Vita Chiesa

Immigrazione, monsignor Galantino: «no condizionato» a riapertura Cie

«Sì a sbloccare una legge ferma che allarga la cittadinanza ai minori che hanno concluso il primo ciclo scolastico, così da allargare la partecipazione, cuore della democrazia, e favorire processi d’inclusione e integrazione». «Sì», pure, «a sbloccare e approvare una legge ferma che tutela i minori non accompagnati, non destinandoli a nuovi orfanatrofi, ma a case famiglia, a famiglie affidatarie, accompagnate da una formazione attenta a minori preadolescenti e adolescenti». E’ l’appello che ha rivolto il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, presentando oggi a Roma la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, che quest’anno Papa Francesco ha voluto dedicare ai «migranti minorenni, vulnerabili e senza voce» (testo messaggio del Papa).

No a superficialità e arroganza. «Quando ci sono di mezzo situazioni, persone, storie e volti concreti – ha ricordato Galantino – la semplificazione non serve a nessuno». Ecco, dunque, la necessità di pronunciare dei «sì» e «no» – ha aggiunto il segretario generale della Cei – che siano «responsabili», «senza la facile saccenteria, che talvolta rasenta l’arroganza dei primi della classe; senza la superficialità gridata da chi parla tanto di migranti ma forse non ha mai parlato con i migranti e senza il cinismo di chi forse non ha mai incrociato lo sguardo smarrito e implorante di una famiglia migrante fatta di uomini, donne e bambini». «Le oltre 500 storie di accoglienza familiare nate nelle nostre parrocchie – col progetto ‘Una famiglia per una famiglia’, ‘Rifugiato a casa mia’, o il ‘Rifugio diffuso’ che coinvolge un centinaio di famiglie in città come Torino, Parma, Milano – ci dicono come questa strada non solo sia percorribile per gli adulti ma anche per i minori, favorendo una individuale storia educativa e sociale», ha rimarcato Galantino.

Accoglienza in tutti Comuni. Il Segretario della Cei ha poi chiesto «un’accoglienza diffusa, in tutti i comuni italiani, dei migranti forzati, in fuga da situazioni drammatiche». «Si tratta – ha precisato – di creare un servizio nuovo nelle nostre comunità per accogliere alcune persone e famiglie in fuga, due su tre delle quali potrebbero fermarsi solo per alcune settimane o mesi – come è avvenuto in questi tre anni – in collaborazione con le realtà associative, della cooperazione sociale ed ecclesiali presenti sul territorio». Galantino ha chiesto di non «demonizzare con lo stigma della delinquenza e del puro interesse tutte le realtà impegnate nel campo dell’accoglienza», ma piuttosto «scrivere una nuova pagina del nostro welfare sociale guardando anche a tuto quello che di positivo si sta facendo». Dal segretario della Cei un «sì» pure «all’identificazione dei migranti che arrivano tra noi, anzitutto per un’accoglienza attenta alla diversità delle persone e delle storie, pronta a mettere in campo forme e strumenti rinnovati di tutela e di accompagnamento che risultano una sicurezza per le persone migranti e per la comunità che accoglie».

No condizionato ai Cie. Mons. Galantino ha poi espresso un «no condizionato» rispetto alla riapertura dei Cie (Centri di identificazione ed espulsione). No «se questi dovessero continuare a essere di fatto luoghi di trattenimento e di reclusione che, anche se con pochi numeri di persone, senza tutele fondamentali, rischiano di alimentare fenomeni di radicalizzazione, e dove finiscono oggi, nella maggior parte dei casi, irregolari dopo retate, come le donne prostituite, i migranti più indifesi e meno tutelati». In questo caso, ha precisato, «non possiamo non condividere il ‘no’ affermato dalle realtà del mondo ecclesiale (Migrantes, Caritas, Centro Astalli…) e della solidarietà sociale (Cnca), oltre che da giuristi (Asgi) impegnati da anni nella tutela e la promozione dei migranti». Mons. Galantino lascia però uno spiraglio per «l’assicurazione successiva del presidente del Consiglio e del ministro dell’Interno sulla diversa natura, anche se non ancora precisata, dei Cie, l’articolata posizione espressa dai sindaci italiani, la decisa richiesta del capo della Polizia», pur dubitando «che tali Centri risultino necessari realisticamente nel caso di chi irregolare ha commesso un reato, per il quale dal carcere stesso o attraverso misure cautelari, seppur eccezionali, previste dalla legge, potrebbe venire poi direttamente espulso».

Corridoio umanitario con l’Etiopia. «No a investire più nella vendita delle armi che in cooperazione allo sviluppo, in accordi internazionali per percorsi di rientro, in corridoi umanitari: è un’ipocrisia di cui dobbiamo liberarci», ha detto ancora mons.  Nunzio Galantino, annunciando che il 12 gennaio verrà firmato «un protocollo di intesa con il Ministero degli Esteri per aprire un ‘corridoio umanitario’ con l’Etiopia per i profughi provenienti da Eritrea e Somalia, utilizzando anche per questo fondi provenienti dall’8×1000». Il segretario generale della Cei ha respinto quelle «forme di chiusura di ogni via legale di ingresso nel nostro Paese», che generano «un popolo di irregolari, che alimenta lo sfruttamento, il lavoro nero, la violenza», dicendosi favorevole «a un titolo di soggiorno come protezione umanitaria o come protezione sociale a giovani uomini e donne che da oltre un anno sono nei Cas e nei centri di prima accoglienza e hanno iniziato un percorso di scolarizzazione o si sono resi disponibili a lavori socialmente utili o addirittura già hanno un contratto di lavoro; a coloro che hanno potuto, speriamo presto, fare un’esperienza di servizio civile, ma anche a chi ha una disabilità o un trauma grave, è in fuga da un disastro ambientale o dal terrorismo». «Ripartire dalla legalità – ha precisato – è un atto d’intelligenza politica, che non va confuso – anche qui semplificando artatamente? – con la proposta di allargare l’irregolarità e creare insicurezza per i migranti e per il territorio».

Sì all’accoglienza. «Quando un migrante bussa alla porta – ha poi ripetuto il Segretario della Cei – il primo compito è accoglierlo e rendergli meno pesante l’approdo». Galantino ha ricordato che «anche i migranti economici e ambientali sono persone, costrette a emigrare a causa del nostro egoismo», specificando che «i migranti economici vengono da posti in cui noi occidentali siamo andati a prendere tutto quello che avevano». Il segretario generale della Cei ha messo in guardia gli operatori della comunicazione dalla «deleteria semplificazione» di fronte alle tematiche migratorie, come pure «i temi e i problemi legati alle migrazioni non possono essere personalizzati», perché questo «allontana la soluzione» mentre si offre «l’alibi a chi deve intervenire di girare la testa dall’altra parte».