Vita Chiesa

Il popolo della vita abbraccia Francesco

Grande festa a Roma, a piazza San Pietro, domenica 16 giugno, per il popolo della vita, proveniente da tutto il mondo. La piazza è stata gremita di fedeli per la messa celebrata da Papa Francesco, in occasione della Giornata dell’Evangelium Vitae. La giornata è iniziata subito con un fuori programma. Una piazza colorata da tanti ombrellini, per difendersi dal sole cocente, da cappellini (persino alcune suore sul velo sfoggiavano delle pagliette) e palloncini ha accolto con gioia, mentre stava recitando il rosario, il Pontefice sorridente, che, prima della messa, a bordo della jeep scoperta ha percorso anche via della Conciliazione, per salutare i fedeli, compresi le centinaia di “bikers” del raduno delle Harley-Davidson. Il Santo Padre è poi entrato in piazza San Pietro, facendo il giro dei vari settori dove erano radunati anche tanti anziani, malati e disabili, in pellegrinaggio alla tomba di Pietro dei malati, dei disabili e degli operatori sanitari. Acclamato dalla folla, il Papa si è fermato di tanto in tanto per baciare e accarezzare i bambini.

La messa della vita. Nella messa concelebrata da moltissimi vescovi e sacerdoti, Francesco, all’omelia, subito ha sottolineato: “Questa celebrazione ha un nome molto bello: ‘Evangelium Vitae’, il Vangelo della Vita. Con questa Eucaristia, nell’Anno della fede, vogliamo ringraziare il Signore per il dono della vita, in tutte le sue manifestazioni; e nello stesso tempo vogliamo annunciare il Vangelo della Vita”. Non sono solo parole: il Papa ci sta mostrando con i gesti il suo amore per la vita, tutta la vita, soprattutto quella più fragile. I baci e le carezze ai bambini, come agli anziani e ai disabili, sono il modo concreto con cui il Pontefice ci indica chi ha un posto speciale nel cuore di Dio e, quindi, dovrebbe averlo anche nel nostro.

Il Vangelo della Misericordia. Il Santo Padre non ha rinunciato poi a presentare ancora una volta il Vangelo della misericordia di Dio, come sta facendo dalla sua prima messa celebrata nella parrocchia vaticana di Sant’Anna, dopo l’elezione a Pontefice. E, così, durante l’omelia, come un buon parroco, ha voluto coinvolgere i fedeli in un dialogo tra padre e figli. “Dio, il Vivente, è misericordioso – ha detto a braccio -. Siete d’accordo? Diciamolo insieme: Dio, il Vivente, è misericordioso. Tutti: Dio, il Vivente è misericordioso. Un’altra volta: Dio, il Vivente, è misericordioso”. E i fedeli, accogliendo subito e con entusiasmo il suo invito, hanno risposto in coro, ripetendo con lui più volte: “Dio, il Vivente, è misericordioso”. Su questo tema Francesco sta insistendo moltissimo, incoraggiando ciascuno di noi a tornare a questo Padre misericordioso, che “sempre ci perdona e sempre ci ama”. Il Papa ci ha messo anche in guardia, in perfetta sintonia con il suo predecessore Benedetto XVI, dal sostituire “Dio, il Vivente”, con “idoli umani e passeggeri, che offrono l’ebbrezza di un momento di libertà, ma che alla fine sono portatori di nuove schiavitù e di morte”.

Buona domenica. Dopo l’Angelus, il Pontefice non ha rinunciato ad augurare una “buona domenica” e un “buon pranzo”. Poi un lungo corteo di persone, prima i laici e famiglie e poi vescovi, sono andati a salutarlo. Subito dopo, il Papa è andato a salutare i sacerdoti concelebranti per scambiare due parole. Come è già successo, è stato donato uno zucchetto bianco a Francesco che ha offerto in cambio il suo. Infine, di nuovo il giro in jeep. Vedendo degli ammalati, tra cui un allettato, ha fatto fermare l’auto ed è sceso. Per ogni persona il Papa ha avuto una carezza, una benedizione, una parola, anche chinandosi su ciascuno come il buon samaritano. Eppure, sappiamo, che questo gesto è doloroso per la sua schiena. Tra gli altri, resta negli occhi e soprattutto nel cuore un abbraccio lunghissimo di un ammalato in carrozzella che non voleva lasciare il Pontefice. Il Papa della tenerezza che ci mostra, così, ancora una volta, il cuore di Dio che ama tutti, senza fare differenza. Perché ogni vita vale, sempre.