Vita Chiesa

Il pianto e la gioia della Maddalena

«Disse Gesù (a Maria di Magdala): “Donna, perché piangi? Chi cerchi?”. Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: “Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo”» (Gv 20,15).

Ha ben ragione di piangere Maria di Magdala mentre il suo corpo non riesce a staccarsi dal sepolcro, gli occhi e la mente ancora fissi al patibolo tremendo della croce sulla quale il dolcissimo Maestro, Colui che ha dato senso alla sua vita, è stato appeso, consegnato alla morte più infamante e dolorosa. Non può trattenere le lacrime, colei che ha sperimentato la misericordia, nel tempo in cui il cuore non cessa di cercare, aggrappato alla speranza propria degli affetti più cari, speranza tanto viva da fendere il muro della morte, e colmarne il vuoto con il grato ricordo.

Gli occhi offuscati dal pianto e l’incontenibile dolore impediscono alla donna di riconoscere i segni già scritti negli eventi: non la scoperta di Pietro e Giovanni che, turbati davanti alle bende sciolte e al lenzuolo sgonfio, si sono allontanati (cfr Gv 20,3-10), né la visione degli angeli che con la loro presenza già annunciano l’irruzione del Divino nella vicenda umana (cfr Gv 20,12) possono distoglierla dall’immagine impressa nel profondo, sì che non intende.

Piange Maria davanti al sepolcro vuoto, vivida icona dell’inesauribile ricerca del cuore umano, e in lei piange la Chiesa chiamata ad essere segno certo di speranza in un mondo attraversato da sconvolgimenti. Piange l’umanità sotto il peso di prove che oltrepassano i confini di ogni previsione e talora eccedono perfino l’ampiezza dell’immaginazione. La creazione stessa, partecipe del travaglio della storia, ancor più: talora ferita dalle sperimentazioni di una certa tecnologia aggressiva, non può non gemere e soffrire nell’attesa della nuova creazione (cfr Rm 8,19-22).

«Gesù le disse: “Maria!”. Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: “Rabbunì!”, che significa: Maestro!» (Gv 20,16).

Solo la presenza misteriosa del Risorto trasforma le ombre della paura e della morte nella solarità del giorno senza fine. Sobbalza allora il cuore della Maddalena, mentre radioso sgorga dal profondo il grido dell’esultanza: Maestro! L’anima canta: Signore, tu sei qui, ormai restituito a i tuoi, non potrai più andare via.

Pasqua di risurrezione! Toccati dalla grazia, scorre nelle vene di noi tutte creature assetate d’infinito, la linfa della vita nuova: il cuore irrorato dall’Amore, quindi aperto alle nuove relazioni della fraternità e della comunione (cfr Gv 20,17-18). Allo sguardo trasformato dalla luce della Gloria la natura stessa riacquista la bellezza del giardino originario: canta la creazione la lode del Signore, mentre ben si accorda il risveglio primaverile alle movenze delle tonalità interiori. Cristo è risorto! È questo l’evento benedetto per ogni uomo che si lascia interpellare e, fiducioso nell’annuncio pasquale, lo accoglie irrevocabilmente nella vita e nel cuore.a cura delle Clarisse di San Casciano Val di Pesa