Vita Chiesa

Irc, mons. Galantino: ha «motivazione solida». Mira a formazione umana

Galantino ha ricordato che con l’accordo firmato nel 1984 «cambiava l’identità dell’insegnamento, che andava a collocarsi ‘nel quadro delle finalità della scuola’, mettendosi cioè al servizio di tutta la scuola e dei suoi alunni». «Il Concordato del 1984 – ha precisato – dice espressamente che la cultura religiosa è un ‘valore’ e dunque non può essere trascurata dalla scuola, che ha il fine precipuo di trasmettere e alimentare la cultura in tutte le sue dimensioni». D’altra parte, in quell’accordo «venne trovata una motivazione solida per attribuire alla religione cattolica il compito di rappresentare la cultura religiosa nella scuola. Solida perché affidata all’oggettività della storia e della cultura italiane», ribadendo che «i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano», ovvero «non è possibile comprendere la cultura e la società italiane senza riconoscere nella Chiesa un soggetto che ha segnato in maniera decisiva l’identità collettiva dell’intero Paese». Una motivazione, ha rimarcato Galantino, che non può «essere messa da parte con superficialità e sotto i colpi di un ideologismo tanto cieco quanto arrogante».

L’Insegnamento della religione cattolica (Irc), in questi ultimi trent’anni, «ha retto bene alla prova della facoltatività», ha riconosciuto il segretario generale della Cei. Il vescovo ha sottolineato il dato sulla «soddisfazione che, al di qua e al di là della cattedra, si registra a proposito dell’Irc». «In un contesto come quello italiano, in cui si raccolgono gravi segnali di malessere, di disagio e di demotivazione tra insegnanti e studenti, questi dati sono sicuramente consolanti e non possono essere taciuti», ha aggiunto Galantino, dandone il merito in buona parte «agli insegnanti di religione, che in questi trent’anni si sono formati seriamente nelle Facoltà teologiche e negli Istituti superiori di scienze religiose». «Si tratta di percorsi di studio che hanno rinnovato il loro ordinamento richiedendo anche una specifica revisione dell’Intesa nel 2012 e le cui disposizioni andranno a regime proprio fra qualche mese, il 1° settembre 2017», ha precisato, aggiungendo come a volte sia il caso che gli insegnanti di religione ricordino ai colleghi che «abbiamo tutti, come minimo, la stessa laurea». Inoltre, «gli insegnanti sono ormai quasi tutti laici», «persone impegnate a tempo pieno nella scuola», «docenti sulla cui competente collaborazione sempre di più la scuola italiana si è appoggiata e che le recenti disposizioni sulla scuola hanno ‘dimenticato’», ha chiosato il segretario generale della Cei, confidando «in opportuni rimedi».

Non è una concessione. Mons. Galantino ha poi chiesto di «tenere fede al dettato concordatario e all’esigenza di rispettare le finalità proprie della scuola» riscattando l’Insegnamento della religione cattolica (Irc) «dall’accusa ideologica di essere una specie di concessione, non si sa da chi e per chi». Riprendo quanto già detto in passato alla presentazione del «Rapporto sull’analfabetismo religioso», Galantino ha definito «sterile l’atteggiamento di chi si ferma ai numeri e alle analisi», senza «andare un poco più in là», affacciandosi «sul piano degli impegni richiesti per avviare risposte credibili agli interrogativi legittimi provocati da quei numeri e da quelle percentuali». «Una risposta credibile – ha aggiunto – passa certamente attraverso una più chiara assunzione di responsabilità sia da parte di chi ha responsabilità di governo sia da parte di, a diversi livelli, ha la responsabilità della formazione degli Idr». Ma «sterile, anzi oltremodo dannoso», è pure l’atteggiamento di chi si arrocca «su posizioni tipiche di chi è sopraffatto dalla ‘sindrome da accerchiamento’; una sindrome che porta ad attivare soltanto difese a oltranza e diversivi di ogni genere».