leggere il brano dal Vangelo di Luca nel quale, facendo riferimento al rifiuto opposto dai farisei e dai dottori della legge al Battista si afferma che «hanno reso vano il disegno di Dio su di loro». L’uomo effettivamente ha ed esercita questo potere. Ecco allora l’invito a «dirigere i nostri passi sulla via della pace». La strada è tracciata e Gesù con la sua vita ce ne ha mostrato chiaramente il percorso ma ci chiede di seguire le sue orme. E l’uomo è ancora lì ad imparare la lezione dalla sua storia, dai suoi fallimenti che non si stanca di replicare.

 

Quale pace è ipotizzabile quando nell’ultimo decennio le spese militari sono aumentate del 9,3% fagocitando immense risorse sottratte ad altri ben più importanti capitoli di spesa. La spesa complessiva della NATO per gli armamenti ha raggiunto 1103 miliardi di dollari che rappresentano il 56% della spesa militare globale. Quello che siamo costretti con orrore a vedere in questi giorni è uno dei frutti di questa impressionante escalation e rappresenta uno dei fallimenti della politica che non riesce a trovare soluzioni negoziate alle tensioni esistenti.

 

Credo che augurio più prezioso non possa esserci: apriamo la mente alla contemplazione della via che Dio e non un uomo ci indica; sentiamoci anche noi chiamati a prendere la nostra piccola parte di responsabilità per dire basta a queste logiche, non a guerra iniziata, ma nei processi che le preparano. Di croci ce ne sono molte. Tante ne inventa l’uomo. Facciamoci illuminare dal Signore risorto per trovare la risposta giusta alle obiezioni che ci si pongono: saprà l’uomo, prima di un’altra catastrofe come quelle sperimentate nel secolo precedente, imboccare decisamente una strada diversa? È possibile! È ragionevole! Guardando le immagini che ogni giorno ci vengono offerte non esprimiamo soltanto la nostra decisa contrarietà, ma prendiamo la ferma decisione di fare tutto quello che è in nostro potere per opporci alle prossime tragedie che ci aspettano continuando di questo passo. Il Risorto saprà accompagnarci con la sua forza e la sua luce. Un sincero augurio.

+Giovanni Nerbini

Vescovo di Prato