Vita Chiesa

Incontro abusi in Vaticano: card. Cupich, caso McCarrick «momento molto triste e vergognoso»

Una possibile deriva da evitare, ha aggiunto il prefetto riferendo del dibattito emerso finora nel corso della «tre giorni», «i processi mediatici, dove rischia di sparire la presunzione di innocenza». Interpellato dai giornalisti sulla diversità delle posizioni in merito all’obbligo di denuncia, nelle varie Conferenze episcopali, e sulla possibilità che tale atteggiamento venga considerato un’omissione, mons. Charles Scicluna, arcivescovo di Malta e segretario aggiunto della Congregazione per la dottrina della fede, ha risposto: «Dipende dalle leggi civili dei rispettivi Paesi. Se l’abuso nasce nel contesto della Chiesa, ho il dovere di denunciare, e così facciamo nella nostra Conferenza episcopale. La questione della denuncia alle autorità civili è prioritaria: c’è un’obbligatorietà in base al quale, se non lo faccio, compio un delitto civile».

La Congregazione per la dottrina della fede, già nel 2011, ha ricordato il segretario aggiunto, esortava a «rispettare la legge dello Stato per quanto riguarda questo obbligo: un’indicazione che bisogna seguire sempre». Anche negli Usa, ha detto il card. Patrick O’Malley, arcivescovo di Boston, presidente del Commissione per la tutela dei minori e membro del Consiglio dei cardinali, «siamo impegnati a denunciare sempre: c’è un obbligo morale a condividere con le autorità civili il nostro impegno per la tutela della sicurezza dei bambini. La crisi terribile degli abusi è nata proprio perché per tanto tempo i casi non venivano denunciati. Per me la denuncia è molto importante per le Conferenze episcopali.

Sull’obbligo di denuncia, a margine dei lavori, si è pronunciato anche mons. Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo e presidente della Comece: «Si può arrivare alla decisione che anche i vescovi vengano spretati se colpevoli. Bisogna farlo. E si arriverà anche all’obbligo di denuncia. Noi vogliamo la Chiesa come Gesù la vuole, se c’è del male nella Chiesa, la gente ha l’obbligo di informare l’autorità competente, vogliamo finirla col nascondere le cose. Servirà una legge».

Il caso McCarrick è «un momento molto triste e vergognoso nella nostra storia», ha detto il card. Blase Cupich, rispondendo alle domande dei giornalisti sulla recente riduzione allo stato laicale dell’ex arcivescovo di Washington, al quale era già stata tolta la porpora cardinalizia per volere del Papa. «È stato un momento molto triste per tutti noi», ha aggiunto il card. Patrick O’Malley, arcivescovo di Boston, presidente della Commissione per la tutela dei minori e membro del Consiglio dei cardinali. «Abbiamo degli obblighi reciproci tra di noi, spero che chiunque venga a conoscenza di questo tipo di comportamenti informi la Santa Sede», ha proseguito O’Malley: «Nessuno deve far finta di non vedere o insabbiare», il monito: «Dobbiamo essere in grado di affrontare i nostri peccati, e non farli scomparire». In positivo, ha commentato Cupich, il caso McCarrick «fa sì che ognuno viva in maniera autentica la sua vita di fronte a sé e al suo popolo». Un processo, questo, che per il cardinale «ha a che fare con l’accontability», tema al centro di questa seconda giornata dei lavori.